La regista è donna, la protagonista è donna, il personaggio – Barbie, la bambola Mattel – ovviamente pure e il successo è garantito, in questo momento in maniera particolare visto che cavalca l’onda femminista che negli ultimi tempi avanza inarrestabile. Il film sulla bambola perfetta, dall’ineccepibile vita in rosa, che è uscito il 20 luglio, in soli 20 giorni circa dall’uscita ha superato il miliardo di dollari d’incassi in tutto il mondo. Ma non è l’unico record, infatti si tratta della prima volta che si arriva a certi numeri per il film di una regista donna. Nulla di più rappresentativo!
Il film ‘Barbie’, scritto e diretto da Greta Gerwig, viene definito un vero e proprio “manifesto femminista” nel quale la bambolina reagisce sulla sua condizione di donna oggetto che ha un posto assolutamente marginale nel nostro mondo, dove i ruoli di potere sono spesso riservati solo agli uomini, mentre le donne “esistono solo se gli uomini le guardano”. Ma Barbie si ritrova improvvisamente proiettata nel nostro tempo e nella nostra terra tutt’altro che rosa e si scontra con il duro mondo del sessismo di genere. Nel film di Barbie si affronta dunque un tema molto importante e soprattutto di grande attualità, perché la questione della discriminazione di genere comincia ad essere un tema ricorrente grazie a delle studiose e professioniste che un po’ come Barbie si sono trovate di fronte ad un alto muro di sessismo, nel lavoro, in vari settori e nella vita di tutti i giorni.
Un saggio italiano (POCHE di A. Micalizzi) uscito solo un mese prima del film Barbie, infatti, raccoglie tutta una serie di studi e riflessioni intorno al gender gap (divario tra genere femminile e genere maschile) nell’industria culturale, ovvero in quei settori (musicale, cinematografico, televisivo, game, web…) in cui si diffonde cultura e messaggi che possono raggiungere differenti target e un numero davvero ampio di utenti e per questo considerati dei veicoli portentosi. È davvero interessante scoprire delle chicche che possono anche sembrare delle banalità, ma che invece celano delle grandi problematiche di genere, come quando si scopre che le interpreti donne sono principalmente prodotte dagli uomini o che i brani più celebri che parlano dei sentimenti femminili o dell’essere donna sono scritti da uomini.
Anche in questo caso parliamo di una prima volta, fino ad oggi non si era ancora vista una raccolta di studi su questi temi e non sorprende il fatto che la maggior parte di queste analisi e ricerche sia opera di studiose: tante Barbie a cui l’artificioso mondo di plastica non basta più.
A proposito di prima volta per una donna nella storia, proprio adesso l’Italia può annoverare la prima presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, anche se però arriva tardi rispetto ad altri Paesi Europei. La nostra presidente del Consiglio è una donna che riveste un ruolo fino adesso riservato solo a uomini e, all’inizio del suo mandato, ha chiesto di essere definita il “signor presidente del Consiglio”, come a voler rifiutare a priori la possibilità che tale ruolo possa essere rivestito da una donna. Eppure, signora Presidente Meloni, un po’ di rosa non guasterebbe: il mondo di Barbie, tutto perfetto e infiocchettato forse è un po’ troppo, ma la famosa bambola Mattel ci ha insegnato che il rosa può essere vincente.
Redazione La Pagina