“Volete accettare la modifica del 19 marzo 2010 della legge federale sull’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione e l’indennità per insolvenza (legge sull’assicurazione contro la disoccupazione, LADI)”?
Questa la domanda cui gli elettori svizzeri dovranno dare risposta il 26 settembre prossimo. L’assicurazione contro la disoccupazione (AD) sta accumulando deficit: a causa dell’aumento dei senza lavoro, a metà del 2010 il debito strutturale raggiungeva i 7 miliardi di franchi.
Per risanarla, il Consiglio federale e il Parlamento intendono porre in essere un aumento dei contributi accompagnato da riduzioni delle prestazioni.
Contro la revisione della legge Sinistra e sindacati hanno lanciato un referendum. Il Consiglio nazionale ha approvato l’oggetto con 91 voti contro 64 e 37 astensioni, il Consiglio degli Stati con 32 voti contro 12 e 0 astensioni. La parola finale spetterà dunque al popolo.
Se il 26 settembre dalle urne uscisse un no, le trattenute salariali per l’assicurazione contro la disoccupazione dal 1° gennaio 2011 saliranno dal 2 al 2,5%. Sarà inoltre prelevato un contributo di solidarietà dell’1% sulla parte di salario lordo annuale fra i 126 mila e i 315 mila franchi.
La misura è già stata decisa dal governo federale il 30 giugno, conformemente a quanto stabilito dalla LADI attualmente in vigore nel caso in cui l’indebitamento raggiunga il 2,5% della somma dei salari soggetti a contribuzione.
Una soglia che è ormai stata superata in aprile.
L’esecutivo dovrà poi elaborare un nuovo progetto di revisione della LADI e presentarlo entro un anno al parlamento.
Il risanamento dell’assicurazione contro la disoccupazione (AD) è da sempre un tema molto controverso. Per i fautori la revisione è necessaria ed equilibrata; gli oppositori la giudicano invece inutile e antisociale.
Per i promotori del referendum, è “inaccettabile” una riforma “sulle spalle dei disoccupati” proprio in un momento di crisi.
A loro avviso, bisognerebbe invece agire sulle entrate, aumentando maggiormente i contributi.
In tal modo l’onere sarebbe equamente ripartito fra salariati e datori di lavoro, argomentano. Ciò consentirebbe inoltre di costituire riserve nei momenti di alta congiuntura, che verrebbero poi utilizzate nei momenti di recessione quando cresce la disoccupazione.
Nella stessa ottica, vorrebbero che la percentuale sulla parte non assicurata degli alti stipendi fosse prelevata sempre, non solo quando l’AD presenta un forte deficit.
In proposito rilevano che l’AD è un’assicurazione sociale e che di conseguenza dovrebbe essere basata sul principio di solidarietà.
Per i sostenitori della revisione, invece, il risanamento dell’AD deve andare a carico per metà ciascuno fra coloro che versano i contributi e coloro che ricevono le prestazioni.
Partiti di destra e centro-destra e organizzazioni padronali affermano che con un maggiore aumento delle trattenute salariali, per talune aziende il carico diventerebbe eccessivo e i lavoratori si ritroverebbero con meno soldi in tasca.
Ridurrebbero quindi i consumi, con conseguenze negative sull’economia. Così si metterebbero a rischio altri posti di lavoro.
Gli oppositori della riforma denunciano l’operazione come un trasferimento dei costi dalla Confederazione ai Cantoni e ai Comuni. Infatti, le restrizioni escluderebbero dall’AD molti senza lavoro, che finirebbero all’assistenza sociale, affermano. Proprio per questo, l’Unione delle città svizzere combatte la revisione in votazione il 26 settembre.
La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) non nega che ci sarebbero ripercussioni in tal senso, ma calcola che sarebbero sopportabili per l’assistenza sociale.
Prossimo articolo
Ti potrebbe interessare anche...
- Commenti
- Commenti su facebook