È nata nelle Filippine la baby numero sette miliardi La neonata designata dall’Onu per rappresentare l’essere umano numero 7 miliardi si chiama Danica May Camacho, è nata il 30.10.11, due minuti prima della mezzanotte, a Manila, e pesa 2,5 kg
L’Onu ha indicato una neonata filippina, Danica May Camacho, venuta al mondo alle 23:58 del 30 ottobre a Manila con il peso di 2,5 kg per rappresentare l’essere umano numero 7 miliardi. I suoi genitori, Florante Camacho e Camille Dalura, hanno ricevuto le felicitazioni di funzionari delle Nazioni Unite che, per l’occasione, hanno portato una torta. La neonata ha ricevuto una borsa di studio e i genitori una somma di denaro per aprire un negozio.Ma anche l’India rivendica il traguardo: il settimo miliardesimo essere umano, una bimba di nome Nargis, è nato in un villaggio dell’Uttar Pradesh, il più popoloso dell’India, ha annunciato un’organizzazione non governativa che ha simbolicamente scelto una neonata venuta alla luce alle 7.20 ora indiana (2.50 in Italia) in un ospedale del villaggio di Sunheda, a una ventina di chilometri dal capoluogo di Lucknow. I genitori della “baby sette miliardi” indiana, il calzolaio Sachin e la casalinga Pinky Pawar intervistati dalla tv Cnn Ibn, hanno detto di essere “molto contenti” per l’attenzione dei media. “Ci hanno chiamato da Londra per chiederci come si chiama nostra figlia”, ha detto la coppia che si è sposata lo scorso gennaio. Il segretario generale Ban Ki-moon ha mandato un messaggio chiaro ai leader mondiali che si sono riuniti la scorsa settimana a Cannes per il G20: “Sette miliardi di persone hanno bisogno di nutrimento, di energia, di offerte interessanti in materia di impiego e di istruzione, di diritti e di libertà, libertà di espressione, libertà di allevare i propri figli in pace e sicurezza”. Parole nobili, evocative e beneauguranti, ma che si scontrano con la scarna e dura essenzialità dei numeri. In Europa, gli over 60 sono aumentati costantemente, erano 384 milioni nel 1980, sono oggi 893 milioni. E la vita media è di 80 anni secondo l’Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione). Ottima notizia, salvo per il fatto che nell’Africa a sud del Sahara l’aspettativa di vita è di 54 anni e parlare di disoccupazione, sfida difficile per il nord del mondo, suona quasi una beffa a latitudini tropicali. Negli anni è un po’ diminuito il numero di coloro che vivono con 1,25 dollari al giorno, più o meno il prezzo di un caffé, ma è comunque spropositato: erano 1,8 miliardi nel 1990 e 1,4 miliardi nel 2005. È scesa anche la proporzione di coloro che non hanno abbastanza cibo, che però sono aumentati in termini assoluti: erano 815 milioni nel 1990 e sono oggi 925 milioni. Crescono anche le disparità sociali: nel 1960 il 20% della popolazione mondiale possedeva il 70% delle ricchezze; oggi ne possiede il 77%. Ma la sfida maggiore resta ancora la barbarie della morte per fame: secondo alcuni dati, 720 bambini ogni ora.