Il premier britannico vieta l’ingresso nel suo appartamento privato all’animale che si fa beffa dei soldi dei contribuenti
Se fosse successo in Italia, certamente le polemiche ci sarebbero state in base all’inquilino di Palazzo Chigi. In Inghilterra, invece, la notizia ha fatto sorridere, anche se a parlarne e a criticare l’accaduto con l’ironia tipica inglese è stato un parlamentare dell’opposizione laburista. Il quale l’ha messa sulla lotta di classe, seppure in maniera leggera. Dunque, quella che vi stiamo per raccontare è una storiella di gatti o, meglio, di un gatto, di nome Larry, assunto da Downing Street (la sede del primo ministro Cameron) con il preciso scopo di cacciare e mangiare i numerosi topi che infestano la residenza del premier e che dopo dieci mesi di non proprio onorato servizio è stato messo alla porta dal padrone di casa, seppure possa ancora vagabondare negli spazi non privati. In Italia il premier (ma dipende ovviamente da quale) si sarebbe come minimo buscato una vertenza sindacale in piena regola, con tanto di cartelloni lungo le strade di Roma e successiva ingiunzione a ritirare il provvedimento, pena la minaccia di ricorrere alla magistratura per il reintegro nelle sue funzioni. Cosa è accaduto esattamente? La residenza ufficiale del premier inglese di turno – lo abbiamo saputo negli ultimi giorni – è infestata dai topi che, evidentemente, trovano abbondante formaggio nelle cucine ben fornite. Non da adesso, naturalmente, ma da sempre, per cui ogni premier ha assunto un gatto. Il quale non sempre è andato d’accordo con i suoi padroni.
Humphrey, ad esempio, il “first cat” della Thatcher e di Major, per evitare il peggio, fu costretto dalla moglie di Tony Blair, Cherie, a riparare in campagna. Larry, il “first cat” di Cameron, se l’è cavata con poco: fuori dall’appartamento privato del premier ma libertà di movimento negli spazi pubblici. Qual è il motivo vero del provvedimento? Qui ci viene in soccorso la cronaca. Quando fu eletto, Cameron ebbe diritto, tra gli altri piccoli privilegi, alla ristrutturazione del suo appartamento, costato 64 mila sterline. Data la libertà di scorreria per i topi del posto, a volte francamente eccessiva perché si permettevano di attraversare impunemente anche la sala da pranzo delle riunioni ufficiali e internazionali, tra le spese previste c’era quella di assumere un gatto all’altezza del compito. Fu così che lo stesso Cameron si mise alla ricerca di un gatto e dopo poco ne trovò uno, simpatico e scattante, con fama di inesorabile acchiappatopi, titolo di cui pochi potevano fregiarsi associando chiacchiere e fatti reali. Larry fu dunque scovato in un rifugio per randagi e da quel giorno la sua vita cambiò radicalmente: niente più lotta per la sopravvivenza, niente più sbuffi nel tentativo di ingozzarsi di qualche resto, prima che intervenisse un gatto più grande a sfilarglielo dalle zampe, niente più lotta per accaparrarsi un posto per dormire sotto le fredde siepi di Londra. Da quel momento, per Larry si aprirono i palazzi ufficiali della politica, dunque una vita ufficiale e protocollare, con rispetto delle regole a tavola e pasti caldi in servizi d’epoca in argento. Unico inconveniente in tutto quel ben di Dio era che Larry doveva dare la caccia ai topi. Capitò proprio a David Cameron, neo premier, di tirare una forchetta d’argento a un topo che passeggiava tra i piedi di un tavolo importante di politici internazionali. Cameron sbagliò mira, ma la ricerca di un gatto di alto rango in questo compito fu ripresa a ritmi vorticosi. Per farla breve, Larry ebbe il posto e all’inizio la sua fama fu pari alle sue imprese. Poi, passate le prime settimane, si adagiò sugli allori. Dopo le colazioni regali, i pranzi e le cene imperiali non aveva la forza di mettersi a correre dietro un topo. Dopo tutto, viveva e lasciava vivere. Ma la pacchia non durò. L’inflessibile Cameron notò non solo che Larry non cacciava più i topi, ma arrecava anche danni all’erario in vari modi: o si divertiva ad arrotare le unghie con la stoffa dei divani o, addirittura, vi faceva comodamente i suoi bisogni perché, per pigrizia, non aveva voglia nemmeno di uscire in giardino, malgrado i maggiordomi fossero sempre lì, pronti ad aprire le porte ad un suo minimo cenno di voler prendere un po’ d’aria. Era troppo: al danno arrecato ai contribuenti (in Inghilterra questi ultimi contano ancora) c’era anche la beffa che Larry era diventato troppo indulgente verso i topi, contravvenendo alle regole d’ingaggio. Di qui l’ira di Cameron e l’ostracismo adottato nei suoi confronti di sostare nell’appartamento privato del premier. L’associazione che protegge gli animali si è guardata bene dall’intervenire. Larry, tutto sommato, non era stato licenziato, non era stato degradato, non era stato riportato nel rifugio, non gli era stato decurtato lo stipendio, era stato solo confinato fuori dall’appartamento privato del premier. L’Inghilterra è o non è la più antica e consolidata democrazia del mondo?