In Svizzera, ad oggi, non si ha una legge che regoli il trust, ma presto ne verrà messa a punto una, con notevoli vantaggi anche per gli italiani. Infatti la Svizzera, non avendo una legge che regoli questo strumento, ha aderito alla convenzione dell’Aia del 1985, mediante la quale i trust di diritto straniero sono riconosciuti e sono regolamentati dalla legge estera prevista dal disponente. Ma vediamo ora cosa è il trust (letteralmente fiducia), trattasi di uno strumento molto antico che permette di trasmettere patrimoni immobiliari e non in tutta riservatezza di generazione in generazione. Oggi, se un cittadino italiano o svizzero volesse utilizzare questo strumento, dovrà scegliere un diritto estero, che ad oggi non sempre è facile ed accessibile.
Con la promulgazione di una legge in merito da parte dello Stato elvetico, si punta a rilanciare lo storico ruolo di questa nazione nella gestione patrimoniale delle grandi ricchezze, che con la caduta del segreto bancario aveva perso di interesse. Il trust è di fatto un contratto in forma scritta in cui il disponente (il settlor) trasferisce sulla base della fiducia, l’intestazione dei beni al disponente (trustee) che non diventa proprietario, ma li amministra nell’interesse dei beneficiari come previsto nel patto costitutivo precedentemente redatto. Nel trust può confluire ogni tipo di bene che abbia un valore, beni mobili, immobili azioni, gioielli, opere d’arte ecc. Può essere istituita anche la funzione di un garante (il guardian) che controlla l’attività del fiduciario (trustee). I principali motivi per cui si utilizza lo strumento del trust, sono la protezione dei beni, al riparo da spiacevoli comportamenti da parte di singole persone come il gioco d’azzardo, l’uso di droghe ecc. Nonché la separazione del patrimonio personale dal patrimonio aziendale. Ma quali sarebbero i vantaggi per i cittadini italiani qualora lo Stato elvetico si adottasse di una legge sul trust? Qualora la Svizzera adottasse l’istituto del trust in sede di diritto civile, si avrebbe a disposizione uno strumento, che pur riallacciandosi alla normativa anglosassone, sarebbe di più facile accesso, in particolare per la lingua, visto che avrà anche una versione in italiano. Questo permetterebbe a private banker e ai family office di avere un approccio più facile con questo strumento, non avendo particolare conoscenza dei principi della common law, oltre ad avere garanzie di trasparenza fiscale e maggiori garanzie in termini di diritti da parte dei vari soggetti. Pur non avendo in Italia normative ad hoc in materia di trust, questo strumento riscuote molta attenzione e partecipazione sopratutto per fini famigliari e anche di lucro. Quindi speriamo presto nel varo di una legge svizzera in materia di trust.
Dr. Paolo Gasparini