Un film sulla ricerca di se stesso attraverso la scoperta del prossimo. L’ultimo film del regista di origini ticinesi è atteso nelle sale Svizzere dal 7 luglio
Chi conosce Silvio Soldini sa che è difficile fare un’unica lettura dei suoi film che, aldilà delle trame, si infittiscono di riflessioni profonde, introspezioni personali e di diversi punti di osservazione per scrutare la vita. In questo film, attraverso la vicenda personale della protagonista, Camilla, Soldini ci mostra come la vita di una persona possa cambiare al punto di intraprendere una vera e propria rinascita.
La storia è quella di un’avvocatessa di successo, Camilla, che si occupa di intricate e cavillose questioni legali di alta finanza, di acquisizioni e operazioni societarie di grande responsabilità. Tanto successo lavorativo però non si ritrova nella vita personale con un divorzio alle spalle, un rapporto non amichevole con l’ex marito e conflittuale con la figlia ventenne. Nessuna relazione stabile, solo una lunga storia clandestina con un uomo impegnato e che non ha alcuna intenzione di consolidare. Camilla è algida e lontana da tutti, fredda e quasi inarrivabile, proprio come la Milano d’affari in cui è ambientato il film e dove si muove agilmente la protagonista. Ad un certo punto un incidente causato da lei le stravolgerà la vita. Il ragazzo, senza identità né storia, che muore a causa dell’incidente diventa una sorta di ossessione per Camilla e mentre cerca di scoprire qualcosa di più di lui, riscopre se stessa e tutto quello che mancava nella sua vita attraverso una sorta di rivoluzione personale.
Nei panni di Camilla la bravissima Kasia Smutniak che il regista, Soldini così descrive: “Non è stato semplice capire chi dovesse dar vita a Camilla, ma dal primo provino con Kasia ho sentito che aveva qualcosa di molto credibile e molto vicino a lei. Camilla è decisamente diversa da tutti gli altri personaggi femminili che ho raccontato nel mio cinema. È una donna forte, di grande piglio, abituata a lavorare in un mondo quasi esclusivamente maschile e a lottare; ma in fondo al cuore ha una fragilità, come se fosse troppo sensibile. Con Kasia queste due facce hanno preso vita con grande intensità”. Insieme a Camilla, un altro personaggio di grande interesse è Bruno, il direttore dell’obitorio, che rappresenta tutto ciò che di più lontano c’è dalla realtà di Camilla, ma che è l’unico in grado di capirla e soprattutto accompagnarla in questo suo percorso introspettivo di rinascita. Forse in lui Camilla riesce a vedere una vita fatta di quei momenti di intimità e di lieta quotidianità che spesso aveva osato sbirciare con stupore in una finestra della casa di fronte.
Il film tocca anche la tematica attuale dell’indifferenza verso gli altri, una problematica che affligge i nostri tempi così pieni di drammi personali che si consuma nel più totale disinteresse. Camilla avrebbe potuto non curarsi della morte di uno sconosciuto, immigrato probabilmente irregolare, ma è solo attraverso la cura per il prossimo che si inoltra nel suo viaggio interiore, riaprendo una ferita antica e mai rimarginata che finalmente risolve insieme al suo presente.
“3/19, il giardino del Re” – un titolo enigmatico che si scopre nel corso del film – sarà proiettato a partire dal 7 luglio nei cinema svizzeri.
Redazione La Pagina