Dopo anni che cercavo di lavorare in un’importante società, finalmente venni chiamata, non mi sembrava vero ed accadde proprio quando mi ero appena laureata.
Sin da subito mi avvertirono che avrei lavorato con una signora alquanto problematica e con un brutto carattere, ma ero al mio primo contratto in quella società ed ero soltanto entusiasta di andarci, inoltre avevo appena perso mio padre mi convinsi che lui mi avesse fatto chiamare, un miracolo, così mi parve.
I primi giorni con l’acida signora – che aveva un ruolo di benefattrice, una di quelle persone conosciute come chi fa del bene agli altri – già notai un certo nervosismo fuori luogo. La benefattrice che avrebbe dovuto spiegarmi i miei compiti con calma – dopotutto ho avuto pochi giorni per imparare il lavoro – invece mi faceva sentire inadatta anche a compiti semplici ed era solita ripetermi che la ragazza che mi aveva preceduto era una santa, perfetta e che nessuna mai avrebbe potuto eguagliarla.
Un mio collega di stanza mi avvertì: “Se continui ad assecondare l’acida, finirai come la ragazza che ti ha preceduto che, sì l’assecondava, ma era senza carattere, si umiliava per restare a lavorare con lei, ed ha iniziato a far uso di psicofarmaci”.
Dunque la signora che faceva opere di bene, aveva provocato forti ansie ad una giovanissima ragazza che tanto l’aveva assecondata in tutto pur di essere confermata al lavoro. Ingenuamente pensai di garantire alla strana tipa che avrei imparato in fretta da altri le mie mansioni e che mi sarei prodigata per lei. Evidentemente, però, la mia piena disponibilità fece credere che io fossi disposta a tutto pur di accontentare l’insopportabile signora che arrivò a chiedermi di cercare per lei ospiti e persone importanti per convincerle ad accettare di essere intervistate. In buona sostanza, lavorando in una sede molto lontana da casa, che mi comportava quattro ore di viaggio tra andata e ritorno per recarmi al lavoro, quindi non mi restava altro che rincorrere e convincere con modi affabili i personaggi da intervistare mentre tornavo a casa, la sera sfinita, o magari il solo giorno di riposo, tutto questo con uno stipendio basso.
“Tu sei piacente, hai i modi giusti e gli uomini ti ascoltano, se non ascoltano, saprai farti ascoltare, non sei sciocca, suvvia!”
Non oso immaginare quali metodi compiacenti avrei dovuto adottare nella ricerca di uomini importanti da portare all’acidona per le sue interviste.
Io non ero più la collaboratrice di una redazione al servizio della perfida signora, ma una procacciatrice – ad ogni costo e con qualsiasi mezzo – di uomini importanti.
Mi accorsi che l’ansia, quello stato d’animo che aveva torturato la mia precedente collega, stava prendendo pian piano anche me, che andavo al lavoro passando ogni giorno prima in infermeria con dei forti mal di testa frequenti e inusuali aumenti di pressione mi coglievano sempre sul posto di lavoro.
Mi resi conto che quella dannata donna nelle false vesti di “benefattrice” mi stava stancando fisicamente e moralmente, causandomi una tensione mai provata prima. Decisi un giorno, con le buone, di dire alla tipa che ero lì solo da pochi giorni ed avrei fatto il possibile, ma senza particolare stress perché non avrebbe portato a dei buoni risultati.
In quel momento imparai che il solo cercare di placare una donna ansiosa e cattiva nell’animo non porta a nulla di buono, ricordo ancora le urla e la rabbia con cui mi rispose che io, essendo l’ultima arrivata (in ordine di tempo), non avrei dovuto battere ciglio ma obbedirle senza fiatare (nemmeno mi pagasse lei!).
In una decina di minuti conobbi il vero Mostro e la furia che nascondeva quando invece aveva di fronte a sé i personaggi che più ammirava, quella triste mattina urlò con molto risentimento causato – disse – dal non sentirsi valorizzata come i personaggi noti, lei che era certa di avere un valore che non le riconoscevano i suoi superiori.
A me, invece, è sempre sembrata messa lì tanto perché qualcuno volesse togliersela di torno – visto che poi ne parlavano in pessimo modo – ma evidentemente aveva qualche conoscenza perché davvero era ed è immeritevole.
Le urla pazzesche furono udite dalle stanze accanto e tutti poterono ascoltare la sua sola voce, io la lasciai sbraitare, non ho mai amato fare a gara a chi urla di più, piuttosto ho sempre lasciato urlare da solo chiunque.
Non contenta dello spettacolo indegno messo in piedi senza ragione non certo da me, mi ritrovai convocata dai superiori (che pur furono molto bonari) per chiarimenti, spiegai il temperamento e le strane richieste della signora, tornai a lavorare ma non più per lei che invece avrebbe preferito il mio licenziamento immediato: una che si presenta all’umanità come persona che fa opere di bene, avrebbe voluto farmi buttare fuori dalla società di corsa.
Mantenni il mio contratto, ma ebbe la meglio la finta benefattrice perché di fatto, non facendo più contratti con lei, non ho firmato nessun altro contratto in quella stessa società.
Quando ormai erano trascorsi due anni e io già mi occupavo di altro, incontrai casualmente la perfida tipa vicino la stazione di Roma, che, dopo avermi lanciato uno sguardo carico di odio (era il suo forte!), mi disse, quasi facendomi credere che volesse salutarmi: “Ma tu, ancora campi?”
Ecco un Mostro che conobbi al lavoro. Purtroppo ho avuto la sfortuna di iniziare con una persona veramente brutta sotto ogni punto di vista!
Alessandra Hropich
Alessandra Hropich si laurea in Legge a Roma e inizia la pratica legale presso un importante Studio di Roma. Tra le prime esperienze ha lavorato nell’ambito della comunicazione delle aziende; ha svolto l’attività di Funzionario presso Autorità pubblica; ha lavorato anche nella redazione programmi Tv, oltre alle esperienze televisive più giovanili, in cui ha lavorato in video. Attualmente è redattrice di articoli, realizza interviste per diversi giornali online e scrive per alcuni dipartimenti universitari.
La scrittura ha sempre fatto parte della sua vita e in ambiti diversi, nella sua attività di autrice degli argomenti dei convegni di cui spesso è anche relatrice, nel lavoro di stesura delle proposte di legge per un Istituto Studi legislativi e nelle esperienze di comunicazione politica.
Hropich racconta: “L’amore per la scrittura nasce oltre dieci anni fa, quando l’editorialista Rossana Rossanda mi suggerì di scrivere ogni mattina i pensieri più immediati, i progetti o i desideri per evitare di dimenticare qualcosa nel corso della giornata. Da qui il mio interesse per le storie vere, come quelle dei miei libri e di interesse sociale per quanto riguarda i miei articoli. Scrivere libri o articoli a tema sociale rappresenta per me una liberazione da tutte le brutture e le cose di cui vengo, mio malgrado, a conoscenza”.
Per informazioni sui libri di Alessandra Hropich:
Quando il mostro è il proprio padre!
2 commenti
Gentile Signora Alessandra, ho letto con crescente sgomento la cronaca della sua esperienza.
In questi casi, laddove possibile, meglio lasciare i personaggi sgradevoli al loro destino.
… é molto piu’ istruttivo per noi e loro che a determinarne la educazione ed il valore sociale siano le circostanze della vita.
Mi creda: il destino, non lascia mai nessun conto in sospeso.
E’ solo, sempre, questione di tempo….
Le rinnovo rispettosi saluti
Andreas
Andrea, grazie di cuore