La Riforma III dell’imposizione delle imprese servirà ad adeguare la legge svizzera agli standard internazionali. La sinistra ha annunciato il referendum
Il Consiglio nazionale elimina le ultime divergenza con il Consiglio degli stati e con la Riforma III sull’imposizione delle imprese il Parlamento ha deciso di rinunciare ai regimi fiscali privilegiati per le società straniere. Le pressioni di UE, G20 e OCSE hanno costretto la Confederazione alla riforma per eliminare il sistema giuridico svizzero che hanno permesso di attirare aziende dal mondo. L’obiettivo è quello di mantenere la Svizzera competitiva dal punto di vista fiscale, adeguando la legislazione svizzera agli standard internazionale, per convincere le imprese a restare in territorio svizzero con le nuove misure.
Dopo un andirivieni delle Camere federali, l’accordo raggiunto dovrebbe favorire sia le imprese sia i cantoni. Le misure prevedono di sopprimere i regimi contestati dal 2019 per le circa 24.000 imprese, holding e società di gestione senza attività commerciali che occupano in totale tra 135.000 e 175.000 collaboratori, con un gettito fiscale di 3 miliardi di franchi l’anno per la Confederazione e di 2 miliardi per i Cantoni. Alle imprese è stata dunque concessa una deduzione se investono gli utili nei fondi propri. Se lo faranno dovranno però tassare i dividenti almeno al 60%. La quota parte del gettito dell’imposta federale diretta che spetta ai cantoni sarà parzialmente compensata dalla Confederazione e passerà dal 17% al 21.2 %. Questa misura comporterà una riduzione delle entrate fiscali della Confederazione pari a 1.3 miliardi di franchi, 224 milioni in più rispetto al messaggio del Governo. Inaccettabile per la sinistra che ha già annunciato il referendum. Il PS nel suo comunicato ha criticato la maggioranza borghese “che ha superato ogni limite con i privilegi per le multinazionali e a pagare saranno i contribuenti” e nel frattempo impone nuovi piani di risparmio a scapito dell’agricoltura, della ricerca e della formazione. “Si mette una toppa nel bilancio dei Cantoni e si apre un buco in quello della Confederazione”.
Un’altra misura del Governo sono i cosiddetti “patent box” al posto dei regimi fiscali a livello cantonale. Essi consentono un trattamento privilegiato degli utili provenienti da brevetti e diritti analoghi nella ricerca e lo sviluppo. “Il pacchetto è equilibrato”, ha spiegato il ministro delle finanze Ueli Mauer, “e se il Parlamento non approva il progetto, i grandi contribuenti fiscali non pagheranno più in Svizzera”. Dunque non ci sono alternative, se non si adegua il sistema, si rischia la ritorsione da parte di altri paesi. Il Consiglio degli Stati ha approvato la Riforma III con 31 voti contro 9.
Gaetano Scopelliti
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