Di giorno un “primo ministro a tempo perso”, di notte “il politico più sexy” in circolazione: l’autoritratto di Silvio Berlusconi emerge dalle decine di telefonate allegate agli atti dell’inchiesta di Bari sul giro di ragazze ed escort reclutate da Giampaolo Tarantini per allietare le serate nelle sue residenze private
Di un “premier a tempo perso” l’Italia non ha bisogno, specie in questo momento, per questo Berlusconi deve salire al Quirinale a dimettersi: è questa la richiesta avanzata da tutte le opposizioni dopo la pubblicazione delle nuove intercettazioni nelle quali Silvio Berlusconi si definisce, appunto, presidente del Consiglio a “a tempo perso” per i suoi impegni notturni. “Vedi Marystell, io a tempo perso faccio il primo ministro”, dice alla Polanco, una delle Olgettine, le ragazze che vivevano negli appartamenti alle porte di Milano pagati dal ragionier Spinelli. “E quindi – aggiunge – me ne succedono di tutti i colori”. Le critiche partono dal Pd, che invita Berlusconi a recarsi al Quirinale e a rassegnare le dimissioni. “C’è una sola ragione comprensibile per cui non dovrebbe dimettersi?”, chiede Bersani. “Da cittadini abbiamo il diritto di chiedere un governo che svolga il suo compito con disciplina e onore e non è il nostro caso. È ora di staccare la spina”. D’altronde, insiste Bersani, c’è chi “inizia flebilmente a dire ciò che dicono tutti i giornali del mondo, e cioé che questo governo è un danno per il Paese, e inizia a dirlo timidamente anche qualcuno che non è all’opposizione”. Un “gesto di generosità” da parte di Berlusconi “nei confronti degli italiani” lo chiede anche il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, in modo da favorire la nascita di un “governo di responsabilità nazionale”. Ironico il commento di Casini sulle frasi del Cavaliere: “Chi deve governare ha altre preoccupazioni. C’è un presidente del Consiglio che non ha più voglia di governare, è un motivo sufficiente perché vada a casa”. A Bossi si rivolgono Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. Di Pietro gli chiede di “staccare la spina” se vuole essere “coerente” con le sue stesse parole, dopo aver affermato che “l’Italia va a picco”. Se non lo farà, la Lega diverrà “complice”. Il leader dell’Idv crede comunque che sul voto sull’autorizzazione all’arresto di Marco Milanese “la maggioranza potrebbe scoppiare”. “L’auspicio è che abbia ragione Bossi nel ritenere che si stia esaurendo il tempo del governo Berlusconi” ha detto Vendola. “Lo smottamento del centrodestra è evidente” ha detto il leader di Sel, il quale spera “che quanto prima si possa chiudere questa pagina schifosa, che si possa dare all’Italia una traccia di speranza”. Critiche al governo arrivano non solo dalle opposizioni ma anche da chi in passato non è stato pregiudizialmente ostile. Il quotidiano dei vescovi “Avvenire” fa un preciso appunto a Berlusconi, e cioé quello di essere mancato “sul piano del buon governo”. E anche il leader della Cisl Raffaele Bonanni, è stato netto: “Il Paese è stanco di un Governo litigioso, questa situazione è insostenibile. La gente è in agitazione e palesa un dissenso evidente, chi non se ne rende conto è davvero miope”. Sono oltre 100 mila le conversazioni telefoniche e ambientali effettuate fino all’estate del 2009 nell’ambito della vasta inchiesta che riguarda Gianpaolo Tarantini e che ha portato all’apertura di vari filoni d’indagine, tra i quali quello riguardante le escort.
“Chi mi porti stasera?”, avrebbe detto il premier Silvio Berlusconi al telefono con Tarantini in una delle telefonate contenute negli atti dell’inchiesta della procura di Bari. Nelle telefonate, secondo quanto si apprende da chi ha potuto vedere i fascicoli processuali, ci sono anche diversi consigli che Gianpi rivolgeva alle ragazze che devono incontrare il premier: “Non metterti i tacchi” è uno degli inviti ripetuti più volte. Le prospettazioni accusatorie contenute nel capo di imputazioni per la vicenda di Bari, non solo vedono totalmente estraneo il presidente Berlusconi, ma dimostrano la sua completa non conoscenza circa l’asserito comportamento del Tarantini e dei suoi coindagati. È quanto scrivono, in una nota, i legali del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo. “Del tutto infondate invece – aggiungono – appaiono le ricostruzioni delle serate, che erano soltanto riunioni conviviali, come più volte affermato dalle stesse protagoniste”.