Cominciamo con la politica e con l’approvazione, nel Consiglio dei ministri del piano che, nelle intenzioni del premier, dovrebbe iniziare a dare una “frustata all’economia”. Il piano era stato annunciato una settimana prima, in seguito alla proposta di Giuliano Amato di far pagare a un terzo degli italiani (i ricchi e buona parte del ceto medio) una patrimoniale per ridurre il debito pubblico. Il ragionamento di Amato è che una volta che il debito sarà ridotto, si potrà pensare alla crescita economica. Sul Corriere della Sera è intervenuto il premier per dire no alla patrimoniale, perché se non si interviene sulla virtuosità della spesa, il debito si ricreerà sempre.
Poi, il giorno dopo, l’annuncio della “frustrata all‘economia” che ha lo scopo di creare più ricchezza e più posti di lavoro incentivando le imprese e l’occupazione dei giovani. È quello che è stato fatto, appunto, nel Consiglio dei ministri, dove il governo ha presentato la modifica costituzionale degli articoli 41 e 118.
In sostanza, con la riforma costituzionale (la legge necessita di due passaggi alla Camera e al Senato) si creerebbe la liberalizzazione dai vincoli, che sono l’ostacolo maggiore al lavoro autonomo. In più, questa riforma è accompagnata dal rilancio del piano casa, dal piano Sud (l’85% delle risorse) con un ulteriore finanziamento delle grandi opere. L’obiettivo per il 2011 è di far arrivare all’1,5 e non allo 0,8% l’aumento del Pil e al 3-4% entro i prossimi cinque anni.
La “frustata” è stata ben accolta dalla Confindustria, meno dalle opposizioni e dalla Cgil, che hanno parlato di “minestra riscaldata” e di bluff. In realtà, di riscaldato c’è solo il piano casa, che è una legge approvata l’anno scorso e non applicata, nel senso che all’ampliamento della casa (compatibilmente con i vincoli paesaggistici) e ai vantaggi fiscali hanno fatto ricorso in pochi. Di qui il rilancio della legge stessa.
La “frustata” è uno dei tasselli di un piano che verrà aggiornato nel corso del tempo, vedasi, ad esempio, la riforma delle aliquote sul reddito. Comunque, fin qui si tratta di normale dialettica tra maggioranza e opposizioni.
Il fatto è che la politica è inquinata e paralizzata dall’aggressione mediatica e giudiziaria cui è sottoposto il premier, con la richiesta del processo immediato su due imputazioni, l’istigazione alla prostituzione minorile e la concussione, che poi è una telefonata fatta dal premier stesso alla questura di Milano per sollecitare l’affidamento della marocchina con regolare permesso in Italia Ruby, alla consigliere regionale Nicole Minetti.
Ricapitoliamo. I pm di Milano l’accusano di concussione quando, invece, l’indagine del ministero degli Interni ha accertato che “è stato tutto regolare” (è il funzionario stesso della questura che l’ha dichiarato) e l’accusano di istigazione alla prostituzione minorile di Ruby la quale, a sua volta, dichiara che mai ha avuto rapporti sessuali con il premier.
Per i pm di Milano non bastano le testimonianze delle presunte vittime e vogliono processare il premier. La realtà è che la magistratura milanese politicizzata vuole creare attorno al premier delegittimazione morale e condannarlo per raggiungere un solo obiettivo: farlo dimettere. Berlusconi non ci sta, si difende e invoca l’autorità del Parlamento che ha rispedito gli atti alla procura di Milano ritenendola non legittimata a mettere sotto accusa il premier, in quanto deve essere giudicato dai tre magistrati che formano il tribunale dei ministri.
Le opposizioni cavalcano l’aggressione politica e quel che è peggio a chiedere le dimissioni di un potere dello Stato è il presidente della Camera, diventato nemico del premier perché costui non si è dimesso come voleva lui per prendere il suo posto.
Ecco, questo è il quadro in cui matura l’incontro tra il Capo dello Stato e il premier. Napolitano invita il premier ad abbassare i toni, il premier ribatte che non è lui che aggredisce, ma che è la vittima degli attacchi. Nel comunicato di precisazione, il Quirinale, di fronte a chi accusa il premier di aver detto parole offensive, condanna i virgolettati che la stampa gli attribuisce e puntualizza che il presidente del Consiglio non ha mai detto nulla del genere, ma poi reitera l’invito ad abbassare i toni.
La polemica, semmai, da parte del Pdl, è una sola ed è una domanda: perché l’invito alla compostezza è rivolto solo al premier e non invece a coloro che fomentano le aggressioni politiche, giudiziarie e mediatiche? Nel comunicato del Quirinale, però, c’è un accenno alle elezioni anticipate se il clima di scontro istituzionale non cesserà, con il premier che fa sapere che le elezioni anticipate sarebbero un danno all’Italia e alla sua economia e che comunque il governo dispone di una maggioranza solida, per cui senza il consenso del premier lo scioglimento delle Camere sarebbe politicamente e costituzionalmente incomprensibile.