La politica italiana inventa un nuovo termine che entrerà presto nel linguaggio quotidiano: “carico residuale”. È stato il neo ministro Piantedosi a rimettere in voga un tormentone tanto caro al suo partito, quello dei porti chiusi. Un concetto che ci riporta subito al ministro Matteo Salvini, che in questo momento sembra riprendere la situazione lasciata in sospeso nel 2018, quando era in guerra aperta con le Ong. Insieme a “carico residuale” c’è anche “sbarco selettivo”, anche questo termine sta facendo chiacchierare molto e fa rabbrividire tanti per il concetto di “selezione” umana che riporta a ben altro.
Andiamo per gradi: il “carico residuale” sarebbero i migranti che in questo momento sostano nel porto di Catania in attesa del permesso, negato, per poter scendere dalla nave Ong che li ha tratti in salvo. Lo “sbarco selettivo”, invece, è quello che è stato permesso ad alcune categorie presenti nella Ong tedesca Humanity1, ovvero donne incinte, bambini e soggetti fragili. Così, con questa rigorosa selezione, dei sopravvissuti che erano a bordo della Ong, ne sono stati fatti scendere 144, mentre ai rimanti 35 è stato negato lo sbarco sulla base del decreto governativo del 4 novembre scorso che ripercorre la cosiddetta politica dei “porti chiusi” di marchio Salviniano, applicata dal primo governo guidato da Giuseppe Conte. Insieme a questa nave, è previsto l’arrivo di almeno altre tre navi Ong con a bordo migranti ai quali si prospetta lo stesso trattamento.
Il tema dell’immigrazione è tornato in auge, secondo una prassi ben collaudata che prevede cicli e ricicli storici e politici. Però, non tutti gli sbarchi suscitano lo stesso interesse. Pensiamo che diversi sbarchi avvengo tutti i giorni nelle coste italiane, ma si tratta di sbarchi non seguiti dalle Ong e quindi privi di interesse per la nostra politica. Pare che sia un messaggio chiaro riferito all’UE che sta lasciando da sola l’Italia di fronte a questo incontrollato flusso migratorio, così i politici del Governo Meloni giustificano questa presa di posizione contro i 35 superstiti rimasti a bordo come un monito per tutte le nazione dell’UE che richiedono il salvataggio, ma non offrono nessun aiuto concreto. Perfino Papa Francesco si è pronunciato in proposito esortando ogni governo dell’Unione europea a “mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere”.
Questo forte interesse al lavoro delle Ong viene però considerato da molti come una arma di distrazione di massa. Mentre si discute grottescamente sul destino di gente disperata lasciata in mare e catalogata come “carico residuale”, ci si dimentica delle vere urgenze del momento: carovita, guerra, disoccupazione e bisogni primari del Paese.
Per concentrarsi sugli sbarchi delle Ong, lo stesso Matteo Salvini, che un tempo avanzava al ritmo di “prima gli italiani”, si sta dimenticando adesso dei veri bisogni primari degli italiani ridotti ormai alla disperazione e che, in questo modo, rischiano anch’essi di diventare dei “carichi residuali” in terra ferma di cui però non se ne cura più nessuno.
Redazione La Pagina