Pensiero estivo Quando si pianificano le meritate vacanze o si godono i primi bagni di sole o la brezza marina, il solito frantumatore di palle del sottoscritto cosa fa? Ti invita per una “altra vacanza” facendo un city tour di quello che rimane di Gaza City o nei campi profughi. Niente tintarella ma sangue, sofferenza e geopolitica. Tra un branzino o un cocktail, lui ti dirà che in realtà, la vera tragedia è quella di non essere consapevoli della tragedia. E tu, con un po’ di sabbia nei capelli, stai pensando che la vera tragedia è avere letto in piena estate i suoi tormentoni, e per distrarti fai un tuffo in acqua. Dopo 21 mesi dall’inizio del genocidio israeliano, e di 7 fronti di guerra in sei paesi confinati e oltre 67 Mia di dollari di costi, sento l’impulso sano di dare la mia testimonianza. Nel caso di Gaza, che non è un conflitto ma un genocidio, la prima vittima è l’informazione. Non sono antisemita o pro-Palestina, e non appoggio nessuna inclinazione ideologica ed è un dovere difendere la memoria della Shoah, ebraica e universale. Ma se il sionismo è quello che vediamo oggi, non possiamo più difenderlo ma essere antisionisti etici, chiedendo giustizia e denunciando il protagonismo del l’Occidente.
La corrotta plutocrazia Il Ministero della Verità narra che Israele ha diritto a difendersi e che l’Iran non potrà mai possedere un’arma nucleare, senza evidenziare che senza la luce verde della corrotta plutocrazia statunitense, i criminali sionisti, non potrebbero certamente aggredire un paese grande cinque volte l’Italia e abitato da oltre novanta Mln di persone. Domandina: perché a Israele è concesso possedere l’arma atomica e all’Iran no? Adesso tutti si sentono vincitori della guerra dei 12 giorni e le menzogne prevalgono, come l’aggressione di Israele e degli USA all’Iran un paese sovrano in modalità preventiva, mentre nel caso della Russia si usano altri standard e si invocano le convenzioni ONU o il tribunale dell’AIA finanziati dai soliti noti. Nessuna sanzione per Israele anzi appoggio incondizionato, mentre nell’altro vero conflitto l’aggredito viene sostenuto militarmente, politicamente facendo poi pagare il conto ai cittadini della tanto democratica EU. Dal Gaza-Riviera di Trump (episodio grottesco e crudele), a “Genocide Joe” (Biden) che ha vigorosamente sostenuto l’assedio definendolo “legittima difesa”. Il codino biondo si è persino prodigato in una strategia volta ad affamare la popolazione, privandola delle cure mediche di base, dell’acqua e dell’elettricità. Dovremmo boicottare ogni evento sportivo e musicale in cui partecipa Israele, o fare sapere agli ignari il ruolo dell’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee)? Si tratta della più potente lobby sionista mondiale composta da democratici e repubblicani, cui anche Trump, deve genuflettersi. Attendiamo un approfondimento dal duetto Mentana-Gruber in un lapsus di onestà intellettuale. Mentana che durante l’intervista a Netanyahu da La7 nell’ottobre 2023 introduce: “È giusto ascoltare anche la voce della democrazia ferita”. Con quella frase si esprime il potere mitopoietico del giornalismo come apparato.
L’operazione “Rising Lion” (leone nascente) scelta per l’attacco lanciato da Israele contro l’Iran, richiama un versetto biblico sulla forza d’Israele e il leone della bandiera persiana pre-1979. Si tratta di un simbolo monarchico e spirituale poi rimosso dal regime islamico: un messaggio al popolo iraniano e ai suoi leader. Per Netanyahu, l’operazione ha un significato esistenziale data la minaccia atomica iraniana. Il significato di “Rising Lion” deriva da un versetto della Bibbia, che in maniera più estesa è contenuto nel Libro dei Numeri, capitolo 23, versetto 24 e recita: “Ecco, un popolo si alza come leonessa e si drizza come leone; non si coricherà finché non abbia divorato la preda e bevuto il sangue delle vittime.” È anche un forte messaggio politico, essendo il leone un omaggio all’animale raffigurato sulla bandiera iraniana prima della rivoluzione khomeinista del 1979. Venne poi sostituito dall’attuale simbolo stilizzato della parola “Allah” al centro della bandiera. In sintesi, ” leone nascente ” non è solo un semplice nome in codice militare: è una dichiarazione simbolica a più livelli, che combina un richiamo alla forza e alla determinazione biblica di Israele. È un potente messaggio politico rivolto alla storia e all’identità iraniana, che attraverso questa scelta nominale, cerca di destabilizzare il regime magari con un “regime-change” e anche di influenzare la percezione del conflitto agli occhi del mondo.
L’Impero si ricompatta contro l’Iran Il pretesto di fermare il programma nucleare iraniano è il nuovo mantra ripetuto da politici e media, come fu per le armi di distruzione di massa in Iraq. L’attacco era programmato da tempo, tanto più che l’Iran non dispone dell’arma atomica (a differenza di Israele) e quindi per riconquistare la totale egemonia da parte degli USA e di Israele nel quadrante mediorientale. La strategia di base e di rispostare gli equilibri a livello mondiale sferrando un colpo durissimo non solo per i movimenti di liberazione nazionale palestinesi e libanesi che resterebbero isolati, ma anche per la Russia e la Cina e l’intero blocco all’area dei BRICS, che subirebbe una oggettiva e durissima battuta d’arresto. La storia si ripete ad ogni guerra che l’Impero provoca. Accedere a massicce risorse energetiche, controllare le vie di comunicazione fondamentali (lo stretto di Hormuz e il Mar Rosso) dove transita una enorme quantità di merci, e infliggere un duro colpo alle ambizioni economiche e commerciali della Cina, interrompendo la sua “Belt and Road Initiative”, meglio nota come Nuova Via della Seta. Cosa è rimasto delle promesse elettorali del Tycoon, che avrebbe dovuto chiudere nel giro di poco tempo le disastrose situazioni belliche in corso? È noto che il potere decisionale è di quelle forze economiche che (più di 16 Mia spesi durante l’ultima campagna elettorale, provenienti in gran parte dal mondo corporate) – controllano chi viene eletto. Con in gioco il gas, il petrolio, i profitti sulla produzione di armi o il rischio per gli USA di perdere il ruolo di potenza economica dominante e la sovranità monetaria globale, oltre all’esplosione economica della Cina e l’avvento dei Brics+, le scelte sono obbligate. I frontmen che dobbiamo subirci ogni giorno nei tg sono tutti esecutori e ricattabili di un piano disegnato altrove, cui non è dato opporsi. Esempio nostrano il nostro cameriere di turno Tajani: “Non possiamo permettere che l’Iran abbia la bomba atomica perché potrebbe minacciare l’intero Medioriente. Vogliamo la pace tramite la via diplomatica”.
Da non storico tenterò di attenermi ai fatti più rivelanti, per suscitare delle domande da porsi sia al proprio raziocinio come alla propria coscienza. È comodo pronunciare adesso il verbo fino a qualche mese fa proibito dai padroni del palco: “Fermiamo il genocidio a Gaza”. Come non evidenziare l’opportunismo machiavellico a scopo elettorale delle sinistre, che ultimamente dopo oltre 21 mesi di silenzio condannano in senso politico e militare Israele, esprimono empatia per i condannati di Gaza City e in Cisgiordania e Siria. Mentre lontano dei riflettori, si rinnovano i contratti del nostro maggior azionista e fornitori di armi Leonardo. Come per il Covid e l’economia Green si sbraita dall’opposizione e si votano in coro i provvedimenti imposte dalle lobby. Il giornalista di parte Ferrara da “Il Foglio” dichiara: “Un popolo che voglia sopravvivere… non si lascia ricattare da un esercito terrorista che si fa scudo di ostaggi”. Uscire dalla palude delle menzogne è la decostruzione di questo linguaggio, affinché tra qualche anno, quando i corpi saranno polvere, anche i nostri, resteranno le parole. Israele non ha nessuna opposizione concreta contro il genocidio perpetrato a Gaza dall’IDF e gli Houthi, sono i soli a fare qualcosa perlomeno per infastidirli. I loro lanci di missili su Israele mettono in evidenza la gigantesca frode che è stata confezionata negli anni ’80 sul falso mito di uno scudo antiaereo. I bravi storici (che nessuno leggerà) ricorderanno chi le ha scritte. Nomi, cognomi, dietro l’indecenza. La vera potenza del linguaggio, anch’esso genocidio, a difesa dello stato sionista si esprime quando il titolo dice “escalation” e non “massacro”. Quando si scrive “bambini morti” al passivo, senza dire chi li ha uccisi. Quando si evocano “scudi umani” per occultare i crateri o bonifica del quartiere per non dire cancellazione di zone abitate, rese polvere di sabbia e macerie per la pulizia etnica in atto. In questo teatro mediatico dove Gaza si è trasformata in un laboratorio di storytelling, i morti scompaiono nei racconti dei media occidentali, che trasforma un genocidio in un “conflitto complesso”, i carnefici in vittime e i testimoni in “antisemiti”. Ogni scuola bombardata diventa un “covo di terroristi”, ogni ospedale distrutto nascondeva “tunnel di Hamas”, ogni giornalista ucciso era un “combattente travestito”. In questa martoriata città dove sono ammassati due milioni di esseri umani non si parla più di guerra ma di operazione, non più di bombardamenti ma di attacchi chirurgici, non più di civili morti ma di danni collaterali. È un linguaggio marketing modellato dagli “spin doctor” che trasformano la realtà in una storia formattata per l’opinione pubblica occidentale da addomesticare. Ho scovato tra decine di fonti e opinionisti di professione, notizie insolite che il gregge tecnodipendente non percepirà perché la loro mente percepisce le guerre e le sofferenze come qualcosa che non li riguarda come le politiche lontane dai loro radar d’interesse. Senza falsi moralismi o soluzioni messianiche, le mie pillole avvelenate sui criminali responsabili di ciò che seguirà, hanno lo scopo di chiedervi il motivo perché tutto ciò viene messo in atto e consentito e se possiamo fermarlo? Propongo questo interessante articolo: Sionismo come colonialismo di insediamento. leggi
L’impunità israeliana e il motivo dell’incantesimo che la circonda e di tutte le titubanze del mondo intero nella sua indifferenza o impotenza. Ecco alcuni punti che meritano considerazione.
1) In Israele sono presenti quasi tutte le grandi aziende del mondo, attive in numerosi accordi di investimento con le industrie e le autorità locali e per alimentare un giro di startup. Nuove aziende che nascono e muoiono in breve tempo per seguire l’onda del mercato e come strumenti per l’evasione fiscale e il riciclaggio. Nell’ultimo decennio ci sono stati verso Israele più di diciassettemila viaggi di parlamentari occidentali, o membri del loro staff, superando tutti quelli dell’emisfero occidentale e l’Africa messi insieme. I parlamentari o manager che viaggiano a carico di organizzazioni caritatevoli, non pagano tasse e soggiornano in hotel di lusso spesso con la famiglia, configurano già il reato di corruzione. È sconcertante, che questi “visitatori” non fanno solo standing ovation a Netanyahu, ma stanziano decine di Mrd di dollari ogni anno a suo favore, riscuotendo poi al riparo da qualsiasi controllo la loro parte del bottino. Questi spiega l’impunità israeliana, legata a quella delle cleptocrazie.
2) Alcuni dati o stime dalla regia della mattanza che si preoccupa di fornirci i dati e le immagini da potere mostrare, ben velati dalla realtà: Bambini col cranio forato, intere famiglie cinicamente massacrate, ambulanze colpite da missili, un intero popolo ridotto alla fame fino a crepare, ospedali bombardati senza scrupolo, giornalisti deliberatamente uccisi (oltre 200), navi umanitarie sequestrate in acque internazionali…cos’altro ancora dopo quasi 70.000 morti accertati e 200.000 dispersi, di cui 25.000 bambini? Nonostante la “distrazione” dell’ignobile attacco all’Iran di questi giorni, la mattanza continua. Ricordo qualche mese fa, la notizia della tregua mi aveva emotivamente provato. Vedere i palestinesi che pregano, cantano, festeggiano e tornano a casa percorrendo chilometri e chilometri di nulla, di macerie e di sabbia, con una gioia e una forza immense, non hanno fermato le mie lacrime. L’occupazione, l’apartheid, la deportazione ed il genocidio non sono figli del 7 ottobre, ma di 76 anni di oppressione. Israele non ha nessuna intenzione di fermare la colonizzazione, inventando nuove scuse, attribuire nuove colpe, giustificarsi in altri modi. Ma lo scopo è solo uno: impadronirsi di tutto il territorio palestinese (e non solo) per edificare un unico stato con un’unica etnia e un’unica religione. Quindi i palestinesi devono sloggiare o morire.
3) L’occupazione non costituisce un onere finanziario per Israele, ma un prezioso terreno di prova per nuove attrezzature destinate a una potenza militare mondiale al servizio di altri eserciti in tutto il mondo. Israele lotta per ritagliarsi un posto nel complesso militare-industriale transnazionale.
4) Quando Israele evoca la necessità di mettere in sicurezza i propri, l’Europa pensa a Frontex e ai propri muri anti-migranti. Quando Israele giustifica la sorveglianza di massa della popolazione araba, l’Europa riconosce le proprie pratiche nei suoi quartieri “sensibili”. Come in un riflesso i leader europei guardano Gaza senza intervenire, perché vi vedono il proprio riflesso.
5) Embrioni distrutti Nessuno viene risparmiato, nemmeno gli embrioni di un centro di fecondazione in vitro bombardato intenzionalmente nel dicembre 2023. Secondo un rapporto di una commissione d’inchiesta internazionale delle ONU, sono stati distrutti circa 4.000 embrioni in una clinica che accoglieva tra i 2.000 e i 3.000 pazienti al mese a Gaza. Cancellare il futuro prima ancora che vedesse la luce e decidere chi può vivere e chi deve morire. Giulio Andreotti nel corso di un dibattito al Senato nel 2006, durante la crisi in Libano disse: “Credo che ognuno di noi, se fosse nato in un campo di concentramento e non avesse da cinquant’anni nessuna prospettiva di poter dare ai propri figli un avvenire, sarebbe un terrorista”.
La dottrina suprematista chiamata sionismo, oggi, non è più una dottrina di autodifesa ebraica. È diventato, concretamente, una dottrina suprematista, segregazionista, esclusivista. Questa ideologia politico-religiosa è unica nel mondo occidentale a essere al potere in uno Stato armato fino ai denti, che gode dell’impunità diplomatica delle democrazie occidentali e del sostegno economico-militare di Washington. La maggioranza della popolazione israeliana sostiene le operazioni militari, la retorica dell’annientamento del nemico, la giustificazione preventiva dell’uso della forza come unica grammatica geopolitica. In questa democrazia del Medio Oriente, che esclude per legge Milioni di palestinesi dal diritto di voto, confina due Milioni di persone a Gaza in una prigione a cielo aperto, militarizza la scuola, la religione, l’identità in cui solo il popolo ebraico ha diritto all’autodeterminazione possiamo ancora parlare di democrazia? Un progetto etnocratico protetto da una dottrina teologica in cui le conquiste territoriali sono un’eredità divina, usando la Bibbia come mappa politica, dei rabbini come consiglieri militari e dei coloni come avanguardia armata. È un fanatismo centrale e benedetto, non censurato.
Una struttura coloniale che riproduce i meccanismi classici del colonialismo d’insediamento: occupazione del territorio, esproprio delle risorse, segregazione e cancellazione dell’identità della popolazione indigena. Nel caso israeliano, ciò avviene con l’uso di tecnologia, intelligence, retorica democratica e media embedded. Questa struttura è evidente negli insediamenti illegali in Cisgiordania, con oltre 700.000 coloni sostenuti da fondi pubblici israeliani, che costruiscono strade a loro riservate, nei checkpoint e nel muro dell’apartheid che separa villaggi, distrugge campi e spezza la continuità territoriale. I palestinesi sono ridotti a cittadini di serie B. Questa colonizzazione è una sostituzione etnica lenta e normalizzata, difesa dalle diplomazie occidentali che promuovono i diritti umani, ma sostengono un’occupazione militare e la negazione dei diritti fondamentali a Milioni di persone.
Laboratorio Palestina (Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo). È sufficiente Leggere l’autorevole libro e il commento di Noam Chomsky: “Un tragico e inquietante resoconto di come Israele sia diventato un fornitore di strumenti di violenza e repressione brutale, dal Guatemala al Myanmar e ovunque se ne sia presentata l’occasione”. Gaza è il laboratorio della guerra e la Palestina il terreno di prova per tecnologie di sorveglianza, controllo e confinamento che vengono poi applicate nei conflitti globali. Come stupirsi del doppio standard nella dicotomia “aggressore-aggredito”, quando le aziende europee di armamenti testano le loro innovazioni prima di dispiegare nei sobborghi francesi o nei campi profughi? Parlo di tecnologie come il riconoscimento facciale, la sorveglianza digitale e il controllo delle frontiere, già sperimentate sui gazawi. L’aggravarsi della crisi climatica sarà per il settore della difesa israeliano un business senza precedenti. In futuro i governi non reagiranno con misure distensive per contrastare il riscaldamento globale, ma si ghettizzeranno, seguendo l’esempio di Israele, costruendo muri e frontiere più rigide, sorveglianza dei rifugiati, riconoscimento facciale, droni, recinzioni intelligenti e banche dati biometriche. Ora capiamo l’impunità di Israele da parte dei governi europei, le cui aziende di armamenti non sono semplici spettatori ma complici di questo assedio e promotori del win-win: vedono in gaza il proprio riflesso.
Non basta una piazza ne servirebbero cento per ogni settimana e in ogni città. Non basta un palco, per volere difendere il diritto di esistere di un popolo, ma una campagna politica quotidiana, popolare e visibile. La pace è possibile se si riconosce la realtà, che si chiama occupazione, esproprio, apartheid e colonialismo sionista. Diamole il nome che si merita per cominciare a smontarlo, restituendo ai palestinesi non solo la terra, ma la dignità e visibilità, capiti, difesi. La verità va detta con dolore e i palestinesi difficilmente avranno un loro stato, almeno nel futuro prossimo, con questa Israele. Basta con questo silenzio complice. Diciamo le cose come stanno, senza più ipocrisie, slogan e diplomazie assassine. Anche se queste mie parole non serviranno, ma almeno sono senza veli.
Mario Pluchino
“Chi combatte con i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.” (Al di là del bene e del male- Nietzsche)
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