Oltre tre milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento nazionale: alto il tasso di affluenza
Un’esplosione generalizzata di fuochi d’artificio e raffiche di armi automatiche sparate verso il cielo a Beirut e in molte città e villaggi del Libano ha accompagnato gli annunci preliminari e non ancora ufficiali di una vittoria dell’alleanza filo-occidentale 14 Marzo sulla coalizione guidata dal movimento sciita filo-iraniano Hezbollah nelle elezioni parlamentari.
Poi, è giunto l’annuncio di vittoria da parte di Saad Hariri, il leader sunnita dell’alleanza 14 Marzo: “Congratulazioni al Libano, congratulazioni alla democrazia, congratulazioni alla libertà”, ha detto.
Poche ore dopo la chiusura dei seggi, le emittenti tv locali hanno iniziato a diffondere i primi dati che a poco a poco hanno mostrato che andava profilandosi un leggero vantaggio della maggioranza filo-occidentale, che ha il sostegno di Stati Uniti e Arabia Saudita.
Un esponente della coalizione guidata da Hezbollah, che ha il sostegno di Siria e Iran, ha quindi in forma anonima ammesso la sconfitta. “Abbiamo perso”, ha detto, aggiungendo: “Accettiamo il risultato come la volontà del popolo libanese”.
Uno dei maggiori leader dell’altro schieramento, il cristiano Samir Geagea, aveva dal canto suo prudentemente detto di avere “l’impressione, in base alle informazioni avute, che la coalizione 14 Marzo conserverà la maggioranza”.
Il premier Fuad Siniora, che ha vinto nella circoscrizione della città meridionale di Sidone, aveva già invece trionfalmente affermato: “Dedico questa vittoria al Libano, ai libanesi, e alla memoria del martire Rafik Hariri”, l’ex premier assassinato nel 2005, padre di Saad.
I risultati ufficiali definitivi delle elezioni parlamentari confermano che la coalizione 14 Marzo ha ottenuto 71 dei 128 seggi del Parlamento unicamerale libanese: lo ha annunciato il ministro degli Interni Ziad Baroud. Mentre ad Hezbollah e alleati ne sono andati 57.
Nel Parlamento uscente, la maggioranza aveva 72 dei 128 seggi.
Nel corso della campagna elettorale, il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha più volte ripetuto che, in caso di vittoria, sarebbe stato pronto ad accettare un governo di unità nazionale assieme ad esponenti dell’attuale maggioranza.
Dal canto suo, invece, Hariri ha affermato che chi vince governa, e chi perde sta all’opposizione.
E inoltre, dichiarando che in queste elezioni “non ci sono né vincitori né vinti, che ha vinto il Libano”, è sembrato forse più disponibile ad un’ipotesi del genere.
Walid Jumblatt, leader druso della maggioranza, si è detto a sua volta favorevole ad un governo in cui sia presente anche l’opposizione, aggiungendo però di ritenere che essa non dovrebbe avere potere di veto e precisando che comunque la decisione non spetta solo a lui.
Il presidente della Repubblica, il cattolico maronita Michel Suleiman, dopo aver votato, aveva detto ai giornalisti che non ci sarebbero stati ostacoli alla formazione di un nuovo esecutivo, “un governo di unità nazionale”.