L’asse Scajola-Pisanu fa nascere una “fronda” nel Pdl. Le richieste sono un nuovo governo allargato all’Udc e guidato da un successore indicato da Berlusconi. Le opposizioni divise su tutto
Il governo ha ricevuto anche il terzo declassamento sul debito pubblico, ma lo ha accolto con un distaccato “ce lo aspettavamo”. Le opposizioni, ovviamente, hanno avuto materia per reclamare nuovamente le dimissioni del premier, come fanno ormai da tre anni a questa parte, ma sono sempre più numerosi quelli – non solo in Italia, ma anche in altri Paesi – che ritengono i giudizi delle agenzie internazionali di rating viziati da interessi di parte (sono tutte private) quando non addirittura approssimativi (sono proprio loro che hanno garantito la solidità di Lehman&Brother’s poco prima che facesse bancarotta. Incassato il declassamento, dunque, il premier ha annunciato il dl sulla crescita per il 20 ottobre, per dare la “scossa” all’economia e per completare il ciclo delle riforme entro la fine della legislatura che per il premier arriverà alla scadenza naturale della primavera del 2013. Secondo Berlusconi, in un periodo di grande crisi internazionale e nazionale sarebbe da pazzi sia andare alle elezioni anticipate, sia formare un altro governo, che “non potrebbe fare nulla di diverso da quello attuale”. Nella maggioranza, però, sta accadendo qualcosa che potrebbe rendere accidentato il percorso immaginato dal capo del governo. Il gruppo di deputati che fanno capo all’ex ministro Claudio Scajola si sta saldando con quello che fa riferimento al senatore Beppe Pisanu. Numericamente non fa paura quello di Pisanu, perché al Senato la maggioranza è più forte e potrebbe benissimo sopportare l’urto di un’eventuale fuoriuscita dal Pdl, fa paura, invece, quello di Scajola, sia perché più nutrito (circa 15 deputati), sia perché alla Camera la maggioranza è meno solida. Il gruppo “frondista” non è ancora uscito allo scoperto con un documento ufficiale, ma i punti sono già stati discussi e approvati. I frondisti riconoscono a Berlusconi di essere il protagonista assoluto della politica dal 1994, ma ora chiedono una svolta con l’allargamento della maggioranza all’Udc, con misure economiche immediate e con una nuova legge elettorale. La svolta la chiedono a lui affinché ne sia “protagonista fino in fondo” oppure favorendo la successione con un altro governo, appunto allargato all’Udc. Da parte della maggioranza del Pdl si giudica l’uscita di Scajola-Pisanu con grande attenzione, tanto è vero che il Segretario Angelino Alfano ha già dichiarato che è disponibile a valutare attentamente le richieste politiche dei frondisti, ma anche con fastidio, perché è evidente il carattere strumentale delle richieste dei frondisti. Perché? Perché le manovre per mettere a posto i conti ci sono state e perché quella per la crescita è in fase di approfondimento (sarà approvata dal Cdm il 20 ottobre).E allora? È strumentale perché il gruppo vuole che Berlusconi si faccia da parte per favorire l’ingresso nella maggioranza dell’Udc, la quale non si accontenta di entrare nella maggioranza, vuole entrarci con una vittoria politica – le dimissioni del premier – come condizione preliminare. Ciò che il Pdl non può certo accettare. Conviene al gruppo dei frondisti forzare i tempi, ad esempio, facendo uno sgambetto parlamentare – magari affossando con un voto contrario il disegno di legge sulle intercettazioni – e provocando così le dimissioni del premier? I “frondisti” vorrebbero le dimissioni del premier ma non le elezioni anticipate, conseguenza possibile della loro iniziativa. Non solo. Non sono nemmeno sicuri che l’Udc di Casini sia disposta ad entrare nella maggioranza dopo un trauma simile, anche perché non è detto che il Pdl sia disponibile a cadere nel tranello di un nuovo governo. Ecco, è per tutti questi motivi che i “frondisti” non sono venuti fuori con un documento ufficiale (anche se esiste quello ufficioso).Potrebbe esserci ancora un’altra incognita, e potrebbe essere la contromossa del premier che, insieme a Bossi, avrebbero tutto l’interesse ad andare alle elezioni anticipate facendo ricadere la colpa dell’irresponsabilità di una situazione simile sia alle opposizioni, sia ai “frondisti” stessi. Quanto alle opposizioni, la situazione l’ha descritta bene Antonio Polito sul Corriere della Sera: si trova in una fase di crisi profonda in quanto i vari partiti che comporrebbero una diversa coalizione (Pd-Idv-Sel) sono in disaccordo su tutto: sulle elezioni anticipate o su un nuovo governo, sulle misure economiche suggerite dalla Bce per affrontare la crisi e rilanciare la crescita, perfino su una nuova legge elettorale, da tutti reclamata ma senza che vi sia un’idea concordata su come dovrebbe essere. Non c’è accordo nemmeno sul nome del candidato premier, perché una parte del Pd vuole un nuovo leader al posto di Bersani. L’unico punto su cui tutti sono d’accordo è l’opposizione a Berlusconi, ben poco per chi vuole proporsi come alternativa. In questo, avrebbe ragione il premier quando nota che un altro governo non farebbe nulla di meglio di questo attuale e che le elezioni anticipate non sarebbero altro che un atto di irresponsabilità nei confronti del Paese. Ecco, questa è, in sintesi, la situazione, che si chiarirà meglio nel corso dei prossimi giorni e delle prossime scadenze parlamentari.