Sui flussi di clandestini e profughi provenienti dai Paesi del Nord Africa in seguito agli sconvolgimenti in Tunisia e in Egitto e alla guerra in Libia, il dibattito in Italia, per dirla con Ennio Flaiano, sta rivelando “poche idee, ma confuse”.
C’è chi dice, come D’Alema che ogni volta che ha gestito qualcosa ha fallito, che bisogna accoglierli tutti; chi, come fa Bossi tanto sbrigativamente da sembrare un frequentatore da bar sport, che bisogna rispedirli tutti nei loro Paesi, senza nessun indennizzo; chi, come Casini, che bisogna accogliere i profughi e rispedire chi proviene dall’Egitto e dalla Tunisia perché in questi Paesi non c’è più la dittatura e dunque, visto che hanno lottato per la democrazia, non avrebbero motivo per fuggire. Come se non esistesse la povertà.
Il ministro degli Esteri Frattini e quello degl’Interni, Maroni, hanno precisato che l’Italia ha chiesto all’Ue di farsi carico del problema degli immigrati e che l’eventuale indennizzo di 1700 euro ad ogni immigrato che accetti di rientrare nel suo Paese sarebbe a carico dell’Unione Europea, ma non è così che si affronta un problema delicato e complesso.
Accogliere un immigrato non è uno slogan, è una cosa seria, significa garantirgli un lavoro e uno stipendio, solo in questo modo gli si garantisce una casa e una dignità. Viste le proporzioni dei flussi, o si è in grado di garantire ciò o le porte aperte non solo non sono una soluzione, ma aggravano le cose, perché per migliaia di persone senza lavoro la via più semplice sarebbe la criminalità, con tutto quel che ne consegue in termini di lacerazioni umane e sociali.
D’altra parte, l’Ue, sollecitata da Maroni, ha risposto che nessun Paese è disposto ad accogliere gli immigrati. Stando così la situazione, la tanto sbandierata solidarietà umana diventa solo una parola vuota. Quello dell’indennizzo, poi, appare un provvedimento non solo tappabuchi, ma anche pericoloso, perché potrebbe solo far aumentare il mercato dei flussi se non altro allo scopo di ricevere l’indennizzo e l’Italia potrebbe diventare il bancomat per centinaia di migliaia di profughi e clandestini, senza contare il proliferare delle organizzazioni criminali per organizzare i viaggi.
Ed allora? L’unica idea sensata l’ha formulata Tremonti, ma per essere realizzata ci vorrebbe l’accordo e la determinazione di tutti i Paesi più industrializzati del mondo e di tutti i membri dell’Ue. Tremonti ha strutturato la sua proposta in tre punti. Il primo è che coi problemi che ha, l’Unione non è in grado di accogliere clandestini e profughi, quindi come misura tampone va bene concedere l’indennizzo, ma solo a quelli che già sono arrivati in Italia; il secondo è che l’Unione non solo deve mettere in atto dei blocchi navali per impedire nuovi flussi, ma deve, con una specie di piano Marshall, aiutare i Paesi del Nord Africa, specialmente tramite le organizzazioni di volontariato, a crescere economicamente e culturalmente; il terzo – la novità – è che tutto questo sforzo economico ed umanitario si possa fare – solo che lo si voglia davvero – destinando allo scopo un prelievo dall’Iva. In poche parole, con pochi spiccioli da parte dei cittadini di tutti i Paesi si creerebbe una massa finanziaria utile a far decollare, con il lavoro, la formazione e lo sviluppo, l’economia dei Paesi poveri. Senza gravare, se non di poco, sui bilanci dello Stato e dei cittadini.
La proposta sembra seria, razionale e fattibile.