Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è recata in Albania per visitare, le aree previste dal protocollo di collaborazione Italia-Albania in materia migratoria. Come annunciato, i centri di accoglienza albanesi dovrebbero già aprire in agosto
Lo scorso 5 giugno, in piena conclusione della campagna elettorale per il voto delle Europee, la Presidente del Consiglio Meloni è volata in Albania dove, accolta dal Primo Ministro albanese, Edi Rama, ha potuto visitare i luoghi di accoglienza destinati ad ospitare i migranti che arriveranno in Europa dall’Italia. Accompagnata dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, si sono recati presso la struttura di Shengjin dove, secondo il patto siglato lo scorso anno con il premier di Tirana, si svolgeranno le procedure di smaltimento le procedure e di ingresso (identificazione e registrazione) dei migranti sbarcati sulle coste italiane e che quindi, in base al patto, qui e a Gjader verranno distribuiti per non sovraffollare i centri di accoglienza del nostro Paese.
Come funziona
Infatti, l’area portuale di Shenjin funzionerà come hot spot e potrà accogliere circa 200 persone per volta e, sotto gestione italiana, verranno effettuate le operazioni di identificazione per poi essere traferiti al centro di permanenza di Gjader, a 20 km di distanza destinato ad una capienza che va da mille posti fino a tremila. In questi luoghi saranno accolti tutti i migranti, ad eccezione di donne e bambini, salvati in acque italiane e giunti in territori italiani per i quali saranno impiegate 500 unità di personale italiano tra forze di polizia, militari, funzionari dei ministeri di Giustizia e Salute. Come previsto dall’accordo firmato lo scorso 6 novembre, il Patto ha una durata di 5 anni e può essere rinnovato entro 6 mesi dalla scadenza per altri 5 anni, se nessuna delle due parti decide di non confermarlo.
I costi
L’annuncio stato fatto proprio da Giorgia Meloni alla fine della visita, affermando che “le due strutture saranno pronte dal primo agosto” ma il vero nodo della questione è quello che riguarda i costi e le previsioni della spesa. “Non stiamo spendendo risorse aggiuntive, stiamo facendo un investimento”, specifica la presidente del Consiglio, considerato che il protocollo prevede spese “da 670 milioni di euro per 5 anni, 134 milioni l’anno, corrispondenti al 7,5% delle spese connesse all’accoglienza dei migranti sul territorio nazionale”.
Ma i costi di questo Patto sono proprio il motivo più criticato, non a caso l’opposizione pone l’accento su quanto questa mossa sia da considerare un vero e proprio spot elettorale, il cui prezzo però supererà di gran lunga quanto affermato dalla Premier.
Schlein: “spottone elettorale”
Giorgia Meloni “vola in Albania per uno spottone elettorale del costo di ottocento milioni che potevamo mettere per sbloccare le assunzioni di medici e infermieri che mancano nei reparti” è l’idea della segretaria del Pd, Elly Schlein, “un enorme spreco di denaro per un progetto che calpesta i diritti fondamentali” che “avremmo potuto spendere per la Sanità e che serve solo alla Meloni per fingere di dare risposte che non ha dato”, ha concluso Schlein. Secondo quanto si legge in un comunicato del Pd “l’accordo Italia-Albania è un’idrovora di denaro pubblico – sottolineano i parlamentari Pd – i 650 milioni di euro iniziali sono già lievitati a oltre 800 milioni di euro a cui si aggiungono, settimana dopo settimana, altre spese, continui ritardi, i costi dell’inefficienza e, oggi, anche le spese dell’organizzazione della propaganda. A quattro giorni dalle elezioni la fanfara della propaganda di Palazzo Chigi cercherà di nascondere il grande bluff che sta dietro l’accordo con l’Albania per la gestione dei migranti – concludono i deputati Pd – e lo farà mostrando le immagini dei container del porto di Shengjin, uniche strutture montate in fretta e furia, che a nulla serviranno finché non sarà costruito il centro principale a Gjader. Chiederemo conto in parlamento di quanto ha pesato sulle casse dello Stato questa ‘gita fuori porta’ della presidente Meloni e di tutta la sua organizzazione”.
Della stessa idea è un po’ tutta l’opposizione, come i parlamentari 5s che addirittura sostengono che oltre ad essere uno spot elettorale, “si aggiunge il rischio che il fiume di denaro versato dai contribuenti italiani per questo spot elettorale finisca nelle tasche di mafiosi e malavitosi albanesi. Un capolavoro con cui Meloni prende in giro gli elettori italiani”.
Irruzione di Magi e l’ironia di Meloni
Alla fine della visita all’hot spot albanese, subito dopo la conferenza stampa congiunta dei due Premier, ci sono stati dei momenti di tensione per l’irruzione del deputato italiano Riccardo Magi di +Europa, che ha provato ad avvicinarsi alla macchina con cui Meloni stava per lasciare il posto. A quel punto il segretario di +Europa, è stato bloccato e strattonato dai poliziotti albanesi mentre tentava di esporre un cartello con la scritta «Un miliardo di hot spot elettorale l’accordo Italia Albania». Riconoscendolo, Meloni è prontamente scesa dalla macchina per chiedere alla sicurezza di lasciarlo stare, specificando che era un parlamentare italiano. In quel momento c’è uno scambio di battute tra Magi e Meloni: “Se accade a un parlamentare italiano – protesta Magi -, potete immaginare cosa avverrà ai poveri cristi portati qui”, a questa frase, prima di risalire in auto, Meloni ribatte ironica: “See, non è uno stato di diritto, see, poveri cristi…”. Infine, con finta solidarietà, la Premier ha ironizzato sul gesto di Magi e su una presunta ansia di visibilità dello stesso proprio in vista delle elezioni europee: “Ho fatto un sacco di campagne elettorali in cui non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento e dovevo segnalare la mia esistenza in vita. Le sono totalmente solidale”.
Redazione La Pagina