L’ultimo disastro della crisi climatica in Emilia è il nuovo campo di scontro politico
L’allerta rosso è previsto ancora fino a tutta la giornata di oggi, venerdì 20 settembre, ma le condizioni climatiche dovrebbero migliorare sensibilmente. Adesso si contano i disastri dopo due notti di alluvioni che hanno coinvolto soprattutto la regione dell’Emilia Romagna dopo un anno e quattro mesi esatti dall’ultima alluvione nello stesso territorio. La prassi è la medesima, la pioggia cade incontenibile, i fiumi si ingrossano e straripano prima in collina e poi in pianura, le strade franano, alcune zone sono finite allagate. È così che tra i mille e i millecinquecento abitanti delle zone interessate sono fatti evacuare e ci sarebbero anche due dispersi.
Le aree più colpite sono il borgo di Modigliana, alcune zone della provincia di Bologna, Forlì e soprattutto, la pianura ravennate: Faenza, Castel Bolognese, Cotignola, Lugo. Bagnacavallo, frazione Traversara, è stata devastata dalla furia del fiume Lamone, che ha rotto l’argine riversandosi fino al centro abitato dove ha distrutto diverse case. Molte persone sono state tratte in salvo con i gommoni, altre addirittura con l’elicottero. Il capo dipartimento della protezione civile Fabio Ciciliano, perlustrando la zona, ha affermato che “l’emergenza non è assolutamente finita, deve continuare a essere monitorata finché il mare non raccoglierà le acque” e ha avuto un incontro con Irene Priolo, la presidente facente funzione dell’Emilia Romagna che ha ricevuto subito la telefonata Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per “chiedere notizie ed esprimere vicinanza in questo momento di difficoltà, chiedendole di ringraziare tutti coloro che si stanno adoperando per aiutare chi si trova in condizioni difficili”.
Emilia Romagna sotto l’acqua e le polemiche
Sicuramente sono tanti quelli che si adoperano in aiuto del territorio di fronte questo scenario disastroso che evoca quello terribile del maggio 2023, ma ci sono anche le prime reazioni a caldo di alcuni politici che sono soprattutto di polemica.
Priolo ha spiegato: “Stiamo chiedendo lo stato di emergenza perché abbiamo bisogno anche di porre in essere tutti quegli accorgimenti di assistenza alla popolazione come il Cas oppure il Cis. Dal Dipartimento nazionale abbiamo ricevuto rassicurazioni per quanto riguarda questi provvedimenti, stiamo chiedendo che il governo proceda il più rapidamente possibile. Ho parlato questa mattina con il ministro Musumeci che su questo aspetto aveva dichiarato la sua completa disponibilità”. Invece, il ministro per la protezione civile Musumeci, nel corso del punto stampa dopo l’ondata di maltempo che ha travolto l’Emilia Romagna, ha affermato che “la prevenzione strutturale e infrastrutturale è compito delle Regioni. L’Emilia Romagna negli ultimi 10 anni ha avuto oltre mezzo miliardo. Noi vorremmo soltanto che si tenesse conto di un fatto: quello che accade ogni volta che piove in maniera abbondante è frutto di quello che abbiamo fatto e di quello che non abbiamo fatto in tempo di pace”. “Siccome sento dire ‘se adesso c’è un alluvione e ci saranno danni la colpa è del governo Meloni…’” ha aggiunto Musumeci. “È come se le lancette si fossero fermate al 2023 – ha proseguito il ministro – Nel 2023 è avvenuto quello che è avvenuto perché 20 anni prima non era stato fatto quello che doveva essere fatto. Gli eventi alluvionali portano una realtà territoriale così come è stata progettata e infrastrutturata non nei mesi, non negli anni ma nei decenni. Perché le infrastrutture idriche non si realizzano in sei mesi hanno bisogno di medi e lunghi tempi. E questo vale per tutte le Regioni”.
Le parole del ministro Musumeci hanno certamente acceso una polemica a caldo sui fondi ricevuti dall’Emilia Romagna negli ultimi 10 anni che ha ricevuto “dai governi di Roma 594.567.679 euro, siamo a oltre mezzo miliardo”. “Riteniamo che l’intervento del commissario straordinario Figliuolo stia andando avanti con grande senso di responsabilità, non tutto il denaro che ha a disposizione il generale è stato speso, e questo deve fare riflettere, non perché non ci sia stata la programmazione ma perché dall’altra parte non sono state ancora definite le richieste, le procedure e soprattutto la pianificazione di chi deve intervenire ed è chiamato per legge a farlo. I piani speciali li redige il commissario ma li realizza l’ente Regione”, ha affermato quindi il ministro.
La risposta di Priolo: sciacallaggio della destra
“Ci eravamo illusi per un attimo che, almeno stavolta, la destra non facesse becero sciacallaggio. Non è passata la notte che hanno invece già replicato il film dell’anno scorso, diffondendo fake news e moltiplicando attacchi ad uso e consumo elettorale. Il paradosso è che, dopo aver voluto contro tutto e tutti tenere la gestione della ricostruzione post alluvione a Roma, scaricano poi tutte le responsabilità sul territorio. È indecente sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista morale”. Priolo, dopo aver illustrato nel dettaglio i vari interventi della regione con i fondi stanziati dal commissario, ha ribadito che “per reggere eventi di questa portata, come ci hanno indicato tutti gli esperti incaricati, occorrono interventi strutturali di più ampio respiro. Sono quelli individuati dal piano della ricostruzione che abbiamo concordato col Commissario e che attendiamo con impazienza che sia approvato”. “Per realizzarlo serviranno molti miliardi di euro e ci aspettiamo che stavolta il Governo non rispedisca al mittente queste richieste sacrosante, avendole peraltro quantificate anche alla Commissione europea. In questi giorni si sta approntando la legge di bilancio e ci aspetto che il Governo sia conseguente e gli stessi che oggi attaccano siano poi coerenti nel loro voto in Parlamento”. Nel frattempo, mentre ancora la popolazione dell’Emilia Romagna raccoglie ancora acqua e fango, la polemica politica si allarga incomprensibilmente.
Redazione La Pagina