Al consiglio Europeo vengono approvati i fondi per Kiev anche grazie alla mediazione di Meloni con il primo ministro Ungherese. La premier italiana interviene anche per il caso Salis
Si è svolta nella giornata di giovedì 01 febbraio il Consiglio europeo straordinario per l’approvazione dei fondi di aiuto per Kiev. Anche se il vertice tenuto presso la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles è stato disturbato dalla Protesta dei Trattori, che da diversi giorni agita il settore agricolo europeo, i Capi di governo e di stato sono riusciti a sbloccare l’impasse sulla revisione del bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027, compreso il pacchetto di aiuti all’Ucraina da 50 miliardi di euro sul quale l’Ungheria di Viktor Orban aveva posto il veto nell’ultimo summit di dicembre.
In modo particolare gli occhi erano puntati su questo pacchetto di aiuti destinati all’Ucraina, che finalmente, grazie alla mediazione della premier italiana Giorgia Meloni su Viktor Orban, è stato approvato all’unanimità del Consiglio europeo. Pare che abbiano avuto un buon esito i colloqui privati avvenuti in separata sede tra il primo ministro Orban e non solo la Premier Meloni, ma anche con il presidente francese Emmanuel Macron in un primo momento e, successivamente, anche con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, con il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
“Con il primo ministro ungherese abbiamo lavorato cercando di arrivare a un punto che ci consentisse di non dividere l’Europa in un momento come questo, perché abbiamo altri problemi. In Europa bisogna saper dialogare con tutti” ha dichiarato Meloni, specificando anche che “non era facile trovare una soluzione, noi siamo sempre stati convinti che una soluzione a 26 sarebbe stata un precedente pericoloso. Abbiamo lavorato molto per una soluzione a 27 e l’abbiamo portata a casa”.
Il caso Salis
Ma la premier italiana ha dovuto fare fronte anche ad una delicata situazione “personale” con Viktor Orban, ovvero il caso della 39enne italiana Ilaria Salis, trattenuta a Budapest in carcere. Il caso è infatti venuto allo “scoperto” proprio poco prima del vertice europeo, ovvero quando le immagini della maestra milanese in catene di fronte ai giudici ungheresi hanno fatto il giro del mondo suscitando indignazione per il trattamento della detenuta italiana. Ilaria Salis è una attivista antifascista in carcere in Ungheria dall’11 febbraio 2023 con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di alcuni manifestanti di estrema destra. A carico della donna ci sarebbero inoltre delle prove prive di fondatezza, Salis lo scorso 29 gennaio è apparsa in aula ammanettata alle mani e ai piedi, dichiarandosi non colpevole e rinunciando al patteggiamento di 11 anni, rischiandone così fino a 24 anni di carcere se ritenuta colpevole.
La donna ha sin da subito fatto presente le condizioni pessime di detenzione, ma non è mai stata ascoltata, ne sono stati ascoltati gli appelli da parte dei genitori. Il caso è appunto scoppiato dopo le immagini del processo e l’evidenza del trattamento “inumano” – come lo ha definito il ministro italiano Tajani – a cui è sottoposta Salis. Così Giorgia Meloni, approfittando del vertice europeo, ha avuto modo di portare il caso Salis all’attenzione dell’omologo e amico Orban.
Il primo ministro ungherese ha garantito il rispetto dei diritti della detenuta, ma però ha fatto capire di non poter intervenire a gamba tesa sui giudici: “Ho chiarito che nel sistema ungherese la magistratura non dipende dal governo ma dal Parlamento”, spiega il primo ministro ungherese dopo il vertice con Meloni. “Il sistema giudiziario è totalmente indipendente dal governo. L’unica cosa che sono legittimato a fare – aggiunge Orban – è esercitare un’influenza affinché Salis abbia un equo trattamento”. Meloni ha però richiesto che Salis possa ricevere un giusto ma soprattutto veloce processo: “Mi ha colpito che l’udienza sia stata rinviata a maggio, spero che su questo si possa fare magari qualcosa di più. Per il resto né io né Orban possiamo entrare nel giudizio che compete alla magistratura. Posso solo sperare che Ilaria Salis sia in grado di dimostrare la sua innocenza e la sua estraneità” ai fatti contestati, ha commentato la premier.
Il caso Salis diventa anche politico
Nel frattempo il caso Salis è diventato anche un caso politico in Italia e anche motivo di scontro tra diversi politici che lo commentano. In modo particolare è Matteo Salvini a commentare e agitare le acque: “È normale che una maestra elementare vada in giro per l’Europa e adesso scopro anche in Italia a picchiare e sputare alla gente? È stata bloccata con un manganello e in compagnia di un estremista”. Il leader della Lega si riferisce al presunto assalto al chiosco della Lega a Monza per la quale Salis è stata accusata e poi subito assolta perché non presente a quell’evento, tanto che i familiari di Ilaria Salis hanno già annunciato una querela nei confronti di Salvini per queste sue dichiarazioni “lesive” nei confronti della reputazione della maestra italiana attualmente detenuta in Ungheria. Nel frattempo è intervenuta anche Elly Schlein in risposta a Salvini chiedendo “una persona a processo per sequestro di persona può fare il Ministro?”, in riferimento al processo che vede imputato Matteo Salvini. In proposito Schlein aggiunge inoltre che “se la docente imputata non può insegnare, allora neanche Salvini può fare il ministro”.
È il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani a richiamare i politici italiani alla cautela degli interventi: “Chiedo a tutti di fare silenzio e di parlare il meno possibile di questa questione”. In modo particolare Tajani si riferisce a Matteo Salvini, che negli ultimi giorni ha attaccato Salis più volte: “Salvini commette un errore. Si sta politicizzando una questione che non va politicizzata”.
Redazione La Pagina