Le cure e i rimedi necessari per affrontare al meglio questa forma di lombalgia acuta e alleviare il dolore
Se, facendo uno sforzo, si avverte un acuto dolore alla schiena, dolore che impedisce ogni possibilità di movimento e che costringe a stare a letto immobili, allora sicuramente ci si trova di fronte a quello che in termini medici si chiama lombalgia e che comunemente viene definito il “colpo della strega”. Il dolore colpisce la parte bassa della schiena, può estendersi anche fino alle gambe ed è provocato da una infiammazione, a sua volta causata dallo sfregamento di un nervo con alcune zone della colonna vertebrale. L’infiammazione produce una contrattura muscolare e tutte queste cose insieme fanno scatenare questo dolore acuto che porta all’immobilità. Il colpo della strega, il più delle volte, insorge a causa di movimenti insoliti, forzati, troppo intensi o mal controllati. Una delle situazioni più a rischio è il chinarsi per raccogliere un oggetto caduto compiendo un movimento apparentemente banale che in realtà va a sollecitare in maniera anomala o eccessiva la muscolatura paravertebrale. Quando al mattino ci si alza dal letto la muscolatura di questa zona può per esempio essere contratta in maniera eccessiva a causa di un banale colpo di freddo, di posizioni sbagliate assunte durante il riposo o di sforzi compiuti il giorno prima e non ancora recuperati. Dal punto di vista fisiologico le cause del colpo della strega vanno ricercate, oltre che nella mancanza di elasticità della muscolatura paravertebrale, in patologie che colpiscono le strutture vertebrali presenti in questa zona. Per capire le cause per le quali insorge il colpo della strega bisogna innanzitutto rendersi conto che la contrattura è un atto difensivo che l’organismo adotta per evitare conseguenze ben più gravi (stiramento). Quando allunghiamo un muscolo in maniera eccessiva si innesca un meccanismo involontario che porta alla contrazione delle fibre muscolari. In questo modo se da un lato si evitano i danni da eccessivo allungamento, dall’altro possono insorgere conseguenze altrettanto negative come il colpo della strega. Ovviamente tanto maggiore è l’elasticità della muscolatura paravertebrale e tanto minore sarà la possibilità di essere colpiti da questo episodio di lombalgia acuta. Al contrario se le fibre muscolari sono già fisiologicamente contratte basterà un minimo allungamento per scatenare il riflesso da stiramento ed insieme a questo il dolorosissimo colpo della strega. Alla luce di queste informazioni è possibile stilare una lista di condizioni a rischio che predispongono il soggetto al colpo della strega: atteggiamenti posturali viziati, errata tecnica di sollevamento, eventi traumatici di altra natura come cadute od incidenti, colpi di freddo, mancanza di riscaldamento generale e specifico, sforzi che comportano eccessive sollecitazioni muscolari, spondilolistesi (scivolamento di una vertebra sull’altra), discopatie generiche. Cosa fare in caso di “colpo della strega”? C’è un ciclo di cure che dura una decina di giorni e che comprende diversi farmaci. Per i primi tre giorni vengono prescritte due iniezioni, da fare giornalmente una la mattina e una la sera, di un farmaco antinfiammatorio a base di acetilsalicilato di lisina, per ridurre l’infiammazione. Alle iniezioni si aggiungono una compressa di cortisone, che è un potente antinfiammatorio, e poi un terzo farmaco che rilassa la muscolatura. Con questa cura il paziente si rimette in piedi in un paio di giorni, poi le dosi vanno dimezzate e il trattamento va circoscritto solo alla mattina, per una settimana. Una volta che il paziente si rimette in piedi deve evitare di portare qualsiasi peso. Rimanere a letto non è obbligatorio, anzi, alzarsi e camminare fa molto bene, purché venga fatto per brevi periodi e senza esagerare. Se avverte ancora dolore, è bene fermarsi un paio di giorno a riposo. Per chi poi esegue abitualmente lavori pesanti, il periodo di riposo deve essere di almeno dieci giorni. Se il colpo della strega ritorna più volte nel corso dell’anno, allora si consiglia una risonanza magnetica alla zona lombare, che consente di valutare lo stato di salute delle parti molli che circondano la colonna vertebrale e quindi di individuare eventuali rigonfiamenti, chiamati in termine tecnico protrusioni. Esaminata la situazione, si può impostare una terapia con il fisiatra, il quale aiuterà il paziente ad assumere una postura corretta e, se verificherà che esiste una debolezza dei muscoli della schiena e dei muscoli addominali, cioè quelli della pancia, lo aiuterà a rafforzarli. Come? Con appositi esercizi che aiutano a correggere la postura e la debolezza muscolare. Quando poi tutte queste cose non servono ad eliminare il problema, allora si ricorre all’intervento chirurgico, ma il ricorso all’intervento riguarda solo pochi casi. redazione@ lapagina.ch