
Oggi riprendono le attività scolastiche nel cantone di Zurigo, come anche in altre parti della Svizzera, quali Lucerna, Uri, Zugo e Ginevra. In alcune zone, invece, hanno già ripreso da diversi giorni, come nel cantone Svitto (11 agosto), o al contrario, altrove la scuola riprenderà a fine mese (28 agosto), precisamente a Friburgo. Questo è indice di quella che si presenta come indipendenza cantonale svizzera, un principio fondamentale del sistema politico elvetico che si fonda su un‘ampia autonomia cantonale.
Questo tipo di indipendenza e di autonomia di gestione caratterizza anche il rapporto della Svizzera rispetto agli altri Paesi europei in un quadro più ampio di politica estera, tanto che storicamente la Nazione si è guadagnata l‘appellativo di Paese Neutrale.
La proverbiale indipendenza della Svizzera ha un caro prezzo da pagare e il conto salato è quello che ha presentato Donald Trump nella guerra dei dazi. La Svizzera, infatti, essendo economicamente e politicamente indipendente da tutti gli altri Stati, deve anche negoziare individualmente con gli USA e si trova in una situazione di svantaggio che raramente ha riguardato la Confederazione.
Così, lo scorso 7 agosto è entrata in vigore la tariffazione al 39% dei dazi imposti dall‘amministrazione Trump, un trattamento riservato davvero a pochi! La Svizzera, infatti, si trova ad essere in questo momento uno dei pochi Paesi a cui è stata applicata una tariffa cosÍ alta e che avrà delle conseguenze davvero amare per l‘economia Elvetica.
I dazi al 39% sono realmente una sfida economica complessa per la Svizzera, poiché porta con sé numerosi pericoli come il rischio di stagnazione, la perdita di numerosi posti di lavoro, danni ingenti all‘export e soprattutto i dazi così alti rappresentano una vera e propria batosta per le piccole e medie imprese elvetiche che avrebbero difficoltà concrete ad adattarsi alle nuove tariffe. E a nulla è valsa la visita a Washington della delegazione svizzera guidata dalla presidente Karin Keller-Sutter nella speranza di un accordo: la proposta alternativa con dazi al 10% è stata respinta dagli USA e non c‘è stato neanche nessun incontro diretto con il presidente Trump!
Così tutti parlano di shock da dazi. Il Consiglio federale ha espresso “profondo rammarico“ alle nuove tariffe, ma è un modo più contenuto per non dire di essere sotto shock; le associazioni come Economiesuisse hanno giudicato le nuove tariffe “ingiustificate”, mentre le piccole e medie imprese denunciano forte preoccupazione per lo svantaggio economico. Il Tages-Anzeiger ha definito i dazi americani un “disastro nazionale“ che intacca la facciata di affidabilità degli USA, mentre l‘opinione pubblica comincia a guardare in maniera diversa la necessità di un avvicinamento politico e strutturale all‘Unione europea (che è riuscita ad ottenere i dazi al 15%). Infatti, la situazione scopre una questione dolente che invece la Svizzera ha sempre presentato come tratto distintivo: l‘individualità politica e la famosa neutralità Svizzera sono ancora un punto di forza della Nazione? Forse, alla luce del nuovo quadro geopolitico violentemente imposto dall‘amministrazione americana e difronte al trattamento che il presidente Trump ha riservato alla Confederazione, questa conclamata neutralità Svizzera risulta essere invece il suo più grande punto di vulnerabilità.
Redazione La Pagina