Il 73% degli inglesi pensa che la rete sia un bene primario. Indispensabile per usufruire di molti servizi. Questo servizio potrebbe risolvere il problema
crisi della partecipazione elettorale
Internet, internet e ancora internet. Dopo aver spopolato in tutto il mondo, la rete è entrata nel modo di vivere quotidiano delle persone.
Tanto che sembra che senza un giro giornaliero fra i siti non si possa più sopravvivere. Almeno questo è quanto accade in Inghilterra. Lo conferma l’ultimo sondaggio che si è tenuto nel Regno Unito secondo cui, sulla base di 2000 interviste e 16 focus group, il 73% dei sudditi della regina pensa che avere una connessione a banda larga a casa sia importante quanto avere acqua o elettricità.
Certo, acqua e corrente elettrica sono servizi senza i quali diventa estremamente difficile vivere con dignità.
Ma se pensiamo che molte pratiche ormai vanno fatte via web (richieste, dichiarazioni) e che gran parte delle informazioni utili anche nel quotidiano si possono facilmente trovare su internet che, tra l’altro, consente anche di comunicare molto più facilmente, allora la “configurazione di internet” come un diritto può anche starci.
Certo, a dire il vero, non come l’acqua o l’elettricità ma, magari, come le strade, o la ferrovia, dove il viaggio non avviene fisicamente, dove a muoversi è la conoscenza, l’informazione e la comunicazione.
La ricerca in questione è frutto del lavoro di un’associazione di consumatori, Communications Consumer Panel, che intende chiedere al governo un impegno a fornire una connessione con una velocità di almeno 2 megabit al secondo per tutto il Paese entro il 2012. “È quello che si può fare con internet che conta per i consumatori, non la velocità in sé – ha detto alla Bbc Anna Bradley, dirigente di Communications Consumer Panel – la gente vuole poter usare i servizi di intrattenimento e di comunicazione e scaricare velocemente”.
Ad emergere dal sondaggio è il desiderio dei britannici di avere un accesso universale alla rete. Per gli intervistati, addirittura, il governo dovrebbe sostenere chi ha un reddito basso poichè non avere internet rappresenta uno svantaggio che chiude un mondo di servizi aggiuntivi altrimenti non disponibili.
La possibilità di usufruire di questi servizi potrebbe ovviare anche alla crisi della partecipazione elettorale che colpisce in misura diversa molti dei paesi dell’Unione Europea: in Gran Bretagna ad esempio il 59 per cento degli aventi diritto non ha partecipato alle ultime consultazioni generali.
La soluzione?
Il voto elettronico. In un’intervista al britannico The Guardian, lo speaker della Camera dei Comuni Robin Cook ha sostenuto che la Gran Bretagna sarà il primo paese al mondo ad utilizzare internet per il voto. Per Cook le attuali procedure di voto, così come quelle interne del Parlamento, sono “antiche, risibili, dickensiane” e risalgono a “rituali del 18esimo secolo”.
Secondo Cook il voto via internet, con i primi progetti pilota al via la prossima primavera, consentirà di avvicinare alle elezioni molti under40, una fascia di popolazione in cui più elevato sembra essere il tasso di assenteismo.