Quando il giornale arriverà nelle case dei lettori il presidente del Consiglio si starà preparando a tenere il suo discorso in Parlamento (29 settembre) per chiedere la fiducia su almeno cinque punti che costituiranno il programma di legislatura. Avrà la fiducia? Se dovessimo stare alle ultime dichiarazioni, non dovrebbe esserci nessun problema.
L’abbiamo detto anche nella scorsa edizione: Fli (Futuro e Libertà), per ora solo gruppo parlamentare autonomo dei finiani ma sicuramente futuro partito nel corso dei prossimi mesi, ha dichiarato ufficialmente che i suoi componenti sono ed intendono restare di destra, che sono stati eletti coi voti del Pdl e intendono sostenere la maggioranza uscita dalle elezioni del 2008 fino alla fine della legislatura. Dunque, la logica vuole che votino la fiducia.
Però, l’uscita o l’estromissione dal Pdl ha comportato uno strappo e siccome c’è polemica tra Pdl e Fli, in quanto alcuni rappresentanti di Futuro e Libertà hanno fatto e continuano a fare dichiarazioni di guerra, ricambiati da esponenti del Pdl, il premier – l’abbiamo detto anche la settimana scorsa – sta cercando di allargare la maggioranza per non essere condizionato dai voti dei finiani.
Le opposizioni lo hanno accusato di “compra-vendita”, ma Berlusconi ha ribattuto che non si può parlare di compra-vendita dal momento che i presunti comprati sono stati eletti coi voti del Pdl.
In effetti, c’è stato un via vai dal Pdl a Fli: qualcuno è uscito e poi rientrato, altri non sono rientrati, con un balletto di numeri difficili da quantificare.
Ci sono stati altri deputati Udc, in disaccordo con la linea Casini, in modo particolare alcuni deputati siciliani che, insieme a Nucara (Pri), avevano deciso di costituire un gruppo parlamentare autonomo all’insegna della “responsabilità nazionale”.
Il gruppo, per mancanza di numeri, non si è potuto costituire, ma è tuttora nutrita la schiera di coloro che, provenienti dall’Udc o dal gruppo misto, voteranno la fiducia al governo.
È difficile dire se il premier avrà una maggioranza allargata tale da non dipendere dai voti finiani. Le dichiarazioni si susseguono, vengono smentite e vengono confermate, per cui nulla è certo.
La fiducia, tuttavia, dovrebbe essere sicura perché, ripetiamo, i finiani hanno fatto dichiarazioni politicamente impegnative, anche dopo il video di Fini.
Resta, però, un fatto: in questa ridda di dichiarazioni, la stessa fiducia potrebbe essere negata all’ultimo momento, anche perché polemica politica e polemica personale si sono intrecciate a tal punto che una sfera, quella personale, potrebbe benissimo condizionare quella politica.
Enrico Letta, autorevole esponente del Pd ha dichiarato: “La settimana prossima ci sarà crisi di governo”. In effetti, questo potrebbe essere uno degli scenari se l’elemento personale della polemica dovesse prevalere su quello politico.
Indiscrezioni giornalistiche, la settimana scorsa, hanno riportato frasi di Fini, dette in privato, che la dicono lunga sullo stato dei rapporti personali con il premier. Fini avrebbe detto che non vede l’ora di “liberare l’Italia da quel personaggio”, alludendo a Berlusconi, anche a costo di allearsi col diavolo.
Dunque, quando Italo Bocchino, durante dibattiti televisivi, ha immaginato scenari che prevedono alleanze di Fli anche con Vendola, pur di mandare a casa il premier, non ha riportato opinioni personali. Si è creato un abisso tra Fini e Berlusconi, difficilmente colmabile.
Però, poi, nel video di sabato scorso in cui Fini ha detto la sua sull’appartamento a Montecarlo, ha parlato di “ingenuità”, non di reato, alludendo all’attuale proprietà dell’appartamento nel Principato di Monaco, e comunque ha invitato ad abbassare i toni e ha sostenuto che “gli italiani si attendono che la legislatura continui per risolvere i problemi”. Dunque, si tratterà di vedere se i fatti personali riusciranno ad essere sgonfiati o se, invece, prevarranno.
Una cosa è certa, non è più tollerabile un livello di polemica da pollaio. A proposito dell’appartamento di Montecarlo – tirato fuori da Vittorio Feltri per mostrare che il presidente della Camera che tanto parlava di etica poi non poteva dare lezioni ad altri – dopo essere venuto a galla che era stato svenduto e dopo che è emerso che vi abitava il cognato di Fini, è stato scoperto, sempre da un’indagine giornalistica, che le firme del locatore e del locatario erano uguali, per cui si è ipotizzato che il cognato di Fini fosse anche l’acquirente nascosto dietro società di comodo registrate oltre oceano.
In effetti, altri giornalisti, nei Caraibi e poi in Italia, hanno rivelato che proprietario e affittuario sarebbero la stessa persona in quanto a scriverlo é stato il ministro della Giustizia del piccolo Stato caraibico in una lettera al capo del suo governo scritta sul suo blog.
La lettera è stata successivamente messa in dubbio, poi confermata dallo stesso ministro della Giustizia e, prima che Fini dicesse la sua nel video, rimessa in discussione dall’avvocato Renato Ellero, di Vicenza, che ha dichiarato all’Ansa che il proprietario non era Giancarlo Tulliani, ma un’altra persona, un suo cliente facoltoso.
Lo stesso Fini, però, ha mostrato di non credergli, tanto è vero che non ha tenuto conto della sua dichiarazione e si è limitato a dire che se verrà accertato che l’appartamento è di proprietà di Giancarlo Tulliani, lui si dimetterà da presidente della Camera.
A questo punto, è difficile scoprire da che parte sta la verità e quanto peso hanno le polemiche sulla tenuta del governo. Dopo il video, comunque, ci sono state dichiarazioni di disgelo, dall’una e dall’altra parte.
Tre sono gli scenari prevedibili: il primo, quello indicato da Enrico Letta, è la caduta del governo; il secondo è la fiducia allargata (la maggioranza anche senza i finiani) e la terza la fiducia semplice, con i finiani determinanti. Che certamente non chiuderebbe un periodo difficile.
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