Se da un lato il mondo celebra la sessantesima giornata mondiale del rifugiato,
in Svizzera invece aumentano i casi di razzismo contro chi è “diverso”
Sembrerebbe quasi assurdo ai giorni nostri dover tornare a parlare di razzismo, soprattutto in una terra come la Svizzera dove tanti stranieri hanno trovato ospitalità, un lavoro e si sono perfettamente integrati con la popolazione autoctona.
Una delle caratteristiche più evidenti di questo Paese è la diversità delle etnie che vi abitano e, nonostante in passato vi siano stati episodi non trascurabili di razzismo, come la campagna discriminatoria di Schwarzenbach che molti nostri connazionali ricordano vivamente, la Svizzera ha saputo affrontare queste situazioni diventando quasi la più ospitale delle terre.
Dispiace, quindi, sentire che ancora oggi circolano notizie riguardanti l’aumento dei casi di razzismo in terra elvetica.
Senza dubbio non sorprende che in piccola parte lo spirito di Schwarzenbach e della sua campagna anti-stranieri sia sopravvisuto in quelle iniziative e in quelle campagne discriminatorie che poco hanno di sana ideologia politica e lasciano spazio solo allo sconcerto.
Come non ricordare la campagna a favore dell’espulsione dei criminali stranieri dove il partito di Blocher ha utilizzato un accostamento fotografico da lasciare senza fiato. E non era certo un caso, visto che lo stesso partito si è fatto spesso promotore di iniziative xenofobe con ratti famelici e pecore nere.
Ecco, dopo aver visto tutto questo lo straniero in Svizzera deve anche sentire di peggio quando si tratta di guardare ai dati: pare, infatti, che i casi di razzismo siano sensibilmente aumentati in particolare ai danni di neri e musulmani.
Le segnalazioni, lo scorso anno, sono state 178, sedici in più rispetto al 2009 e la cosa preoccupante è che le cifre potrebbero rappresentare soltanto la punta dell’iceberg.
Vero è che forse le mire razzistiche sono puntate verso altri bersagli rispetto agli anni indietro, ma cambiando l’obiettivo non cambia la condanna all’azione, anche solo all’idea.
Come si legge nel rapporto del dipartimento DFI e del servizio per la lotta al razzismo, fino agli anni ‘70 gli stranieri da respingere ed emarginare per eccellenza erano gli italiani, soprattutto meridionali.
Oggi, invece, la Svizzera rivendica una certa “italianità”. Agli inizi degli anni ‘90, gli stranieri meno graditi in Svizzera erano gli albanesi del Kosovo. Adesso, invece, sono sopratutto le persone di colore ed i musulmani a dover subire discriminazioni.
In maniera specifica, l’ultimo rapporto in materia, pubblicato dalla Commissione federale contro il razzismo, segna i tratti delle possibili vittime, identificate sia in persone già in possesso della nazionalità svizzera, sia negli stranieri e nei migranti. Le vittime, dirette o indirette, sono soprattutto uomini.
Il fenomeno si manifesta in particolare negli spazi pubblici, nel mondo del lavoro e nei contatti con le forze di polizia, attraverso esternazioni offensive e lesive della dignità della persona.
Gli incidenti segnalati alla “Rete di consulenza per le vittime del razzismo” sono di vario genere e spaziano dal razzismo latente fino ad episodi violenti. Dal rapporto emerge inoltre che gli accusati abusano sovente della loro posizione di potere socioeconomico per discriminare direttamente o indirettamente le vittime anche sul posto di lavoro.
Parlando di numeri, una nota agenzia svizzera pubblica i dati precisi che riguardano i tre gruppi più esposti al pericolo di discriminazione razziale: le persone provenienti dall’Africa subsahariana (42 casi), dall’Europa centrale (26) e dal Nord Africa (23). I casi di islamofobia segnalati sono stati complessivamente 23.
Sono dati che senza dubbio gettano nello sconforto chi invece ha tanto lottato e lotta tutt’oggi contro queste ingiustizie e che fa perdere un po’ il senso e la bellezza di iniziative celebrative, come la 60a giornata mondiale del rifugiato che ricorre proprio in questi giorni.
1 commento
ciao,
ho 23 anni e sono albanese d’origine.
in 21 anni che abito in svizzera non mi sono mai integrato pienamente, a causa della mancanza di rispetto che la gente ed i media hanno nei confronti del popolo albanese.
Ieri ho letto l’ennesimo offensivo cartellone pubblicitario dell’udc, il quale dice “fuori gli stranieri”.
Tutt’oggi mi sento Albanese col passaporto svizzero.