Prima in Puglia per un’esercitazione, poi all’Aquila per l’inaugurazione del primo edificio pubblico realizzato dopo il terremoto ed ancora a Napoli dove ha ricevuto un premio per la sicurezza ambientale; poi a Lucca, per la celebrazione del decennale dell’Associazione volontari Protezione civile.
Sono giorni segnati del consueto iperattivismo per Guido Bertolaso, ma il momento dell’addio al Dipartimento si avvicina. “Bisogna prendere atto – spiega – che sono nove anni che faccio questo mestiere. Mi pare che abbiamo lavorato parecchio, tutto sommato bene, ma a un certo punto credo che sia naturale passare il testimone, è assolutamente fisiologico. Non si può rimanere ad oltranza in un posto”.
Lui aveva già deciso di lasciare alla fine del 2008, di approfittare di una norma che gli avrebbe consentito di andare in pensione anticipata avendo lavorato per oltre 35 anni. Ma gli è stato chiesto di restare, poi c’è stato il sisma in Abruzzo ed i sogni di pensione sono rimasti nel cassetto.
Nel frattempo Bertolaso è finito nel tritacarne dell’inchiesta sui grandi eventi e dall’opposizione sono arrivate richieste di dimissioni.
Il capo del Dipartimento ha ricordato nei giorni scorsi che la lettera di dimissioni è dal 10 febbraio scorso sul tavolo del presidente del Consiglio e “non le ho ritirate. Se il premier ritiene di doverle accettare, lo può sempre fare”.
Naturalmente, lui non vuole lasciare l’incarico sull’onda del polverone giudiziario: il passaggio di consegne deve essere “fisiologico”, perché sono passati nove anni e perché nessuna carica dello Stato, neanche il presidente della Repubblica, può durare così a lungo. È stata così predisposta una ‘road map’ che prevede una sorta di ‘lungo addio’ dal Dipartimento.
Il 15 maggio si è insediato il suo nuovo vice, l’ex prefetto dell’Aquila e direttore del Sisde, Franco Gabrielli. Che lo sta affiancando, ‘imparando il mestiere’. Poi, probabilmente dopo l’estate – e comunque entro la fine dell’anno – ci sarà l’avvicendamento. “È giusto – riconosce – che le giovani leve, le nuove generazioni, piano piano, prendano loro la responsabilità di gestire un settore così complicato ma anche così affascinante”.
E la Protezione civile che Bertolaso lascerà a Gabrielli, non sarà la stessa che lui ha plasmato nel tempo e fatto diventare grande, forse ingombrante.
Dopo il gigantismo degli ultimi anni, il protagonismo in tutti i grandi eventi, le polemiche sugli appalti e la ‘cricca’, ci sarà un ridimensionamento.
Il Dipartimento post-Bertolaso, anticipa, “lo vedo con un ruolo sempre più attivo e protagonista da parte delle realtà territoriali che noi abbiamo cercato in questi anni di far crescere”. Deve essere, sottolinea, “meno presente lo Stato centrale, perché la Protezione civile è il territorio, sono i cittadini, sono le organizzazioni che sono vicine ai cittadini. A livello centrale ci deve essere solo una cabina di regia che si deve occupare delle situazioni più critiche, più complesse che riguardano davvero la nazione intera e non solo alcune comunità”.
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