L’ex presidente del Casci spiega i motivi per i quali non si è ricandidato alla guida dell’Ente e rilancia sull’esigenza di una riorganizzazione
Cara redazione de La Pagina, sono a chiedere la vostra ospitalità per chiarire un riferimento, a “presidenti che gettano la spugna e vengono sostituiti ad interim”, a propposito di una vostra nota del 14 settembre scorso, che ritengo possa riferirsi alla mia persona.Sono stato presidente dell’Ente CASCI di Berna per due anni, ed ho rimesso il mandato all’Assemblea Generale, che me lo conferì nel maggio 2009, alla sua scadenza statutaria, ossia nel maggio 2011. Giunto al termine del mio mandato ho infatti deciso di non ricandidarmi, dato che, essendomi nel frattempo trasferito per lavoro a Zurigo, non ero più in grado di dedicare ad un tale appassionante ma impegnativo incarico il tempo necessario. Negli ultimi sei mesi del mio mandato ho dovuto affrontare notevoli sacrifici personali, poiché mi recavo da Zurigo a Berna diverse volte alla settimana al solo scopo di svolgere il mio lavoro al CASCI, naturalmente in forma totalmente volontaria e non retribuita. Nonostante questo, sono comunque sempre stato convinto fosse mio dovere portare a termine l’impegno che mi ero assunto con l’Ente; ho però ritenuto non fosse nè giusto nè produttivo prolungarlo oltre la sua prima scadenza naturale. Nessuna resa, quindi, ma la consapevole e responsabile decisione di mettere l’Ente in condizione di scegliere una nuova guida tra chi poteva dedicarvi il tempo e l’energia necessaria. Sono d’accordo comunque con il resto della nota, che chiede una ristrutturazione e una riorganizzazione del sistema degli enti, da molto tempo dovute. Desidero, inoltre, cogliere l’occasione per ringraziare la Pagina per l’amicizia che ha dimostrato verso il nostro Ente nel periodo della mia presidenza, e per rivolgervi la preghiera di offrire il medesimo supporto anche ai miei successori. Gianni Burzi