Esce oggi, 27 ottobre, il nuovo album di Laura Pausini. Sedici storie diverse che rendono l’album “Anime parallele” un omaggio alla diversità e all’individualità. Abbiamo parlato con Laura che – tra disco nuovo, trent’anni di carriera, docufilm e tour che farà tappa a Zurigo – ha avuto tantissimo da raccontarci, svelandoci piccole curiosità: i momenti di solitudine, come si arrabbia quando non tutto va come vorrebbe o il senso di serenità quando pensa alla Svizzera…
Parlaci del tuo nuovo album “Anime parallele”, uscito proprio oggi.
Sono passati cinque anni dal mio ultimo disco di inediti, “Fatti sentire”, e non mi era mai successo prima di aspettare così tanto tempo tra un disco e l’altro. In questi ultimi anni sono successe tantissime cose nella mia vita, alcune incredibili come vincere il Golden Globe, essere nominata all’Oscar o anche la follia di aver fatto un docufilm. Ci sono stati anche dei momenti molto diversi, di grandi insicurezze, di paura, di dubbi, soprattutto pensando al futuro come donna, come mamma e come cantante.
Dopo il Golden Globe e la nomination all’Oscar dici ‘e adesso che faccio?’. Mi sono chiesta se davvero sono in grado di mettermi alla prova ogni giorno con quello che accade quotidianamente nel mondo e con me stessa, ne è seguito un periodo nel quale sono rimasta come congelata, mi sentivo protetta solo se ero in casa, non riuscivo a uscire. Sono stata fortunata perché ho chiesto alle persone più vicine a me di aiutarmi e ho ricominciato piano piano a mettermi alla prova. Ho fatto anche un lungo lavoro attraverso alla ricerca delle canzoni del nuovo disco per arrivare ad avere la faccia tosta di mettere la mia voce, la mia faccia davanti ai giudizi di tutti, perché non mi sono veramente mai abituata a questo continuo confronto, specialmente negli ultimi anni, dove è tutto così veloce e immediato ed è molto più facile criticare piuttosto che lodare.
Poi improvvisamente per fortuna sono arrivate le canzoni che ho scelto come simboli di questo album: tutte storie di persone reali, persone diverse tra loro che a volte non si incontrano e non si incrociano. Principalmente è un disco che celebra la diversità e il diritto all’individualità, questo va rispettato perché siamo tutti cittadini delle stesse strade del mondo, ma siamo anche tutte anime diverse, con suoni diversi e desideri diversi.
“Un buon inizio” è un brano un po’ travagliato, puoi spiegarci cosa c’è dietro?
Ho deciso di uscire come anteprima del disco con questa canzone che spero sia un portafortuna per chi la voglia utilizzare come tale. Proprio in riferimento al periodo in cui mi sentivo più fragile di cui parlavo prima, quando avevo bisogno di spronarmi in qualche modo, le persone che si sono sentite nella loro vita insicure sanno che in verità o si trova dentro di noi la forza di ricominciare o è molto difficile affrontare un momento di insicurezza. Ecco, questa canzone è dedicata proprio alle persone che hanno bisogno di un buon inizio e che riescano a spronarsi da sé.
“Mi avevano detto tante volte nel corso degli anni precedenti che senza di loro io non sarei riuscita mai a fare niente”
30 anni di carriera: c’è un momento particolare di questi 30 anni di successi che, se fosse possibile, rivivresti anche solo per un momento?
Tanti, però il mio momento preferito rimane il Festival di Sanremo del 1993, perché lì è cambiato tutto e lì ho capito che non avrei più fatto pianobar, che era la cosa che sognavo e che stava succedendo qualcosa di più grande, insomma quello è il momento più importante della mia carriera.
Forse, però, quello che vorrei rivivere è il giorno in cui ho vinto il Grammy nel 2006, perché venivo da una storia – sia d’amore che di lavoro – con delle persone che mi avevano fortemente deluso e mi ero ritrovata da sola, mi sentivo tradita. Mi avevano detto tante volte nel corso degli anni precedenti che senza di loro io non sarei riuscita mai a fare niente. E il disco che ha vinto quel Grammy l’ho scritto e prodotto da sola, è il primo che ho fatto da sola senza di loro e non avevo mai vinto ancora nessun premio, quindi vincere quello che è il premio più grande della musica è stata una rivincita! Sarebbe un grande sogno poterlo rivivere, chiaramente c’erano le persone che lavoravano con me in quel momento, però quando è finita la serata sono andata in hotel e in camera ero da sola, oggi lo rivivrei con mio marito e con mia figlia, sarebbe diverso.
In un’intervista hai detto “Se non proviamo, non scopriamo”. Tu hai provato tantissimo e hai scoperto sicuramente ancora di più, cosa hai ancora da provare e cosa speri di scoprire?
In fondo è quello che un po’ mi dico in “Un buon inizio”, cioè non avere paura di andare a vedere cosa c’è dopo, perché magari quello che scoprirò sono cose che tutti ritengono normali, ma che io non ho mai visto con i miei occhi, non ho mai vissuto e magari mi emozionano delle cose anche molto banali e quotidiane. Per me è molto naturale partire, fare interviste, vincere premi, cantare in televisione, è la normalità e so già come si fa, ancora oggi la mia famiglia mi chiede ‘ma come fai a non avere paura?’. Invece per me è normalità quello, però non so, ad esempio, come faccia mia mamma ad andare in banca o andare alla posta, io queste cose non le ho mai fatte. Ci sono cose più banali e normali che forse devo scoprire e che magari mi piaceranno di più.
Quando siamo bambini ci viene insegnato che dobbiamo avere successo e non ci viene insegnato se tutto va male, è un punto di cui mi piacerebbe parlare. Sono sempre stata abituata che qualsiasi cosa abbia fatto ha vinto un premio o è stato un sold out, quindi mi sforzo moltissimo ogni volta che esce un disco nel prepararmi ad un’eventuale sconfitta e mi rendo conto ogni volta che è molto dura, ma questo non vale solo per un cantante, quindi sarebbe interessante oggi insegnare alla nuova generazione che va bene, anche se non va bene e come si fa ad amare noi stessi, anche quando si cade o quando non si piace a tutti gli altri.
“chiedere aiuto è una cosa che dovremmo imparare quando siamo piccoli”
Hai organizzato un tour, questo ultimo album, un matrimonio in segreto, ti prendi cura di tua figlia e del resto della tua famiglia, come fai a gestire tutto?
Vado fuori di testa! Nel senso che con le persone che lavorano con me ho un rapporto molto diretto, quindi ho bisogno di sfogarmi, di dire ‘non ce la faccio più, aiutatemi’, ci sono tante giornate che per fortuna esistono queste persone che mi stanno a fianco, che mi sopportano e mi supportano. Io sono molto più insicura di quello che sembra, specialmente quando sono sul palco nei concerti e ho bisogno di ricevere sicurezza dagli altri perché sennò faccio fatica a stare dietro a tutto. Caratterialmente fin da bambina ho sempre voluto avere sotto controllo le cose. Nel passato mi sono successe anche situazioni nelle quali quando delegavo delle cose, certe persone si sono prese gioco di me, così, alla fine, non ce la faccio a non stare personalmente dietro a tutto e ho imparato a gestire questo modo di vivere che adesso, a volte, comincia a essere un po’ difficile, però si può fare se hai qualcuno che ti aiuta. Anche chiedere aiuto è una cosa che dovremmo imparare quando siamo piccoli.
Organizzare un tour è sempre qualcosa di molto impegnativo, dalla scelta dei luoghi, agli impianti tecnici, fino alla scelta della scaletta. Quanto sei coinvolta nell’organizzazione dei tuoi concerti?
Faccio più la parte artistica e scenografica, non faccio però la scelta dell’itinerario, a volte ho chiesto di andare in alcune location dove non vado spesso, quindi magari ho imposto un routing di lavoro che non era così agevole, però è anche vero che se mi viene spiegato che è difficoltoso andare in una certa nazione, alla fine faccio il giro che mi viene consigliato, quindi non sempre posso scegliere dove andare a cantare.
Invece, per quanto riguarda la parte artistica, posso parlare con la mia agenzia e proporre arene con palcoscenico, senza ground support… Ci sono molte riunioni da fare, molta pazienza da avere perché quasi mai faccio il tour che inizialmente ho disegnato o sognato perché ci sono degli ostacoli organizzativi, logistici o economici che non ti permettono di fare tutto quello che vuoi e in quei momenti vado un po’ nel panico, magari mi arrabbio con me stessa perché non ho trovato una soluzione.
Per questo tour che inizia a dicembre, le prime riunioni le abbiamo fatte l’anno scorso e siamo ancora nella fase in cui alcune cose tecnologiche non entrano in alcune location e mi fanno diventare pazza. Fino a metà novembre siamo impegnati nella parte stilistica, perché ovviamente tutto parte dalla musica, l’anno scorso avevo già la scaletta di quello che volevo fare poi nel corso dei mesi possono cambiare alcune cose.
Nella parte finale di questo tour si coinvolgono degli stilisti ai quali si racconta quello che io ho immaginato, anche come colorazioni o come tipi di tessuti. A volte non abbiamo tempo per stirare le cose, quindi è meglio che il materiale sia più tecnico piuttosto che di paillette o di strass in modo che non sia da stirare. Queste cose le curo io, mi piace essere dentro questa parte artistica, l’ho studiata a scuola, come la grafica e la fotografia, volevo fare l’architetto, ho studiato in una scuola d’arte, sono maestra ceramica e di restauro, quindi mi piace tutto quello che è intorno al mondo dell’arte e, purtroppo per chi lavora con me, metto sempre il naso in tutte queste cose qua.
“non è la celebrità ad avermi dato la felicità, ma è aver
scoperto me stessa attraverso la musica”
Quest’anno è uscito il tuo docufilm “Piacere di conoscerti”, dove hai immaginato la tua vita se non avessi vinto Sanremo nel 1993. Ti sarebbe piaciuta Laura in quelle vesti?
Sì, molto. Credo che sarebbe stata comunque felice, come poi alla fine del film dico, perché ho capito che il mio carattere mi avrebbe portata in qualsiasi modo a vivere le cose a modo mio e non è la celebrità ad avermi dato la felicità, ma è aver scoperto me stessa attraverso la musica, sono sicura sarebbe stato simile se avessi fatto la cantante di pianobar o l’architetto.
Che emozioni provi quando rivedi filmati di te agli inizi della tua carriera?
Ho la sensazione di volerle (a Laura dei filmati, ndr) andare a dire delle cose.
E cosa le diresti?
Tante cose, anche cose che sono molto profonde e molto difficili da comprendere per chi non fa il mio mestiere, e molti miei colleghi non fanno il mio mestiere, non voglio essere presuntuosa, ma lavorare in tanti Paesi e non in uno solo è molto complicato. Complicato se hai una famiglia, se hai un figlio, se devi gestire quotidianamente la tua vita e darti anche totalmente, perché fare questo lavoro per me significa farlo al 100%, io non ce la faccio farlo al 50%, mi dà fastidio, quindi vuol dire lavorare tutti giorni tantissimo perché devi dividerti per tantissime persone in tantissimi Paesi. Quindi le vorrei spiegare un paio di cose a quella Laura, che poi sicuramente non avrebbe ascoltato niente, però sapere sarebbe stato in alcune situazioni sicuramente utile, perché in varie occasioni sono stata anche molto male.
“Quando penso alla Svizzera penso alla serenità e alla calma che mi dà questo posto e quando sono calma io mi carico”
Il 15 febbraio 2024 sarai a Zurigo, cosa si possono aspettare i tuoi fan svizzeri?
Ho dei grandi ricordi dei miei concerti a Zurigo, sono tutti ricordi molto positivi, forse anche perché se il posto dove vado mi piace, cambia tutto il mio modo di essere, è la verità, forse non dovrei dirlo ma ormai l’ho detto! Ho un legame particolare con la Svizzera, ho molti ricordi della mia infanzia con mio nonno in particolare e la famiglia di mio nonno, che hanno vissuto tantissimi anni a Sciaffusa, ho un sacco di fotografie, di immagini che ritornano nella mia mente, di grande serenità. Quando penso alla Svizzera penso alla serenità e alla calma che mi dà questo posto e quando sono calma io mi carico. So già che per il concerto di Zurigo sarò a palla, infatti mi devo anche un po’ contenere altrimenti sembra una festa di piazza. So che io sarò al massimo, specialmente questa volta perché per me festeggiare 30 anni di carriera non è una cosa così comune, cioè sono molto consapevole del fatto che tante carriere importanti non sono arrivate a 30 anni, quindi voglio andare lì e voglio spaccare tutto!
Manuela Salamone
- Luzerner Orgelfreunde: concerto per l’anniversario al KKL lucerna Nella rinomata sala concerti del KKL di Lucerna, l'Associazione Luzerner Orgelfreunde festeggia i suoi 20 anni in una fusione di arte musica e diversità/varietà È … Read more
- Sergio Fertitta – un artista italiano di ZurigoNegli ultimi anni, Sergio Fertitta ha scritto o prodotto per molte stelle internazionali e svizzere come Snoop Dogg, Coolio, Jermaine Jackson e Bligg. In estate … Read more
- A Zurigo voglio spaccare tutto!Foto: Leandro Emede Esce oggi, 27 ottobre, il nuovo album di Laura Pausini. Sedici storie diverse che rendono l’album “Anime parallele” … Read more
1 commento
Non vedo l’ora! Sei bravissima