Con la conferenza tenuta martedì sera, subito dopo il consenso del Senato al sostegno dell’Ucraina, il ministro Luigi Di Maio ha ufficializzato quello che da tempo si sospettava: una spaccatura interna irreparabile del MoVimento politico di cui è stato uno dei maggiori rappresentanti. Di Maio ha parlato di una “scelta sofferta” nata dalla necessità di lasciare il M5s per porre fine alle “ambiguità” che da tempo minavano le fondamenta su cui il movimento di Grillo e Casaleggio era stato creato.
“Quella di oggi è una scelta sofferta che mai avrei immaginavo di dover fare. Oggi io e tanti colleghi lasciamo il M5s. Grazie al M5s per quello che mi ha dato, ma credo anche di avere ricambiato. Da domani non sarà più prima forza in Parlamento”, ha annunciato l’ex capo polito del MoVimento, mentre ha introdotto anche il nuovo percorso che ha deciso di intraprendere con una “forza politica che non sarà personale”, dove “non ci sarà spazio per odio, sovranismi e populismi”, dove non vale più il celebre “uno vale uno” – cavallo di battaglia dei pentastellati – “Da oggi inizia un nuovo percorso e per fare progredire l’Italia da Nord a Sud abbiamo bisogno di aggregare i migliori talenti e le migliori capacità, perché uno non vale l’altro”.
Ha così annunciato una nuova forza politica, dai tratti molto più moderati di quelli che ha sostenuto fino ieri, “Insieme per il futuro”. “Mi sono interrogato a lungo sul percorso che il M5s ha deciso di intraprendere: un percorso di chiusura, che guarda al passato, che ripete gli errori del passato. Non siamo riusciti a cambiare, a invertire quella rotta che avrebbe dovuto consentirci di raggiungere la maturità. Siamo ancorati a vecchi modelli. Era necessario e aprirsi al confronto, ascoltare delle critiche, ma non è stato possibile” ha spiegato Di Maio.
Non c’è ancora un manifesto politico ufficiale, anche il nome “Insieme per il futuro” potrebbe essere “momentaneo”, ma hanno già aderito un folto numero di deputati e senatori, fino adesso rispettivamente 51 e 11, registrando la scissione più corposa della storia del MoVimento. Il tutto arriva e viene annunciato proprio dopo che Draghi ha raggiunto il consenso compatto della sua maggioranza al Senato, con 219 voti, a proseguire nell’azione di sostegno all’Ucraina. “Davanti a questa guerra devastante, l’Europa deve essere più solidale, ce lo ricordava il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, un esempio di grande di correttezza, di senso delle istituzioni e di pacatezza che deve essere da guida per tutti noi” afferma il Ministro degli Esteri che conferma a chiara voce la sua assoluta fedeltà al Presidente del Consiglio: “In un anno e mezzo abbiamo lavorato bene insieme e per questo sono stato definito draghiano. Faccio parte del governo Draghi e credo che la sua azione sia motivo d’orgoglio per l’Italia in tutto il mondo e continueremo a sostenerlo con lealtà, idee e il massimo impegno che possiamo metterci”.
Tra le maggiori critiche al gesto di Di Maio c’è la ovvia deduzione che la decisione arriva proprio nel momento in cui si avvicina la scadenza del secondo mandato, e quindi che il Ministro sia stato spinto più dall’attaccamento alla poltrona che non al Presidente Draghi.
Redazione La Pagina