Non si è ancora spenta l’eco del Metaforum (https://metaforum.ch/) organizzato nei giorni scorsi al centro culturale LAC di Lugano: anche per questo incontro, il management di FinLantern, la società che ne ha curato la promozione, ha saputo intercettare, riassumere e dare voce ai protagonisti di un mercato ancora in sorprendente espansione, malgrado il temporaneo consolidamento delle quotazioni delle criptovalute, forse il comparto più popolare.
È il caso di ricordarlo, ed in effetti lo hanno testimoniato alcuni fra i maggiori operatori internazionali del variegato universo digitale intervenuti all’evento: il pubblico dei non addetti ai lavori, come chi vi scrive, ha potuto rendersi conto che, piaccia o non piaccia, il biennio pandemico si è trasformato in un incubatore di evoluzioni che giusto poco prima della pandemia sembravano futuribili.
Ora la relazione fra destinatario, proponente ed intermediario della interazione digitale ha invece superato un punto di svolta. Ad esempio, tra user e consumer, ricordano gli esperti, il Non Fungible Token-NFT, si avvia a superare nuove frontiere. Se il web, la rete digitale, era il capolinea di un percorso di oggetti e bisogni provenienti dal mondo analogico, oggi è la capacità dei software di interagire in modo autonomo, cioè il web 3.0, ad essere diventato uno strumento nativo per il concetto di prodotto distribuito.
Semplificando, le attività digitali più che essere un binario da seguire ora sono diventate una realtà parallela da condividere.
Consoliamoci: se questi concetti già risultano difficili da accettare, sono gli stessi esperti ad ammettere che anche per loro è imprevedibile immaginarne l’evoluzione.
Perché all’interno del metaverso, la realtà parallela organizzata dalla intelligenza artificiale, non si è ancora riusciti a replicare la nostra individualità.
E per fortuna, viene da osservare. Il metaverso non si pone problemi valoriali, etici, culturali: funzione e fruizione digitale coincidono, in assenza di retropensieri, in un universo perfetto che ci emula senza replicarci e, pur essendosi fatto spazio nelle nostre vite, dialoga con noi ancora senza averne assunto le attitudini.
Qualche esempio forse aiuta a meglio comprendere la portata di queste innovazioni.
Il NFT che all’inizio della pandemia abbiamo definito come la matrice, il codice identificativo di un prodotto, la sua etichetta digitale, oggi si è evoluto.
Vive di vita propria: riflette, emula e soddisfa in modo continuo i nostri bisogni ed esigenze di proprietà, identificazione, affidabilità.
Insomma, ora il NFT é diventato l’equivalente di quello che in passato era il codice Simple mail transfer protocol-SMTP, il protocollo operativo che agli albori della comunicazione digitale ha consentito ad ogni operatore di posta elettronica di raggiungere quello standard che, in forma accresciuta, ancora oggi consente l’interscambio delle nostre email.
Ecco quindi che il NFT ora diventa lo snodo, il punto di partenza condiviso che permette, motiva, omologa e perfeziona le necessità più disparate, individua le persone che si riconoscono in una medesima comunità e che desiderano accedere ad un mercato od un servizio, che condividono le medesime aspirazioni.
Vi sembra tutto ancora troppo cripto? Ed allora spieghiamoci con qualche esempio concreto.
Gli NFT rimpiazzeranno le cartelle sui cui attacchiamo i bollini dei punti fedeltà.
Oppure sostituiranno le passwords, i codici di accesso che tutti comprendiamo dover essere sicuri ed unici perché permettono di accedere ai nostri documenti o servizi digitali più riservati, come per esempio accade con il banking online.
Si prevede che gli NFT riusciranno a mandare in pensione addirittura le tessere di appartenenza ad un partito politico.
Non è il caso di meravigliarsi.
Sono solo alcuni degli indizi di questo secolo appena iniziato e che silenziosamente già stanno dando forma al nostro futuro.
di Andreas Grandi e Nicoletta Tomei