La Lega Nord torna agli estremismi di un tempo e riabilita anche il secessionismo di Gianfranco Miglio
Si è svolta la manifestazione per la riapertura del ‘Parlamento padano’, con militanti ed esponenti del Carroccio che dalla platea hanno continuato ad urlare “Secessione, secessione” durante i vari interventi. A dare il via ai lavori del ‘Parlamento padano’ è stato Fabrizio Bricolo. Hanno preso la parola anche Luca Zaia, il governatore veneto che ha dato il benvenuto a tutti, anche lui interrotto dalla ‘base’ e dagli esponenti di partito con l’urlo “Padania libera”. Le prime cariche del ‘Parlamento padano’ sono state assegnate: Roberto Calderoli, come annunciato, è stato nominato presidente dell’‘assemblea’. Roberto Castelli, Flavio Tosi, Fabrizio Bricolo sono i vicepresidenti del ‘parlamento padano’. I segretari sono Seganti, Ballardini, De Filippo e Pastore. “Se non ci viene concessa un po’ di libertà noi siamo titolari ad andare a prendercela un po’ di libertà”: questa la considerazione di Roberto Calderoli che dal palco del ‘Parlamento padano’ ha rilanciato le istanze federaliste della Lega Nord. “La prossima proposta di modifica della Costituzione – ha avvisato Calderoli – andrà a toccare sia (la parte che afferma che l’Italia è, ndr) una che indivisibile”. “Spero possa nascere quella separazione consensuale sul modello della Cecoslovacchia che noi cerchiamo da tempo”, ha continuato. “C’é la necessità che le nostre Regioni del nord inizino il coordinamento tra loro. Lo prevede l’articolo 117 della Costituzione”, ha spiegato ancora Calderoli, annunciando “una grande manifestazione della Lega Nord il 15 gennaio a Milano’’. L’intenzione è poi andare anche “a Bruxelles’’ e “a Roma’’. “Voglio rifare il ‘nerone express’ – ha detto – ma stavolta non voglio dimenticare i fiammiferi’’. Il ‘nerone express’ è il nome di un’iniziativa leghista contro il governo D’Alema organizzata il 5 dicembre del 1999. “Si apre una finestra importante per la storia. Noi dobbiamo essere pronti perché dopo le guerre si riscrivono i trattati. Dobbiamo essere pronti a lanciarci nelle finestre che dopo la crisi la storia aprirà’’, ha invece dichiarato Umberto Bossi. “La Padania vincerà. Lo stato italiano ha perso la partita. La guerra economica ha visto la sconfitta dell’Italia”, ha poi concluso. E sul nuovo scenario politico è intervenuto Maroni: “Ci voleva un professore per alzare le tasse? Non credo proprio. Ma non mi preoccupo, la Lega contrasterà questo vero e proprio attacco al ceto medio e alla Padania”. “La mia preoccupazione per il governo Monti è seria. Ma temo di più che ci sia in progetto di ristrutturare tutta la politica italiana. Stanno tornando fuori ‘i democrazianismi’, ‘i romanismi’. Ci hanno fatto la corte, ci hanno chiesto di entrare nel governo, ci hanno detto che secondo i sondaggi la nostra base ci voleva nel governo Monti – ha proseguito – ma Umberto Bossi ha resistito alle avances. La Lega non è in vendita”. “Il tentativo che faranno e che noi dobbiamo sventare è fare una nuova legge elettorale per farci fuori, così come pensava Bettino Craxi. Sono trucchi contro la democrazia e contro il popolo che noi non accetteremo mai – ha continuato – e spero davvero che i nostri alleati del Pdl non si prestino a questi trucchi”. “L’Europa è un progetto fallito. Non riesce a governare la complessità. Ed ora o annuncia il fallimento o va verso una direzione autoritaria che Thomas Hobbes chiamava il ‘leviatano’, un mostro che opprimeva gli uomini. Non vogliamo l’Europa ‘leviatano’ – ha concluso – si parla già di un’unione fiscale. Non è né democrazia né libertà, questa è la strada peggiore. Noi vogliamo l’Europa dei popoli, un’Europa libera”. Tra gli ospiti presenti a Vicenza per il ‘Parlamento padano’, anche il sindaco di Verona Flavio Tosi per il quale, riguardo alla manovra, “scaricare in basso la responsabilità di aumentare le tasse è una strategia sbagliatissima’’. “A mio avviso Monti doveva fare tutt’altro – ha detto Tosi – perchè 20 miliardi rappresentano una cifra per cui in Europa si mettono a ridere: i 20 miliardi, se confrontati con i 1.900 miliardi di debito pubblico, non bastano neanche per cominciare’’. “È una manovra – ha aggiunto Tosi – quasi tutta basata su nuove tasse e per questo è depressiva. Colpisce infatti le famiglie e va a prendere i soldi già dove si prendevano prima, cioè esattamente il contrario di quello che si diceva, ma soprattutto è una manovra che non abbassa il debito pubblico. Ridurre quest’ultimo di almeno 100-200 miliardi si può fare solo riducendo la spesa dello Stato centrale e vendendo le partecipazioni azionarie dello Stato’’. Tosi si è detto poi preoccupato soprattutto in veste di sindaco per i nuovi tagli annunciati delle amministrazioni locali. “Questi tagli – ha spiegato Tosi – si traducono in nuove tasse sui cittadini. Quando costringi una regione, una provincia e un comune ad avere meno risorse, soprattutto quando le gestisci bene e sei ormai all’osso, il forte rischio è quello di andare in difficoltà e di essere costretto ad andare a prendere le risorse altrove e quindi dai cittadini’’.