A fine settembre la sentenza di secondo grado che potrebbe assolvere i due giovani dall’accusa di aver ucciso la giovane inglese meredith Kercher che studiava l’italiano a Perugia
La fine di settembre sarà la conferma di un incubo o l’inizio di una speranza per la giovane e bella americana Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i due fidanzati accusati di aver concorso nell’assassinio di Meredith Kercher, la giovane inglese che studiava italiano a Perugia e che fu uccisa nella notte tra il primo e il due novembre del 2007. Per quel delitto è in carcere con condanna definitiva a 16 anni per patteggiamento Rudi Guede, ivoriano, il cui Dna è stato ritrovato sul corpo della ragazza, con la quale aveva avuto un rapporto sessuale. Amanda Knox e Raffaele Sollecito furono condannati in primo grado a 25 e a 26 anni di carcere perché su un coltello della cucina di Amanda, che si ritiene essere stata l’arma del delitto, furono trovare tracce biologiche della ragazza. Queste tracce però sono state smentite dalla perizia del tribunale e dunque non possono costituire una prova e, siccome questa era l’unica, se ne deduce che dovrebbero essere assolti in secondo grado. Il tribunale ha anche negato nuove analisi, ritenendo che quelle già effettuate dai periti con risultanze scientificamente valide siano corrette. Ecco quello che ha detto la Corte a questo proposito: “È superfluo, perché gli accertamenti effettuati dai periti e gli elementi forniti dai consulenti consentono a questa Corte di formarsi un proprio ragionato convincimento”. In aula i pm avevano chiesto tre approfondimenti: il calcolo biostatistico sulle probabilità che il profilo individuato sul gancetto appartenga a Sollecito, di analizzare una traccia mai esaminata (sul coltello) e di riascoltare uno dei testimoni.
Niente da fare e ciò, a giudizio degli esperti, dovrebbe far pendere la bilancia della sentenza a favore dell’assoluzione dei due “fidanzatini”. Ecco le dichiarazioni dell’avvocato difensore di Raffaele Sollecito, Giulia Bongiorno: “I pm si sono opposti alle perizie fin dall’udienza preliminare e adesso ne vogliono un’altra. Personalmente non ho mai dubitato di poter arrivare all’assoluzione”. Questo processo ha appassionato l’opinione pubblica, assetata di gossip. Lei, ragazza giovane e bella, da alcuni è ritenuta un’ammaliatrice per il suo sguardo magnetico, da altri una ragazza acqua e sapone caduta in una situazione assurda che l’ha annichilita. Anche lui, Raffaele, è ritenuto un giovane perbene, ma anche un possibile personaggio dai lati oscuri. Certo è che i due hanno affrontato il processo e il carcere come un incubo da cui vorrebbero uscire al più presto e forse ha ragione lei, Amanda, quando, dopo la scoperta da parte dei periti delle prove fasulle ai loro danni, ha detto: “Siamo ancora nel tunnel, ma adesso vediamo la luce”. Luce che può arrivare alla fine di settembre con la sentenza assolutoria. A quest’evento pare si stiano preparando i genitori di Amanda ma anche i giornalisti americani che fin dall’inizio hanno seguito il processo. A dire il vero, non sempre con imparzialità, condannando la giustizia italiana per la facilità che la contraddistingue di tenere in carcere per anni gente la cui colpevolezza non è mai stata davvero dimostrata, come certificano le risultanze dei periti sulle tracce biologiche, condotte all’inizio senza criteri di validità scientifica. Poi, gli stessi giornalisti americani hanno subodorato l’affare derivante da un processo molto seguito anche negli Usa, perché Amanda
– su questo non c’è dubbio
– ha fatto presa sull’opinione pubblica che non l’ha mai considerata un’assassina o un’assetata di sesso. In caso di assoluzione, per Amanda e Raffaele si aprirebbero le porte del carcere e anche se i pm hanno già anticipato che ricorreranno in Cassazione per loro si aprirebbero anche quelle di una nuova vita. Certamente lei sarebbe accolta da eroina negli Usa, vittima della mala giustizia che avrebbe tenuto per 4 anni in prigione un’innocente, lui ritornerebbe rinato in Puglia, dove nessuno ha mai creduto alla colpevolezza di quel bravo ragazzo che in carcere ha trovato la forza di credere, nonostante tutto, nella giustizia e di laurearsi. E chissà che la storia, la loro storia d’amore, non continui al di fuori del carcere, rafforzata dalle comuni sofferenze e dagli sguardi scambiati nel corso delle udienze.