A che punto siamo nella evoluzione della finanza digitale, a dieci anni dal suo esordio nelle notizie di cronaca e nei dispositivi elettronici di ciascuno di noi?
Se ne è discusso a Lugano nella recente conferenza “10 anni di innovazione Fintech, DeFi e Blockchain, fra opportunità eccezionali e difficoltà di adozione”, promossa dalla Ticino Blockchain Technologies Association e coordinata dal suo presidente, il Professor Giacomo Poretti, docente e ricercatore senior presso il Dipartimento tecnologie innovative di SUPSI.
Semplifichiamo i termini: Fintech è la nuova tecnofinanza, mentre DeFi e blockchain rappresentano la organizzazione e la gestione delle sue operazioni. Queste innovazioni, lo vedremo tra breve, per il momento restano ancora estranee alla intermediazione bancaria, perché avvengono grazie a smart-contracts, procedure digitali necessarie a garantire che l’oggetto della intermediazione tra venditore e compratore, che entrambi non si conoscono, avvenga in modo concorde ed univoco.
“In questi anni”, ha commentato il Professor Massimo Morini, già consulente della Banca Mondiale, “il modello di business delle banche non è stato cambiato dalle tecnologie digitali, specie perché quest’ultime, oltre ad essersi sviluppate al di fuori della attività bancaria, non si sono ancora istituzionalizzate. Si tratta di un handicap destinato a continuare sino a quando una giurisdizione deciderà di imporre al mondo finanziario un utilizzo delle tecnologie artificiali anche in un ambito regolato”, allineandolo alle regole della finanza tradizionale.
“Le CBDC, le monete digitali emesse dalle banche centrali”, ha aggiunto Morini, “ad esempio non solo favorirebbero un cambio di mentalità ma renderebbero scambiabile anche su blockchain una valuta ufficiale. Mentre in Europa si attende il lancio di un euro digitale, nel frattempo é necessario che la evoluzione della finanza digitale si sviluppi in modo complementare alla odierna intermediazione del denaro bancario”.
Insomma, la convivenza tra finanza tradizionale e quella decentralizzata, che segue regole particolari, ha avviato un percorso oggi parallelo ma destinato prima a istituzionalizzarsi, e poi a convergere.
“È complicato ipotizzare che una valuta digitale non possa essere operativa allontanandosi dagli standard del mondo digitale”, ha infatti osservato Emilio Frangella di Aave, piattaforma attiva in prestiti digitali, rilevando che quindi la tecnofinanza, seppure in continua evoluzione, rimarrà sempre fedele alle sue origini.
Inoltre, ha aggiunto Thomas Bertani della luganese Poseidon Group, “le tecnologie DeFi e Blockchain sono ancora allo stato embrionale, ed in continua evoluzione. Di conseguenza, pur riconoscendone la validità, la blockchain resta un universo tutto da esplorare, e non è pronta ad entrare in competizione diretta con le tecnologie tradizionali. Anche i professionisti faticano ad adeguarsi alle sue evoluzioni”.
Detto altrimenti, la tecnofinanza si sviluppa secondo regole specifiche, in continua evoluzione, in modo decentralizzato ma, soprattutto, ispirato dalle esigenze dei suoi utilizzatori.
“Mentre ChatGPT”, la nuovissima applicazione per la elaborazione di testi “è il risultato di ricerche iniziate alcuni decenni fa”, ha aggiunto Frangella, “invece le criptovalute restano un fenomeno ancora da interpretare”.
Ma ancora, “la blockchain è il prodotto di regole estranee alla finanza tradizionale, malgrado si debba ammettere che, ad esempio, proprio gli smart contracts contribuiscono alla soluzione delle divergenze interpretative dei contratti finanziari” ha commentato l’avvocato Lars Schlichting della luganese Lexify “questo aiuta a comprendere la cautela di Finma nella concessione di autorizzazioni per le attività di finanza decentralizzata”.
Tuttavia, ha proseguito Schlichting, è altrettanto ragionevole prevedere che proprio la finanza decentralizzata è destinata “ad abbattere i costi e le formalità burocratiche” che attualmente gravano sulle operazioni finanziarie
Fra gli interrogativi ancora in cerca di soluzione, ha quindi rilevato Bertani, va notato che “nelle operazioni di finanza decentralizzata manca un interlocutore” con cui l’utente possa avere un dialogo, come ad esempio accade nelle tradizionali relazioni bancarie.
Altro interrogativo in cerca di soluzione, ha osservato Morini: “applicare delle regole ad un sistema, come quello digitale, che opera in modo autonomo”, ed in base a protocolli differenti tra i vari operatori.
Quindi, ha rilevato Bertani, allo stato attuale si può concludere che é “ancora necessario del tempo prima che anche la finanza digitale possa dire di avere raggiunto la sua definitiva maturità”.
di Andreas Grandi e Nicoletta Tomei