Tutt’altro che scontate, ma soprattutto cariche di significati. Così si potrebbero commentare le nomine del nuovo presidente della Confederazione per il 2023 e la sostituzione dei dimissionari Ueli Maurer e Simonetta Sommaruga.
Ma procediamo con ordine: se la elezione presidenziale di Alain Berset, e di Viola Amherd come sostituta, si è svolta come da previsioni, lo stesso non si può dire per la nomina dei due nuovi ministri.
La investitura del bernese Albert Rösti, si è conclusa come previsto, e l’ex presidente UDC si é imposto sul compagno di partito lo zurighese Hans Ueli Vogt.
Per l’area socialista i candidati invece erano tre: la sessantenne basilese Eva Herzog, accreditata come sicura vincitrice; la sfidante giurassiana Elizabeth Baume-Schneider cui nelle ultime settimane i media avevano già assegnato il ruolo di seconda classificata; per terminare, il fuorilista zurighese Daniel Jositsch.
Nella votazione finale, che permetteva la scelta solo tra le due candidature femminili rimaste, a spuntarla è stata Baume Schneider.
Secondo voci di corridoio raccolte a Palazzo Federale, la giurassiana è sorprendentemente riuscita ad imporsi grazie alle preferenze degli elettori che dissentivano per la esclusione di Jositsch.
In ogni caso, sia per l’area UDC e sia per quella socialista, i non eletti sono tutt’altro che da etichettare come perdenti. Al contrario, hanno manifestato qualità e competenze che li riporteranno presto alla attenzione dei deputati bernesi e dei media nazionali.
Al termine delle votazioni, facile a prevedersi, le cronache di giornata hanno avviato le loro interpretazioni sul voto.
In particolare lamentando la preponderanza di candidati latini e la assenza di rappresentanti dai tradizionali poli economici della Confederazione.
È invece probabile le recenti votazioni parlamentari siano riuscite ad interpretare l’anima dell’elettorato del nostro paese.
A confermarlo, a sole ventiquattr’ore dalle nomine, è stato lo stesso Consiglio Federale che, riunito nella sua nuova composizione, ha immediatamente proceduto a riassegnare ministeri.
Nessuna sorpresa per il ticinese Ignazio Cassis, Guy Parmelin, Viola Amherd, e Alain Berset, rispettivamente confermati agli Esteri, all’Economia, alla Difesa, ed al Ministero degli Interni.
Karin Keller Sutter è passata dalla Giustizia alle Finanze, consegnando la sua carica alla neo-eletta Elizabeth Baume Schneider.
Albert Rösti invece subentra a Simonetta Sommaruga al Dipartimento Ambiente Trasporti Economia e Cultura.
Con questo rimpasto di cariche, l’ultimo possibile prima delle votazioni federali in calendario nel 2023, il nuovo Consiglio Federale ha anche confermato di essere concorde, unito e soprattutto reattivo nell’affrontare le problematiche globali che attendono il nostro paese, e non solo il nostro.
Innanzitutto, la guerra russo-ucraina ed in particolare le conseguenze che si aprono lungo il suo percorso.
A cominciare dalla scarsità di materie prime e fonti di energia, che il conflitto ha prodotto ed ora stanno mettendo sabbia negli ingranaggi di una economia mondiale cui, dopo i due anni di pandemia, si chiede di tornare alla normalità, anche per generare alle amministrazioni governative che hanno sussidiato la lotta alla epidemia globale non solo inflazione, ma sostanza imponibile, ed alle imprese la possibilità di tornare a produrre beni di consumo ed ai consumatori reddito per poterli acquistare.
Il Consiglio Federale è consapevole di queste sfide.
Non resta che attendere i nuovi provvedimenti che verranno annunciati a partire dall’inizio del prossimo anno, ma soprattutto sperare che la fine delle incertezze dovute alla situazione politica mondiale consentano al nostro paese l’avvio di manovre di ripresa economica entro le votazioni federali del 2023.
di Andreas Grandi