
È primavera, ce lo ricorda il calendario, il sole che riesce a farsi spazio con più potenza tra le nuvole e il tempo uggioso, le aiuole cittadine magicamente rifiorite e ovviamente gli scaffali dei Market che si riempiono di riferimenti pasquali. Sappiamo benissimo come la Pasqua sia fortemente connessa con la primavera. Molte cose sono legate alla primavera soprattutto per il suo significato di rinascita, la natura si sveglia, le terre si preparano a rifiorire, e nell’età dell’uomo è fortemente collegato alla prima gioventù, quando si lascia l’infanzia per affacciarsi all’adolescenza, quando non si è più bambini, ma neanche adulti.Anche in termini sportivi, le primavere dei club sono le squadre giovanili. Come l’adolescenza, la primavera è una stagione piacevole ma complessa… dove il rifiorire della natura rigogliosa può anche essere fastidioso e intollerante per molti, non mancano poi gli acquazzoni improvvisi, le giornate incerte, il tempo mutevole.
Nella letteratura quale migliore metafora rende di più della primavera intesa come età giovanile?“Quasi romito, e strano/ Al mio loco natio,/ Passo del viver mio la primavera”, diceva il solitario Giacomo Leopardi, paragonandosi al noto passero della sua opera. E se già ai tempi del poeta di Recanati l‘adolescenza poteva essere vissuta in maniera dolorosa, ai giorni nostri sembra che questo concetto sia davvero estremo.
A volte la primavera… “tarda ad arrivare”, diceva Franco Battiato. Il verso dell‘artista catanese ha una connotazione più politica (Povera Patria, scritta nel 1991, ma straordinariamente attuale), però anche in questo caso è un riferimento al fatto che il tempo del “bel tempo“ sembra essere ancora lontano. Anzi, se consideriamo la cronaca attuale, ricca di fatti sconvolgenti che riguardano proprio i giovanissimi, la primavera allora sembra davvero ben lontana.
La notizia che balza agli onori della cronaca oggi è il suicidio di Davide Garufi, il tiktoker che ha raccontato online il suo percorso della scoperta della sua identità di genere. Il 21enne è stato trovato morto nel suo appartamento di Sesto San Giovanni (Milano), al vaglio degli inquirenti ci sarebbero commenti con insulti e atti di cyberbullismo che avrebbero indotto il giovane al suicidio.
Ma non è l‘unico caso, prima di lui era toccato ad Andrea Prospero, il giovane che era stato spinto al gesto estremo da altri giovanissimi – soprattutto uno – con cui parlava in rete e ai quali aveva confidato i suoi problemi, le sue ansie ed insofferenze rispetto alla vita universitaria e il pensiero di togliersi la vita.
Ma i giovani hanno perso la vita anche a causa di challenge estreme, ovvero quelle sfide social pericolose che hanno davvero sparso vittime in tutto il mondo, dalla «Black-Out Challenge» su TikTok, dove i partecipanti devono strangolarsi fino a svenire (e per la quale purtroppo una bimba di 10 anni ne è rimasta vittima); La «Blue Whale Challenge», presentato come un gioco a tappe la cui ultima è quella del suicidio; e la o «Momo challenge» che invia minacce, immagini inquietanti e compiti pericolosi da svolgere soprattutto ai giovanissimi, associata a diversi episodi di suicidi. Queste sono certamente le sfide più note e più diffuse ma la lista, purtroppo, sarebbe ancora lunga. Che si tratti di bullismo social, o che sia una sfida insensata, la cosa che accomuna tutti è l’età giovanissima delle vittime e la grandissima influenza che i social – ormai alla portata di tutti senza alcun controllo reale dell’età – hanno sui giovani.
In questi giorni si parla molto di Adolescence, un dramma introspettivo che indaga sulle dinamiche che hanno portato un adolescente ad uccidere la propria compagna di classe per via di alcuni commenti sui social e per via del suo rifiuto. La mini serie sconvolge perché ci mette di fronte alla realtà crudele che la generazione degli adulti sono completamente inconsapevoli della presa – a volte totalizzante – che i contenuti social hanno sugli adolescenti di oggi. Mai il distacco generazionale è stato più assoluto. A pagarne le spese, certamente, è la primavera dei nostri figli, che invece di splendere nel loro rifiorire, cresce infertile.
Come mai la miniserie sta generando scalpore? Forse è un primo, fondamentale campanello d‘allarme per i genitori, per tutti gli adulti – professori, psicologi, istituzioni – che finalmente vedono, si accorgono di come la primavera della nuova generazione – già complicata per antonomasia – possa diventare inafferrabile e incomprensibile, perfino minacciosa. La miniserie inglese ci mette di fronte al fatto che le pressioni dei social, di internet e delle continue prestazioni ad altissimi livelli a cui sono sottoposti i giovani, possano minare la loro crescita e riescono a minacciare soprattutto la società del domani. Forse è il momento di preoccuparsi e di avere più cura del futuro, per una rinascita migliore, quella auspicata dal significato più profondo di primavera.
Redazione La Pagina