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22 November 2024
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Cronaca

Cari politici eletti all’estero, giù le mani dalle scuole italiane!

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Dopo aver letto il comunicato degli Enti Gestori in Svizzera del 7 novembre 2011 e gli emendamenti presentati dal Sen. Micheloni in collaborazione con l’on. Narducci, datati 5 novembre 2011, ho sentito il bisogno di esprimere la mia opinione a tale proposito e soprattutto il mio dissenso. Sono attualmente un supplente MAE a livello medio, ma ho lavorato per molti anni per l’Ente Gestore CASLI di Zurigo, e insegno nei Corsi di lingua e cultura italiana dal 1990, in possesso, inoltre, dell’abilitazione per insegnare sia per la scuola media inferiore sia per quella superiore. A quei tempi, quando ho iniziato, non c’erano i suddetti Enti, ma solo l’Ufficio scuola del Consolato che assegnava supplenze MAE. Nel 1993 il MAE, come è ben noto, decise di diminuire il contingente dei docenti inviati dall’Italia e vennero creati gli attuali Enti Gestori. Lo Stato Italiano sperava con questa manovra di risparmiare, garantendo lo stesso servizio all’estero.

Si formarono così molti Enti, per esempio a Zurigo ce ne erano addirittura due, il CASLI attuale e l’ACIS di cui era responsabile, guarda caso, l’on. Narducci. All’inizio arrivavano ingenti contributi, ma con il tempo, a causa dei diversi tagli, le somme inviate erano sempre minori e i suddetti Enti hanno avuto ed hanno problemi a pagare gli stipendi agli insegnanti assunti in loco. Bisogna, altresì, precisare che gli insegnanti assunti dagli Enti, non inseriti in una graduatoria che tenga conto di un punteggio sulla base degli anni di servizio e dei titoli culturali (titolo di studio e abilitazione all’insegnamento per i Corsi medi o l’idoneità per quelli elementari) vengono assunti a discrezione del Presidente dell’Ente o del suo consiglio di amministrazione.

Il Dirigente scolastico purtroppo non ha nessuna voce in capitolo, per quanto riguarda le suddette assunzioni, il suo compito si riduce a controllare che l’insegnante dell’Ente abbia solo il titolo di studio base per insegnare in uno dei due livelli dei Corsi di lingua e cultura italiana. Spesso accade che docenti che hanno conseguito addirittura il titolo di idoneità all’insegnamento (abilitazione) ottengano meno ore di chi ha solo il titolo di studio base o nel peggiore dei casi non vengano proprio assunti. Questo non è puro clientelismo ??? Inoltre molti docenti degli Enti che lavorano da diversi anni credono quasi di aver ereditato questo monte ore e sedi di insegnamento da non volerle più restituire. Ciò si verifica, a fine anno scolastico, nel momento in cui il Dirigente scolastico per completare una cattedra MAE perdente ore, si rivolge all’Ente, come previsto dalla normativa, per chiedere le ore mancanti.

Il feudalesimo non è finito da un bel po’ di tempo ??? Personalmente, comprendo benissimo che siamo in un periodo molto delicato e mancano realmente i soldi per mantenere le Istituzioni scolastiche italiane all’estero. Sicuramente non si risolve il problema elimando quasi del tutto i docenti MAE, come hanno auspicato gli Enti Gestori, e destinando una parte di tale risparmio ai suddetti Enti, che assegnebbero, poi, a loro piacere le ore di insegnamento. Forse sta già partendo la campagna elettorale e il Senatore Micheloni insieme all’on. Narducci spera con i loro emendamenti di raccogliere voti tra il personale degli Enti Gestori. Meno male, però, che i suddetti emendamenti proposti dai sopra menzionati parlamentari sono stati respinti dalla Commissione Bilancio del Senato. Io, invece, proporrei di eliminare tutti gli Enti dalla gestione dei corsi, in quanto ritengo che la scuola italiana all’estero debba essere gestita dallo Stato italiano, attraverso i suoi funzionari: Dirigente scolastico e personale ATA. Come ho già precedentemente spiegato, i consigli di ammistrazione dei suddetti Enti (soprattutto quelli oltre Oceano, ma alcuni anche in Europa) sono spesso in mano a persone che non hanno nessuna competenza in ambito scolastico. Inoltre non si possono far gestire queste ingenti somme di denaro a persone che, il più delle volte, non sono in grado di svolgere tale compito. La mia proposta è che si bandisca un concorso pubblico per soli titoli, per le ore da coprire dai docenti che non appartengono al contingente MAE e si rediga una graduatoria in base al punteggio posseduto, come accade nelle scuole italiane. In base a questa graduatoria si ottenga quindi un incarico da impiegato a contratto presso i consolati per un certo monte ore di insegnamento. In questo modo il servizio prestato nei suddetti Corsi verrebbe, anche, riconosciuto senza problemi in Italia.

Invece adesso il servizio prestato con nomina dell’Ente Gestore non viene assolutamente preso in considerazione. La stessa procedura, d’altra parte, è stata introdotta da alcuni anni per il personale MAE dei consolati o delle ambasciate, sostituito da impiegati a contratto. Quindi potrebbe essere applicata facilmente anche per i docenti. Il risparmio per lo Stato italiano, in questo modo, sarebbe evidente e gli insegnanti a contratto riceverebbero uno stipendio regolare e decente. Mentre allo stato attuale gli Enti che ricevono solo un contributo e non un finanziamento, con eventuali futuri tagli si ritroverebbero nella impossibilità di garantire il servizio e le mensilità agli stessi docenti. Sono sicuro che a molti docenti degli Enti, che non sono in possesso di una abilitazione o di una idoneità all’insegnamento, questa prospettiva non possa piacere, perché rimarrebbero senza lavoro.

La scuola, però, non è un Istituto di beneficenza e di conseguenza è giusto che si seguano regole chiare per tutti e che lavorino i più meritevoli. Un ultimo pensiero va ai parlamentari, soprattutto a quelli provenienti dalla Svizzera, che si stanno preoccupando delle Istituzioni scolastiche italiane all’estero. A costoro suggerisco di lasciar perdere, perché non possono conoscere a fondo i problemi della scuola italiana, non avendone mai fatto parte. La scuola è una cosa seria. Lasciamola ai veri Dirigenti e agli operatori scolastici. Spero, infine, che il voto all’estero venga eliminato e che quindi così cari onorevoli e senatori non possiate fare altri danni.

Gerardo Petta Docente Corsi di lingua ecultura italiana – Zurigo(iscritto sindacato UIL)

 

Antonia Pichi: “Non facciamo la guerra tra poveri”

Gli emendamenti -Gli onorevoli Micheloni, Tonin, Pegorer, Randazzo, Bertuzzi, Narducci hanno proposto alcuni emendamenti alla legge di stabilità. Il primo prevede l’eliminazione dei docenti italiani di ruolo provenienti dal-l’Italia e viene quindi ad incidere profondamente sul futuro dei corsi di lingua e cultura italiana.

ECCO QUI IL GIOCO E’ FATTO Se i docenti di ruolo rientrassero in Italia, secondo i parlamentari, si risparmierebbero 18 milioni di euro all’anno. Questi soldi tuttavia dovrebbero essere spesi, ma in che modo? Dunque: 1 milione di euro peri Comites; 750 mila euro per il CGIE; 12 milioni di euro per gli enti privati gestori dei corsi di lingua e cultura italiana. Tuttavia questo non è un vero risparmio, significa solo spendere i soldi in modo diverso. Il secondo emendamento si occupa dei consolati: l’indennità di servizio all’estero di diplomatici e amministrativi dovrebbe essere ridotta del 15%. In questo modo si risparmierebbero 54 milioni di euro. Anche questi soldi però dovrebbero essere spesi! Come? Dunque: 5 milioni di euro per le Camere di Commercio Italiane all’estero; 500 mila euro per il Museo dell’emigrazione;2 milioni di euro per la stampaitaliana all’estero; 45 milioni perla cooperazione allo sviluppo. Il terzo emendamento stabilisce che il Ministero degli Affari Esteri dal 1 gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2014 si riorganizzi in modo da avere in ogni consolato il personale di diplomatici amministrativi così composto: per il 20% da personale di ruolo MAE, per l’80% da personale a contratto assunto in loco. Anche in questo caso il denaro “risparmiato” verrà usato per essere speso in altro modo.

Alcune riflessioni sul primo emendamento: per quanto riguarda i corsi di lingua e cultura attualmente vige un sistema ”misto” per cui l’insegnamento viene affidato a docenti di ruolo e da docenti assunti in loco. Vengono così utilizzate le risorse dei docenti di ruolo e quelle dei docenti residenti all’estero: le due realtà hanno trovato un loro equilibrio e riescono a convivere. Se sono esaurite le graduatorie dei docenti di ruolo o non sono state ancora definite le nuove vengono nominati supplenti annuali. I docenti di ruolo vengono pagati direttamente dall’Italia tramite i consolati, invece quelli assunti dagli enti gestori vengono pagati (anzi sottopagati rispetto agli standard svizzeri), utilizzando un contributo mandato agli enti dal Ministero degli Affari Esteri. Tale contributo era in passato di 34 milioni di euro, poi è stato ridotto a 18 milioni di euro e in seguito a solo 12 milioni di euro. Forse non sapete che alle prove di selezione per insegnare all’estero partecipano tantissimi docenti che in Italia lavorano con stipendi da fame, ma che hanno una formazione di alta qualità. Hanno conseguito una laurea, una o più abilitazioni, master, corsi di specializzazione o perfezionamento universitari, conoscono una o più lingue straniere, hanno esperienza di insegnamento e conoscono bene la didattica ed il sistema scolastico italiano. Tra tutti questi solo una minima parte poi potrà partire per insegnare all’estero: quelli linguisticamente più preparati e che hanno conseguito più titoli degli altri. Invece di togliere ai docenti la possibilità di insegnare all’estero si dovrebbero cercare i soldi che mancano in altri settori. Tassare i più abbienti – Tassare i patrimoni e le rendite di manager, banchieri ed imprenditori.

Ridurre il numero e lo stipendio di politici. Risparmiare sulla scuola e sul livello della cultura è come voler distruggere il futuro, ridurre le proprie prospettive di crescita. Nessun paese civile lo fa.Comunque, se i tempi sono cambiati dobbiamo adottare alcune misure di risparmio. Teniamo presente che in alcune scuole in Italia manca il gesso, le fotocopie sono quasi proibite e in alcuni casi ci si deve portare da casa la carta igienica! Qui all’estero i libri possono venir acquistati dai genitori come avviene in tutte le scuole secondarie in Italia. Le classi possono essere più numerose, gli alunni raggruppati in monoclassi. Si potrebbe seguire l’esempio dei Greci e raggruppare i corsi in alcuni poli principali del Cantone. Attualmente i genitori degli alunni dei corsi di lingua e cultura italiana versano all’Ente circa 200 franchi all’anno. Se moltiplichiamo l’importo per il numero degli alunni ci accorgiamo che si tratta di una somma discreta. Affidare tutto agli Enti non determina un reale risparmio, ma può in qualche modo alimentare il precariato e la gestione clientelare di un servizio che deve restare pubblico. Occorrono criteri chiari e trasparenti di assunzione del personale così come chiari, oggettivi, altamente condivisi e incontestabili sono i criteri di assunzione e selezione per i docenti ministeriali. Anche l’idea di affidare i servizi dei consolati per l’80% a contrattisti non sembra attuabile: potrebbe favorire i clientelismi e il radicarsi sul territorio di gruppi di potere.

E’ un dato di fatto che il personale assunto dagli Enti non è qualificato quanto quello selezionato dal Ministero Affari Esteri. Il fatto che tutti, e non solo alcuni, siano in possesso dei titoli di studio e delle abilitazioni necessarie per l’insegnamento della disciplina è tutto da verificare. Comunque, nessuno di loro ha l’obbligo di superare le prove scritte di accertamento linguistico dei livelli più alti (B2 e C1) alle quali devono sottoporsi a Roma con soggiorno e viaggio a proprie spese i docenti di ruolo. In sintesi gli enti hanno iniziato ad occuparsi dei corsi solo come supporto al Consolato e hanno fornito docenti su corsi che venivano ”ceduti” dal consolato. Hanno fornito un supporto e un aiuto prezioso, colmando le latitanze dello Stato italiano. Adesso però non possono e non devono sostituirsi al Consolato ed ai docenti di ruolo. Secondo molti la soluzione migliore è mantenere il modello attualmente vigente, quello “misto”, in cui le due componenti (docenti di ruolo e docenti locali) collaborano per promuovere al meglio la cultura italiana. Non si deve cadere nella trappola di fare una guerra tra poveri, ma bisogna impegnarsi tutti insieme perché i corsi sopravvivano ed acquisiscano una sempre maggiore qualità.

Antonia Pichi

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3 commenti

Cesare Spoletini 23 November 2011 at 16:15

Cari politici eletti all’estero, giù le mani dalle scuole italiane!

Aggiungi pure, caro Petta :

” Quell’orto è sempre stato nostro, e non intendiamo mollarlo…”

A proposito di “proprietà della terra” ci chiedi anche, retoricamente:

Il feudalesimo non è finito da un bel po’ di tempo ?

Certamente sì. Ora siamo giunti all’epoca successiva, storicamente più avanzata: quella delle Corporazioni ! E il sottoscritto, italiano residente all’estero da una vita, “estraneo” alla scuola per diversa professione, ma pur sempre (mi perdòna…) cittadino accorto, si domanda se non debba magari iscriversi all’Arte della lana per ottenere una piccola voce in capitolo nell’augusto consesso delle Corporazioni in cui la scuola italiana all’estero, all’evidenza, si configura.

Purtroppo il foraggio nella grande greppia, dapprima tanto abbondante, ormai scema. La pasciuta élite ministeriale non se ne vuol dar conto: oggidí molto seletta, pur sempre pretende al lauto pasto lasciando i magri resti a quelli d’identici doveri e minor diritti. Epperò si può capire: quest’ultimi non sono iscritti all’Arte… ma, nondimeno, il grosso del lavoro, da lunga pezza, lo portano avanti proprio loro, poveri derelitti; e per pochi bajocchi!

Ora (senti un po’…), hanno anche la sfrontatezza di avanzar pretese. E poi: vuoi mettere la ridicola perizia linguistica poliglotta di costoro, che hanno imparato il francese o il tedesco fin da bambini, per la strada oltreché a scuola, con quella dei nostri ministeriali in trasferta che hanno studiato lingue sui libri grossi ?

Do you remember, dear, the famous “Rivolta dei Ciompi” in Florence? Erano i cenciaioli del tèssile che molto sgobbavano e un solo diritto avevano: quello di stare compostamente zitti, ché la politica non era affar loro, poiché “non se ne intendevano”! Mi sembra che tu ci stia dicendo le stesse cose, con la medesima protervia, caro Petta: smonta giú e vieni qui, che te la raccontiamo noi, un po’ diversa, la faccenda !

E non ci prendere per minorati ignoranti o incoscienti: qualche lezioncina di lingue siamo in grado di impartirla anche noi, con o senza “abilitazione”, a diversi iscritti della vostra Corporazione, con tutto il rispetto che ad essi compete.

Dimenticavo: càpita che qualcuno fra noi “Ciompi” abbia anche fatto l’università, pur se non usa, da queste parti (appunto, t’informiamo sugli usi locali…), abusare del titolo di Dottor, tanto ambíto dagli italici costumi.

Certo che siamo propensi alla scuola pubblica e non a quella privata. Definiamo ben bene che cos’è “pubblico” e che cos’è “privato” assieme a tanto altro che ci sarebbe da dibattere.
Ma, per oggi, altro dirti non vo’.

Polemicamente Vostro
Cesare Spoletini
Cittadino italiano residente a La Chaux-de-Fonds, non iscritto all’Arte della lana.

Rispondi
Paone Rosa 24 November 2011 at 00:09

“La scuola, però, non è un Istituto di beneficenza e di conseguenza è giusto che si seguano regole chiare per tutti e che lavorino i più meritevoli”

Ho capito bene? i meritevoli sareste voi del MAE, voi che credete di essere i soli ad avere titoli e a vantarvene?
E a proposito di beneficenza, sarebbe bene ricordare che se non fosse stato per i volontari degli Enti e per l’assiduo lavoro dei loro insegnanti VOI DEL MAE sareste già a casa da un bel pezzo.

Si, la scuola è una cosa seria!
infatti, In oltre ventanni d’insegnamento ho avuto modo di conoscere pochissimi insegnanti MAE e dirigenti impegnarsi in un lavoro di VERA E AUTENTICA QUALITÀ, nonostante abilitazioni e i titoli! Certamente, in 4 anni è impossibile conoscere le istituzioni locali, (d’altronde bisogna ammetterne la nécessità e averne voglia), e poi abituarsi al clima e … quante giustificazioni!

Ma dimenticavo! noi Italiani siamo i migliori!

Rosa Paone
che dopo alcuni decenni di insegnamento per l’Ente CIPE, è ispettrice scolastica per lo stato di Neuchâtel

Rispondi
Cesare Spoletini 24 November 2011 at 14:28

Un po’ per giorno, ne raccontiamo di robe…

Volevo segnalare che una delle nostre INSEGNANTI DISABILI reclutata qui, fra i derelitti, ex collega della signora Paone, ispettrice scolastica qui soprascritta, dopo anni di onorato servizio si è ritirata dall’insegnamento per preparare il suo TERZO DOTTORATO, dopo essersi meritata una BORSA DI STUDIO ad hoc, dalle preposte istituzioni elvetiche. Era una di quelle che non riscuoteva regolarmente il 27, ma s’accontentava delle remunerazioni trimestrali del nullatenente Ente gestore, il cui presidente volontario (dalla volontà d’acciaio), da una ventina d’anni opera GRATIS.

Che faccio, vado avanti con la presentazione dei nostri DIVERSAMENTE ABILI ?

Cesare Spoletini

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