Abbiamo già avuto occasione di dirlo commentando la approvazione popolare del quartiere dedicato allo sport ed agli eventi del Comune di Lugano, il PSE, ed ora confermiamo la nostra impressione dopo avere assistito a Bellinzona alla recente inaugurazione della nuovissima sede che ospita sotto uno stesso tetto l’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB, https://www.irb.usi.ch/), l’Istituto oncologico di ricerca (IOR, https://www.ior.usi.ch/) ed i laboratori di ricerca traslazionale dell’Ente ospedaliero cantonale (https://www.eoc.ch) : insieme alla città del Ceresio anche il Ticino è ormai pronto ad essere protagonista del suo futuro.
E’ un cambio di prospettiva, quella della cultura medica svizzero-italiana, sviluppatasi con il decorso a lenta dissoluzione della monocultura economica collegata alle banche, e recentemente progredita con la revisione dei modelli di sviluppo imposti dalla crisi sanitaria, terminata nelle aspettative ma non ancora nei fatti.
L’importanza della inaugurazione bellinzonese é stata ricordata dai rappresentanti, nell’ordine, del Politecnico Federale di Zurigo, del Dipartimento Federale della economia formazione e ricerca, del Consiglio di Stato Grigionese e dai tanti, molti, e probabilmente non ancora tutti coloro che a livello cantonale ticinese si sono attivati per la realizzazione del progetto, ma che hanno comunque animato una cerimonia protrattasi per oltre due ore e mezza.
I gruppi di ricerca, oggi sono ventuno ma presto trenta, ed oltre duecentocinquanta gli studiosi impegnati nella ricerca scientifica e soprattutto epidemiologica, tema quest’ultimo che a partire da quest’anno ha iniziato a confermare la sua attualità anche per i tempi a venire.
Dopo circa un ventennio dai pionieristici esordi, il polo di ricerca bellinzonese ora è pronto a decollare in una duplice veste.
Accademica, insieme alla Università della svizzera Italiana, come controparte ticinese alle eccellenze mediche d’oltre Gottardo ed internazionali.
Al medesimo tempo anche anche funzionale, proponendosi come hub di eccellenza per l’interscambio di attività scientifica con le strutture presenti nel dinamico mercato italiano.
Ovvero: con le necessità sanitarie della vastissima macro-regione mediterranea della Unione Europea.
di Andreas Grandi