Il Sud del mondo non firma le conclusioni della conferenza di pace di Bürgenstock
Solo 83 stati e organizzazioni, infatti, hanno firmato il documento finale che prevede di mantenere «l’integrità territoriale» dell’Ucraina, infatti, oltre a diversi Paesi assenti, molti si sono rifiutati d firmare. Tra i paesi a non sottoscrivere il documento vi sono India, Sudafrica, Arabia Saudita, Thailandia, Indonesia, Messico, Emirati Arabi Uniti e Brasile, cioè da alcuni stati che insieme ad altri fanno parte dei BRICS, gruppo di paesi emergenti che comprende anche la Russia e la Cina.
Commenti da Russia e Cina
Come noto, la Russia non era stata invitata a partecipare, ma non ha mancato di commentare l’efficacia della conferenza sull’Ucraina svoltasi in Svizzera per bocca del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato da Ria Novosti come “prossima allo zero”. Ma le parole più dure sono quelle che giungono dalla Cina, dopo il rifiuto di firmare la dichiarazione finale, che rivendica la sua “posizione sensata” riguardo alla conferenza di pace da tenere sulla guerra in Ucraina che poggia sul “riconoscimento dell’iniziativa da entrambe le parti” in confitto, sulla “parità di partecipazione di tutte le parti” coinvolte e sulla “discussione equa di tutti i piani di pace” disponibili. Inoltre, commenta ancora la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying in un post su X, la loro posizione è “sostenuta da oltre 100 Paesi2, in rappresentanza del “punto di vista della maggioranza globale su come porre fine alla crisi”.
L’obiettivo: porre le basi per negoziati di pace
La conferenza che si è svolta a Bürgenstock, un resort sul lago di Lucerna, è stata organizzata dal governo svizzero su richiesta di quello ucraino e ha visto anche l’intervento del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, che ha affermato di aver accolto con favore i “primi passi verso la pace”, ma ha riconosciuto che “alcuni governi hanno fatto scelte diverse: pesano ancora i rapporti storici con la Russia, ma penso che in futuro arriverà anche il loro consenso”.
Il governo svizzero promotore ed organizzatore del vertice, sin da subito ha esplicitato che la conferenza non aveva lo scopo di porre fine ai combattimenti e alle violenze, ma sarebbe servita a porre le basi per negoziati futuri. L’obiettivo, infatti, era quello di discutere il piano di pace in 10 punti che il governo ucraino aveva presentato nel 2022, con la presenza dell’importate punto che prevede la sicurezza nucleare, cioè il ritorno delle centrali e degli impianti nucleari ucraini “sotto il pieno controllo sovrano” dell’Ucraina e il ritiro della Russia da tutti i territori ucraini occupati e il rilascio dei prigionieri di guerra, dei civili e delle migliaia di bambini ucraini rapiti in questi due anni dalla Russia. Ma soprattutto, la conferenza di pace svizzera aveva il significato politico di radunare tutti i paesi che sostengono l’Ucraina, mostrando che il paese non è isolato.
La Svizzera continuerà a svolgere un ruolo attivo per la pace
Reduce dal G7 italiano, anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha preso parte alla conferenza commentando che “Pace non significa resa come sembra suggerire il presidente Putin con le sue ultime dichiarazioni. Non è così – ha conclude la leader di FdI – Confondere la pace con la sottomissione costituirebbe un pericoloso precedente per tutti”. E sempre per quanto riguarda la pace, è intervenuta anche la presidente uscente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per la quale la conferenza non era un negoziato di pace “perché Putin non è seriamente intenzionato a porre fine alla guerra (…). Per questo è fondamentale che l’Ucraina sia in grado di resistere a questa aggressione, come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite. Ed è diritto di altri paesi, come l’Unione Europea, sostenere l’Ucraina per fare in modo che resista e sopravviva”.
A conclusione del vertice è intervenuta la presidente della Confederazione Viola Amherd per ringraziare i presenti e ha spiegato che resta aperta la questione su come e quando la Russia potrebbe essere inclusa nel processo di pace e che la Svizzera è pronta a continuare a svolgere un ruolo attivo affinché si possa arrivare presto a questa conclusione.
Il nuovo obiettivo è quello di organizzare un secondo vertice al quale potrebbero partecipare anche la Russia e la Cina, mentre rimane forte l’auspicio che la guerra finisca in tempi brevi.
2 commenti
Cristante o Fagioli? La declamata conferenza nella “neutrale Svizzera” per la pace in Ucraina, che prevede espressamente l’esclusione di una delle due parti in conflitto “la Russia”, altro non è che la sceneggiata del Bürgenstock. Bruxelles e Kiev dichiarano, che non è necessario che Mosca venga in Svizzera, ci penseremo noi, a cose fatte, a recapitarle le nostre decisioni con le “regole di pace” nazi golpiste. l’Occidente collettivo, rendendosi conto della sconfitta in Ucraina, non accetta lo stato di perdente e cerca di ricorrere alle armi più rischiose. Pazzi scatenati bellicisti – «piangasi il danno a cui di ciò mal piglia» (Boccaccio), che lascerà tutta l’umanità senza lacrime né vita. La realtà è che né Biden né Zelenskyj, vogliono che questa guerra finisca. Non possono permetterselo per una serie di ragioni. Sono loro il principale ostacolo alla pace, insieme a tutti i loro vassalli europei. La narrazione ha dipinto il conflitto come una sorta di confronto cosmico tra il bene e il male, mettendo così anche loro stessi in un angolo. Intanto la UE, su gentile invito di Washington, decide con un illegale atto di furto, di utilizzare i conti privati russi (300 Mia) bloccati sui conti, per la ricostruzione della martoriata Ucraina. Un tempo si eliminavano prima i dittatori degli stati canaglia, e poi si bloccavano e conti nelle banche svizzere. Oggi si ruba a guerra in corso, e noi ci lamentiamo che Scammacca non segna neanche a porta vuota?
Una vera Repubblica Italiana sovrana e il suo divinizzato Mattarella e la vincente Meloni per finire con il lobbista Crocetto direbbero alla cittadinanza, magari ospiti dal cameriere Vespa:
1) Quali armi abbiamo inviato all’Ucraina, insieme ai nove pacchetti di aiuti “umanitari”, invece di coprire queste informazioni con il segreto, e quanti taglia faremo alla sanità?
2) Che Mattarella, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, renda finalmente pubblici i vari protocolli segreti che governano l’uso delle nostre basi e delle nostre unità militari e di polizia, da parte della NATO e degli USA. Quante testate nucleari sono dislocate nel nostro territorio?
3) Che si intraprenda un percorso di uscita dal Patto Atlantico. Un organismo politico-militare non più di difesa ma di attacco imperialista a tutti quei paesi che contrastano l’egemone targato USA, e la cui bellicosa strategia di allargamento nell’Europa dell’est porta la principale responsabilità di questa guerra fra due popoli slavi un tempo affratellati.
Questa sarebbe la Festa della Repubblica Italiana da auspicare, il resto è propaganda bellica. Domandina: Ma cosa succede quando una nazione potente non può perdere una guerra che ha già perso? Forse è meglio pensare alla prossima formazione che schiererà Spalletti agli europei. Cristante o Fagioli?
Mi piace l’articolo, del resto la stupidità umana non ha limiti già lo abbiamo visto in piu’ di una occasione.