In agguato ansia e stress. Più a rischio donne, infermieri, medici e chi fa i turni
Gli americani la chiamano Holiday Blues, è la ‘sindrome da rientro’, la depressione post-vacanze che colpisce con il ritorno alla normale vita quotidiana. Forte ansia, emicrania, umore nero, nervosismo, sonnolenza i sintomi più comuni. Non si ha voglia di andare in ufficio, spesso insofferenti verso i colleghi e i propri capi. Statistiche ufficiali non ce ne sono, ma gli esperti confermano che la sindrome colpisce un’alta percentuale di persone appena tornata dalle vacanze. A soffrirne di più sarebbe proprio chi riponeva nel periodo di stacco dal lavoro grandi aspettative che poi sono andate deluse. Tra le categorie più a rischio gli infermieri, i medici e tutte le altre professioni impegnate nell’assistenza sociale, che hanno rapporti con gli utenti, ma anche chi lavora su più turni. Vittime soprattutto le donne che si dividono tra casa e lavoro, con il conto alla rovescia dell’inizio della scuola. Conferma Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di medicina del Lavoro dell’Inail: “Ci sono fattori che espongono a questa sindrome anche un numero importante di persone. Può senz’altro creare una situazione di ansia rientrare in modo brusco, dopo un lungo viaggio, magari a un posto fresco, caricandosi di impegni gestiti da altri nel periodo della nostra assenza, senza il passaggio delle consegne. In vacanza i ritmi sono diversi, siamo più inclini agli strappi alle regole nell’alimentazione, spesso non facciamo attività fisica. Per questo, prima ci si mette in carreggiata e prima ci si sentirà meglio’’. Vediamo, nel dettaglio, la ‘sindrome da rientro’.
Il sintomo più diffuso è l’ansia per la difficoltà a ripiombare nell’attivita’ lavorativa. Ma sono stati riscontrati anche emicranie, sonnolenza, irascibilità, apatia. Tale disagio se rimane entro certi limiti spazio-temporali, può essere considerato normale, in virtù del fatto che il riprendere le proprie attività, con i conseguenti ritmi e responsabilità assai diverse dal periodo di ferie, richiede all’individuo energie sia psicologiche che fisiche di riadattamento e di riavvicinamento ad organizzazione e progettualità di stampo lavorativo (e non solo). Se però il quadro sintomatologico della Sindrome da rientro permane non qualche giorno, ma per settimane e poi mesi, è opportuno rivolgersi ad uno specialista della salute mentale, per un’analisi approfondita che rilevi possibili veri e propri problemi psicologici. Altro evento psicologico che può subentrare al rientro da un periodo di vacanza può essere una temporanea amnesia circa i molteplici schemi mentali acquisiti per gestire le varie sfere vitali. Questo a causa della fisiologica deattivazione e cancellazione da parte del cervello (wash out) di alcuni passaggi mnemonici, in concomitanza di un periodo di non utilizzo e per poter agevolare il riposo. Gli esperti raccomandano di non catapultarsi al lavoro il giorno dopo il rientro ma di prendersi qualche giorno di ‘cuscinetto’ prima di recarsi in ufficio, anche per elaborare le esperienze fatte in vacanza. Questo vale soprattutto per chi lavora su più turni. Per evitare un sovraccarico di lavoro, sarebbe bene che al momento di andare in ferie non si lascino pratiche ancora da smaltire sia per non trovarsi sovraccaricati quando si rientra, sia per evitare che venga svolto da altri. Ciò vale soprattutto se non c’è una comunicazione corretta con il collega e per le professioni che hanno rapporti con gli utenti. Se possibile, un’altra cosa positiva è quella di cominciare gradualmente il lavoro, magari a metà settimana, oppure per i primi giorni ridurre l’orario lavorativo. Inoltre è importante riprendere al più presto uno stile di vita regolare con i giusti ritmi veglia-sonno e tutti i comportamenti che poi rientrano nelle corrette pratiche che ci aiutano nella prevenzione del complesso dei disagi psico-fisici e nella buona qualità dell’attività lavorativa.