Da diverse settimane una sconosciuta forma di epatite colpisce i più piccoli. Alcuni sono stati sottoposti a trapianto di fegato e si conta almeno un decesso
I sintomi includono dolore addominale, diarrea, vomito, ittero, epatite acuta grave e aumento dei livelli degli enzimi epatici, ma nessuna febbre alta: questi sono i sintomi verificati nei 169 casi riconosciuti in 12 Paesi del mondo di una strana forma di epatite ad oggi ancora di origine sconosciuta. I virus che comunemente causano l’epatite virale acuta, infatti, non sono stati rilevati in nessuno di questi casi. I colpiti sono tutti bambini di età compresa tra 1 mese e 16 anni tra i quali in diciassette (circa il 10% dei casi totali) sono stati sottoposti a trapianto di fegato, mentre purtroppo è stato segnalato un decesso. Questo sarebbe il primo bilancio risalente al 21 aprile emanato dall’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità, in continuo aggiornamento. Fino adesso i casi sono stati riscontrati in diversi Paesi dell’Europa e negli Stati Uniti, mentre pare che in Svizzera nessun caso sia rapportabile a questa sconosciuta forma di epatite la cui origine comunque pare essere virale.
Nel comunicato emanato dall’OMS si legge che in 74 casi è stato rivelato l’adenovirus sul quale si sono concentrati gli studi. Interrogato da RSI, anche per il direttore dell’epatocentro del Ticino, Andreas Cerny, si ipotizza che la malattia possa essere associata a un’infezione provocata da un adenovirus, il 41 responsabile di sindromi gastrointestinali. Ha confermato altresì che in Svizzera fino adesso non sono stati trovati casi gravissimi, “non ho sentito di casi che hanno portato a trapianti. Questi vengono effettuati a Ginevra e in caso di novità saremmo informati dai nostri colleghi”, anche se secondo Cerny è altamente probabile che anche in Svizzera vi siano dei bambini che presentano valori elevati.
L’adenovirus sarebbe anche l’agente patogeno più comune nel 75% dei casi confermati di epatiti acute dei bambini in Gran Bretagna, come si legge nel report dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA). In modo particolare si fa riferimento al ceppo di adenovirus chiamato F41 che “sembra la causa più probabile”. Meera Chand, direttrice delle infezioni cliniche ed emergenti presso l’Ukhsa, ha infatti specificato che “le informazioni raccolte attraverso le nostre indagini suggeriscono sempre più che questo aumento dell’insorgenza improvvisa dell’epatite nei bambini è legato all’infezione da adenovirus”, ma nello stesso tempo si indaga su altre potenziali cause. Tra queste, le misure di precauzione imposte nella pandemia che potrebbero aver portato i bambini piccoli a essere esposti per la prima volta all’adenovirus in un momento successivo della loro vita rispetto a quando normalmente accade, portando a una risposta immunitaria più vigorosa, in alcuni, nei confronti dell’adenovirus. Altra ipotesi al vaglio degli scienziati è collegata ad una recente infezione da Covid che potrebbe essere un fattore scatenante per i problemi al fegato insieme all’adenovirus.
Ad oggi la sconosciuta infezione acuta al fegato che colpisce i più piccoli sarebbe diffusa in una dozzina di Paesi nel mondo tra Europa e Stati Uniti principalmente nel Regno Unito con 114 casi verificati – seguono Spagna (13), Israele (12), Stati Uniti d’America (9), Danimarca (6), Irlanda (5), Paesi Bassi (4), Italia (4), Norvegia (2), Francia (2), Romania (1) e Belgio (1) – ma lo scorso 21 aprile pare essere stato isolato un caso anche in Asia, in Giappone, che però non è ancora certificato poiché il paziente è risultato negativo al test per adenovirus. Il bilancio rimane in continuo aggiornamento.
Redazione La Pagina