Il mondo della finanza, e di conseguenza anche le relazioni bancarie, aggiornano il rapporto fornitore-cliente, e lo orientano al soddisfacimento di finalità condivise.
La mobilitazione delle amministrazioni del nostro pianeta, lo ha ricordato la conferenza mondiale sul clima Cop28 conclusasi a Dubai negli scorsi giorni, ormai indirizza le sue attenzioni a due obiettivi interdipendenti.
Da un lato abbiamo la emergenza climatica.
Dall’altro troviamo le sue conseguenze socio-economiche.
Comprensibile quindi, ad evitare che alle parole non seguano i fatti, che il settore pubblico ed anche il privato si preparano ad aggiornare le rispettive funzioni.
In particolare quest’ultimo, il privato, lo vedremo tra breve, comprende le attività economiche, e quindi anche le banche.
In una recente conferenza al Centro Studi Villa Negroni di Vezia, in Canton Ticino, sono state presentate le principali innovazioni che riguardano proprio gli istituti finanziari.
Nello specifico: per i non addetti ai lavori, ci riferiamo ai nuovi paradigmi di rendicontazione non finanziaria degli istituti di credito, presentati dall’Avvocato Emanuela Casaleggio, in qualità di Sustainability Officer presso EFG International AG, basata a Zurigo.
Ma andiamo con ordine, e partiamo da una doverosa premessa: nell’ultimo decennio, le esigenze climatiche si sono evolute in Environmental-Social-Corporate Governance-ESG.
In parole semplici, le disfunzioni ambientali generano problematiche socio-economico-amministrative e climatiche con conseguenze sia per chi le decide, e sia anche per chi le subisce.
Questo teorico rapporto di causa-effetto tuttavia ha anche risvolti sociali, leggasi: costi, avertiti dalla pubblica opinione, e provocano effetti concreti che variano dalla indisponibilità economica alla insofferenza nei rapporti con l’establishment, ovvero nei confronti di chi governa il potere: sia economico, e sia politico.
Di conseguenza, anche per il mondo bancario la importanza del bilancio di sostenibilità ormai richiama le attenzioni riservate all’annual report finanziario.
Concretamente: con il riposizionamento di questi valori, anche il rendiconto climatico si avvia ad orientare le priorità operative delle aziende bancarie.
Siano interne, nelle relazioni fra le gerarchie aziendali ed il dialogo tra dipendenti.
Ma, e soprattutto, anche le relazioni con soggetti solo apparentemente estranei alle imprese bancarie: i fornitori; i concorrenti; la comunità finanziaria, compresi gli investitori; la pubblica opinione, e le autorità di controllo in particolare euro-comunitarie oltre che confederate.
La Unione Europea-UE già dallo scorso gennaio infatti ha imposto alle imprese un primo pacchetto di Sustainability Reporting, ovvero la rendicontazione dei rischi non finanziari.
Sono procedure, anticipiamolo, che dal 2029 diventeranno presenza fissa in tutti i bilanci.
In Svizzera, già da quest’anno il Codice delle obbligazioni ha previsto la rendicontazione non finanziaria per molte delle nostre aziende, con effetti che emergeranno negli annual report edizione 2024.
La rendicontazione che, nello specifico, riguarda le questioni climatiche diventerà invece obbligo legale tra pochi giorni, da inizio gennaio, e debutterà nel bilancio dell’anno successivo, ovvero il 2025.
Al termine di tutte queste innovazioni, in forma elettronica, con lettura automatica, e consultabili sui social media, ovvero: con la massima forma di pubblicità attualmente permessa dalle piattaforme digitali, anche le banche porgeranno alla attenzione del pubblico dibattito dei rendiconti dettagliati in tema di: questioni socio-ambientali, relazioni con i dipendenti, lotta alla corruzione, rispetto dei diritti umani, riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, oltre a precisare gli organi direttivi chiamati alla supervisione di queste priorità.
Queste innovazioni non rappresentano che l’inizio di nuove responsabilità aziendali, perché d’ora in poi saranno in grado non solo di orientare le preferenze della pubblica opinione, ma anche di generare precise, oltre che negative, conseguenze patrimoniali per le stesse aziende.
Tra gli uffici sollecitati a questi controlli: la direzione, l’ispettorato di conformità, la organizzazione ed il controllo interni.
In ultima analisi, la portata delle innovazioni appena descritte conferma che anche il progresso economico, nel suo insieme, sta abbandonando il tradizionale rapporto verticale produttore-consumatore, ed è pronto ad evolvere in una compartecipazione inclusiva e responsabile di tutti gli interessati, ad ogni livello, per indirizzarli allo sviluppo della nuova società di cui ciascuno tra breve si scoprirà essere protagonista.
di Nicoletta Tomei e Andreas Grandi