Per magistrati e giudici non ci sono dubbi, Salvatore Parolisi è l’assassino di sua moglie Melania Rea e il movente è passionale, ma adesso spunta anche un tesoretto segreto
I delitti che hanno fatto parlare di sé per mesi e mesi e di cui ancora si continuerà a parlare sui giornali e in tv, oltre che in tribunale, sono tre: Sarah Scazzi, Yara Gambirasio e Melania Rea. Il primo ha due presunti colpevoli che sono in prigione in attesa di giudizio: che l’assassina sia la cugina Sabrina o la zia Cosima o tutte e due non si sa ancora, ma il verdetto del tribunale comunque punirà chi è colpevole perché la verità potrà essere accertata. Diverso il caso di Yara Gambirasio: si naviga nel buio più fitto, si sa come e quando è stata uccisa la ragazza, ma non si sa chi l’ha sequestrata e poi ferita a morte. Se si troverà un giorno il colpevole, sarà per puro caso. Il terzo delitto, quello di Melania Rea, scomparsa il 18 aprile di quest’anno e trovata cadavere due giorni dopo, uccisa con 32 coltellate, vede un solo imputato, il marito Salvatore Parolisi, che si professa innocente, ma contro cui ci sono molti indizi raccolti dagli inquirenti.
Il tribunale del riesame de L’Aquila, la settimana scorsa, ha ascoltato la difesa dell’unico imputato e dei suoi avvocati e consulenti, ma alla fine ha deciso di non concedergli la scarcerazione. In pratica, i nuovi giudici ritengono che quanto fatto e deciso prima dai magistrati inquirenti di Ascoli Piceno e poi da quelli di Teramo, corrisponda ad un’impalcatura accusatoria fondata e solida, ed hanno motivato la mancata scarcerazione con la possibilità che possa commettere ulteriori reati. Salvatore Parolisi, dopo aver scelto, su consiglio dei suoi avvocati, di avvalersi della facoltà di non rispondere, aveva anticipato che davanti al tribunale del riesame de L’Aquila avrebbe parlato. In effetti, lo ha fatto, ma non ha aggiunto nessun particolare che potesse smentire la ricostruzione degli inquirenti. Ha detto che quel giorno, alle ore 14 e 45, lui, la moglie e la figlia si trovavano a Campo San Marco e che pochi minuti dopo la moglie si assentò per andare al bagno ma non fece più ritorno. La ritrovarono, come detto, due giorni dopo, nella pineta di Ripe di Civitella (Teramo), distante da San Marco ben dieci chilometri. Gli accertamenti sul corpo della donna hanno rivelato che era morta due giorni prima e in quel luogo. Salvatore Parolisi è stato arrestato perché due telefonate fatte da un’amica di sua moglie al telefono di Melania verso l’orario in cui Parolisi dichiara che tutta la famiglia era a San Marco hanno agganciato la cella di Ripe di Civitella. Poi, perché sulla bocca di Melania è stata trovata una traccia biologica del marito che, secondo gli esperti, non poteva che essere stata lasciata poco tempo prima di morire. Insomma, prima di ammazzarla con tante coltellate, il marito l’avrebbe baciata. Poi, ancora, perché le modalità del delitto sarebbero tipiche di chi è preso da un sentimento di amore-odio nei confronti della vittima, amore e odio dovuto alla relazione extraconiugale di Parolisi con la recluta Ludovica Perrone.
Un’altra prova, per gli inquirenti, sono una serie di intercettazioni tra Salvatore e Ludovica, in cui Ludovica dice che non c’è bisogno di ammazzarla, ma solo di andare da un avvocato per mettere fine alla relazione con una donna che lui non amava più e che dei soldi non gliene fregava nulla. Il movente del delitto, sempre a giudizio dei magistrati, è quello passionale, ma spunta un tesoretto di 90 mila euro su un conto di cui solo lui aveva la firma. Gli avvocati hanno detto ai giudici del tribunale del riesame che di tracce biologiche sul corpo di Melania ne sono state ritrovate più di una, in particolare i capelli di donna e tracce biologiche sotto l’unghia; che è stata fotografata una macchina a Campo San Marco nell’ora in cui Parolisi ha detto di trovarsi là con moglie e figlia; che l’aggancio alla cella di Ripe di Civitella e sovrapponibile a quella di Campo San Marco. Tutte osservazioni che i magistrati confutano in questo modo: la cella di Ripe di Civitella che ha agganciato il telefonino di Melania prova che lei quel giorno era a Ripe e stava o era già stata ammazzata, e non a Campo San Marco; la macchina fotografata prova che in quel punto è stata fotografata solo una macchina, la cui posizione non sarebbe compatibile con la descrizione fatta dallo stesso Salvatore Parolisi; delle tracce biologiche sulla bocca abbiamo già detto, delle altre o potrebbero dipendere da “altri fattori” (quelle sotto le unghie) o sono tentativi di depistaggio (i capelli femminili).
Per i giudici non ci sono altri colpevoli, c’è solo lui, e non ci sono altri moventi (le sortite nell’hôtel con le reclute dei caporali istruttori), ma solo quello passionale ed eventualmente quello economico. Parolisi voleva separarsi ma non voleva concedere molti soldi a Melania. Se la Cassazione non accoglierà il ricorso degli avvocati difensori, il processo si aprirà con un unico imputato, e se non finirà con una sentenza di colpevolezza sarà tutto da rifare, come è avvenuto e sta avvenendo per il caso di Chiara Poggi.