
Il titolo che usiamo questa volta è quello di un noto film del 2016, tratto dall’omonimo romanzo ispirato alla storia di una matematica geniale, donna e per giunta di origini africane che riesce a far prevalere i propri diritti. È ambientato nel 1961, in piena guerra fredda e in un periodo dove patriarcato e segregazione razziale la fanno da padrone in America. Qui la protagonista, insieme ad altre due matematiche afroamericane impiegate alla NASA durante la famigerata corsa allo spazio di quegli anni, deve lottare per vedere affermati i propri diritti, sia come individuo, che come professionista, che come donna. Con un gioco di parole notevole e sfruttando la loro professione di matematiche la scelta del titolo “Il diritto di contare” perché se per un matematico – uomo e bianco – “contare” è la cosa più ovvia che ci possa essere, la stessa cosa non si può dire per delle donne afroamericane. Eppure la determinazione e la consapevolezza del proprio valore ha prevalso sull‘ignoranza, sicuramente non senza grandi lotte alle spalle di chi voleva affermare i propri diritti. Se vogliamo citare un film più recente, di grandissimo impatto e con un riferimento più diretto alla questione, possiamo parlare di “C‘è ancora domani”, un successo tutto italiano di Paola Cortellesi. Sono ancora vivide le reazioni spontanee delle sale affollate, che sul finale esplodevano in commosse ed emozionate ovazioni. Senza andare nel dettaglio (per non spoilerare, anche se è difficile trovare ancora qualcuno che non ha visto la pellicola), oltre il crescendo di emozioni che il film sapientemente semina per tutta la durata, alla fine il pubblico esplode ed applaude per il riconoscimento di un diritto giusto che fino a quel momento era stato negato.
Proprio a proposito di diritti, in questi giorni è messo sotto i riflettori il referendum abrogativo dell‘8 e 9 giugno, non tanto per gli oggetti in votazione quanto sulla possibilità o meno di andare a votare.
È assurdo che si metta in dubbio la possibilità e l’importanza di compiere un proprio diritto. È assurdo che alcune parti politiche dicendo “non andate a votare” ci spingano a rinunciare al nostro diritto di contare.
È assurdo che alte cariche dello Stato facciano interventi pubblici dove affermano spudoratamente: “di una cosa sono sicuro: farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa”.
Fa anche ridere che le parti politiche attive in Svizzera, invece di informare i concittadini all‘estero sulle modalità di voto o di spiegare i cinque referendum nello specifico, perché scegliere SI o perché preferire il NO, finiscano per accendere polemiche dove scambiarsi reciproci insulti.
Attenzione, astenersi è legittimo, ma dare il nostro parere ci permette di affermare il nostro diritto di contare. Un referendum permette di concentrarsi su una risposta semplice e inconfondibile: se va bene la proposta scegliere SI, se non si è d‘accordo scegliere NO… nulla di più semplice, abbiamo esercitato il nostro diritto di contare, senza poi tanti sforzi, senza lotte che – per fortuna – hanno fatto altri per noi. Il diritto di contare per tutti i cittadini, uomini e donne, di esprimere il proprio parere e la propria posizione è dato tanto per scontato da dimenticare il valore delle proprie posizioni.
Per contare non bisogna essere per forza matematici, bisogna essere consapevoli dei nostri diritti e dimostrarlo con un semplice segno sulla scheda a chi non vuole riconoscerceli!
Ricordate che per gli elettori italiani residenti in Svizzera della circoscrizione Consolare di Zurigo, i plichi per partecipare al referendum devono essere arrivati entro il 25 maggio 2025 per corrispondenza, se non ricevete nulla avete il diritto di chiedere un duplicato https://conszurigo.esteri.it/news/dal_consolato/2025/05/referendum-abrogativi-2025-rilascio-dei-duplicati
Redazione La Pagina