Per entrare nello spirito delle imminenti celebrazioni per i settantacinque anni di Regno di Elisabetta d’Inghilterra non c’è miglior modo che immergersi nelle atmosfere letterarie di una dinastia neo-vittoriana, in questo caso attualizzate dalla ironia misurata ma pungente di una scrittrice, americana per origine ma britannica per adozione. È questo il caso di Beth Cowan-Erskine, entrata per matrimonio in una casata scozzese dai nobilissimi ascendenti. Prendendo a riferimento le manie ed i capricci della famiglia del consorte, la Cowan-Erskine, con sottile humor, avverte i lettori confessando di avere ha scritto il suo “Loch Down Abbey”, pubblicato da Mondadori ed ora nelle librerie, per tenersi occupata durante gli interminabili periodi di confinamento causati dalla recente pandemia e sperando che la sua impresa letteraria le risparmiasse di partecipare all’annuale vacanza con i bizzarri parenti acquisiti. Invece, purtroppo per l’autrice, il libro non solo si è rivelato un successo editoriale ma ha avviato interminabili, quanto oziose, discussioni tra i suoi familiari per decidere chi saranno i protagonisti del film ispirato dalla pubblicazione. I diritti cinematografici del romanzo sono infatti stati acquisiti da una major americana ed è in lavorazione una omonima serie tv. Di quest’ultima, già il titolo si distingue per la paradossale combinazione di Loch, che in dialetto scozzese significa lago di cui il più famoso è il Loch Ness, dimora di un mostro acquatico probabile frutto di fantasia, e Downtown Abbey, titolo di una pluripremiata produzione cine-televisiva britannica basata sulle vicende di una eccentrica dinastia inglese, altrettanto immaginaria, ma che per inspiegabili motivi hanno invece fatto guadagnare al suo autore un titolo nobiliare conferitogli nientemeno che dalla Regina Elisabetta in persona. La trama di “Loch Down Abbey” è presto riassunta. Anni Trenta. Durante una pandemia, il patriarca del nobile casato degli Inverkillen viene trovato morto. Iniziano le indagini e gli illustri residenti si trovano confinati nel loro castello e privati della indispensabile servitù. Costretti alle mansioni domestiche, gli Inverkillen si mettono alla ricerca del colpevole e divertono il lettore con il loro stile di vita, i cui unici valori sembrano essere matrimoni da pianificare per salvare il casato, pasti elaborati da cucinare, titoli nobiliari per cui litigare, relazioni illegittime, e molti altri salottieri enigmi. A riassumere la atmosfera di Lock Down Abbey, riportiamo le note con cui l’autrice ringrazia i lettori al termine della sua narrazione: “Questo è l’equivalente letterario del discorso degli Oscar, che pronunci tra te e te mentre ti lavi i denti. Chi ringrazi? E se dimentichi qualcuno? Potrà essere usato contro di te in tribunale? Permettetemi di dire”, osserva l’autrice, che niente di quanto è stato scritto “è colpa mia”. Anzi, aggiunge, piuttosto “la colpa è tutta vostra”, conclude la Cowan-Erskine riferendosi ai suoi parenti tanto nobili quanto eccentrici, e dunque amatissimi.
di Nicoletta Tomei
Immagine: Mondadori Media
È possibile ordinare “Loch Down Abbey” presso la Libreria La Pagina