La prima notizia è che in Italia sono state elette tante donne sindache, perfettamente in linea col trend italiano attuale che vede alla presidenza del Consiglio una donna che ha una donna al comando dell’opposizione. In Italia le donne sono sempre più inserite nella vita politica.
La seconda notizia, la più importante di questi ballottaggi, è che il centrosinistra si afferma sul centrodestra, andando a ribaltare i recenti risultati delle votazioni europee. Infatti, la coalizione di sinistra si afferma nei ballottaggi in tutti 5 i capoluoghi di regione e segna una vera e propria dicotomia politica in Italia dove la politica amministrativa vuole una guida di centrosinistra, mentre a livello regionale e nazionale guarda da tutt’altra parte. Sono soprattutto le grandi città italiane che hanno scelto il centrosinistra e grazie a questa tornata di comunali aumenta di 3 capoluoghi amministrati nel totale, mentre il centrodestra passa da 12 capoluoghi a 10. Poi, però, ci pensa il deputato Donzelli a mostrare i dati da un altro punto di vista, affermando, invece, che per queste amministrative il centrodestra cresce più del centrosinistra: “Nello specifico – dichiara il deputato di FdI – strappa quattro capoluoghi di provincia al centrosinistra: Lecce, Rovigo, Verbania e Caltanissetta. Soltanto tre passano invece dal centrodestra al centrosinistra: Perugia, Potenza e Vibo Valentia. In pratica il centrodestra vince 4 a 3 sul centrosinistra”. Punti di “svista”.
La terza notizia, ma non per questo meno importante, è che la partecipazione al voto ha registrato un risultato davvero scoraggiante sfiorando il 48%, cioè è andato a votare meno della metà degli italiani. Questo indica una palese rottura del patto sociale tra cittadini e istituzioni: gli italiani non credono più che la politica possa intervenire o risolvere i problemi, sono elettori disillusi. Ed è qui che viene fuori il ragionamento di Ignazio La Russa che, non avendo evidentemente gradito il risultato del ballottaggio, ha pensato bene che la soluzione possa essere cambiare le “regole del gioco”! Il ragionamento del presidente del Senato è semplice: “Al di là dei risultati del secondo turno delle elezioni amministrative, di chi ha vinto e di chi ha perso, emerge un dato che deve far riflettere: il doppio turno non è salvifico e anzi incrementa l’astensione”. Spiega meglio La Russa che “dal 62,83% del primo turno, si è scesi molto sotto il 50% e cioè al 47,71%. In qualche caso, si viene eletti con solo il 20% dei voti degli aventi diritto. A volte, viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti di quanti ne ha avuti l’avversario al primo turno. Inaccettabile”. Per questo motivo, la soluzione non può che essere una sola, ovvero “Occorre ripensare a una legge elettorale per le amministrative”. L’idea viene accolta bene da tutta la maggioranza di centrodestra con FI e Lega che appoggiano La Russa che, quindi, vorrebbe eliminare i ballottaggi se un candidato supera il 40% al primo turno. Addirittura il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, vuole accelerare i tempi affermando che si potrebbe “presentare un emendamento in qualche decreto”. Quindi la soluzione per combattere l’astensionismo, secondo il centrodestra, non è incentivare la partecipazione dei cittadini, ma abbassare la soglia per l’elezione. Chi, però, ne esce più colpita, quasi ferita, dai risultati di questi ballottaggi è proprio Giorgia Meloni, che pur non intervenendo direttamente sull’argomento, si accanisce sulla sinistra che, secondo lei, crea un clima da guerra civile. “Penso che le parole e i modi che la sinistra usa contro l’autonomia e le altre riforme portate avanti da questo governo non sono altro che una difesa disperata dello status quo, una condizione di privilegio che ha garantito alcuni a scapito della maggioranza degli italiani”. Queste le parole di Giorgia Meloni in un video su Facebook il giorno dopo l’esito dei ballottaggi, senza neanche nominarli. Ma poi conclude il commento affermando: “Noi abbiamo promesso che avremmo cambiato le cose e andremo avanti con il sorriso e con determinazione, senza farci intimorire, sempre e solo nell’interesse della Nazione”, forse in quella promessa di “cambiare le cose” con cui conclude la Presidente del Consiglio vi è il chiaro riferimento alla prossima nuova legge elettorale.
Redazione La Pagina