L’obiettivo provvisorio è fallito
Da due anni i partner sociali provano con il dialogo ad arrivare alla equiparazione salariale per tutti; il bilancio provvisorio, però, è deludente (La Pagina del 2.11.11). Al momento ci sono solo 16 imprese che sono pronte a far esaminare i salari dei loro impiegati dal punto di vista della equiparazione salariale tra uomini e donne. Lo hanno detto i partner sociali alla stampa. L’obiettivo del progetto, presentato nel mese di marzo 2009, era però di rendere questi accertamenti facoltativi per un minimo di 20 imprese all’anno. Thomas Daum, direttore dell’associazione dei datori di lavoro, dice che questo bilancio provvisorio è deludente. I motivi, secondo lui, sono iniziati al momento del lancio del progetto, di cui l’organizzazione era un po’ lacunosa. Daum spiega che se tante ditte non vogliono far esaminare i salari dipende dal fatto che spesso gl’imprenditori sono convinti di applicare già l’equiparazione salariale tra uomini e donne. “È però un dato di fatto che tra uomini e donne esistono ancora differenze salariali, che da tanto tempo sono di circa il 20%”, continua Daum. La discriminazione salariale delle donne andrebbe eliminata subito e per sempre. Per Daum è chiaro: senza le donne l’economia svizzera non funzionerebbe. A giudizio di Daum, le donne sono un potenziale di capacità lavorative che, a giudicare dallo sviluppo demografico, diventa sempre più importante. Per questo, tramite il salario, bisogna far capire anche alle donne che c’è bisogno di loro e che sono le benvenute nel mondo del lavoro. Anche la consigliera federale Simonetta Sommaruga è rimasta molto delusa dal bilancio provvisorio insufficiente. La trattativa meriterebbe ancora un’ulteriore possibilità. Recentemente, diverse ditte hanno mostrato interesse per questi accertamenti: è il motivo per cui la consigliera federale non vuole parlare di fallimento del progetto. Se non verranno fatti progressi, si devono prendere in considerazione provvedimenti legali seri per ottenere questo principio fondamentale che da 30 anni è ancorato nella nostra Costituzione, diceil presidente della confederazione sindacale svizzera, Paul Rechsteiner. Secondo le donne del PS, c’è bisogno di un ente pubblico che, tramite querele, possa ottenere la parità salariale. Le donne del PS richiedono inoltre l’obbligo di rivelazione di strutture salariali all’interno di una ditta. I sindacati, malgrado tutto, puntano ancora sul dialogo. Questo offre alle ditte la possibilità di mostrare in modo trasparente che per gli stessi lavori si percepiscono gli stessi salari, indipendetentemente che si sia donna o uomo, dice Rechsteiner. Con le associazioni dei datori di lavoro i sindacati si sono dichiarati d’accordo a continuare con il dialogo sulla parità salariale fino al 2014. Se però non ci saranno progressi, il progetto potrà essere bloccato. Il bilancio di sette ditte che hanno già concluso gli esami di parità salariale, come la Posta, la Swisscom e le basilesi Novartis e Syngenta, è stato positivo. Solo in alcuni casi sono state trovate differenze salariali non giustificate. Nella maggior parte, però, le differenze salariali erano giustificate. Al momento, il dialogo esiste con nove ditte, come ad esempio McDonald’s Svizzera, la SBB e l’Amministrazione federale, mentre finora non si è ancora riusciti a convincere al dialogo grandi negozi al dettaglio o le banche.