Aumenti pesanti su benzina e tariffe dei pedaggi autostradali
Dopo la pausa per le feste il Governo dovrà vedersela con le prime sfide dell’anno e tra queste c’è il problema dei rincari. Una delle voci più persistenti dall’inizio dell’anno è proprio l’aumento che riguarda in modo particolare il rincaro del carburante, ma non solo. Vita dura per gli automobilisti o chi lavora sulle autostrade, perché a pesare sulle tasche degli automobilisti non ci sarà solo il carburante per il quale è scattato l’aumento automatico dei listini, ma anche quello dei pedaggi autostradali.
Per quanto riguarda il carburante, come detto, dal primo gennaio è scattato l’aumento automatico dei listini poiché non si è riuscito a prorogare lo sconto sulle accise in atto da nove mesi, che era stato introdotto lo scorso anno dal governo Draghi e poi confermato dal governo Meloni. Il taglio sulle accise, infatti, era stato applicato per la prima volta lo scorso marzo, attraverso il decreto Ucraina bis e garantiva fino al 30 novembre – poi prorogato fino al 31 dicembre con il dl Aiuti quater – la riduzione per la benzina e per il diesel complessivamente di 30,5 centesimi. La buona notizia è che i prezzi della benzina e del diesel sono scesi rispetto a qualche mese fa grazie al calo delle quotazioni del petrolio sui mercati internazionali. Una tendenza che ha già compensato l’aumento delle accise. Inoltre, la benzina è ai minimi da un anno e mezzo: secondo le rilevazioni settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, tra il 19 e il 25 dicembre il prezzo medio nazionale della verde è sceso a 1,625 euro al litro, valore che non toccava da giugno del 2021. Il diesel è invece arrivato a 1,689 euro, ossia il livello più basso da poco meno di un anno, precisamente dal 31 gennaio 2022.
Oltre alla benzina però gli automobilisti dovranno vedersela anche con i rincari dei pedaggi autostradali che sono scattati allo scattare del nuovo anno e dopo che c’era stato un blocco degli aumenti annuali dei pedaggi dopo crollo del ponte Morandi. Infatti, proprio dal disastro del crollo del ponte a Genova, le tariffe autostradali che annualmente si aggiornano sono rimaste congelate e, come previsto, dal 2023 riprendono ad aumentare costando il 2% in più. Poteva anche andare peggio: in una nota del Mit, il ministro e vicepremier Matteo Salvini ha spiegato che “si rischiava un aumento che sfiorava il 5%, che è stato scongiurato”. Ha inoltre aggiunto che nel nostro Paese gli incrementi sulle tratte interessate “è inferiore all’inflazione”.
“Gli italiani potranno beneficiare di una situazione migliore rispetto ad altri Paesi europei. In Spagna per 11 tratte autostradali è previsto un incremento del 4% (rispetto alla richiesta media di +8,4%); in Francia è prevista una lievitazione media delle tariffe del 4,75% dal primo febbraio 2023, che si aggiunge al +2% del 2022”. Da luglio 2023, però, i pedaggi sulle arterie di competenza di Autostrade per l’Italia aumenteranno di un altro 1,34%.
Non sono esenti dagli aumenti i trasporti pubblici che subiscono gli aumenti di benzina e pedaggi e quindi si trovano costretti ad aumentare a sua volta a ritoccare al rialzo del prezzo dei biglietti.
Redazione La Pagina