Con la 96° edizione degli Academy Awards, che in Europa noi conosciamo come “la notte degli Oscar”, la movie industry ha archiviato la stagione cinematografica 2023-24.
Ma andiamo con ordine.
Per comprendere il significato artistico e, in prospettiva, anche commerciale di una produzione, concentriamoci sulle pellicole che si prevedeva fossero sicure vincenti.
Iniziamo da Oppenheimer, del britannico Christopher Nolan, accreditato a 13 nominations, ovvero accettato per una selezione della giuria in ben 13 sul totale delle 23 differenti categorie disponibili.
A seguire, con solo, si fa per dire, 11 nominations, Poor Things di Yorgos Lanthimos, e poi Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese con 10 nominations.
Interpretiamo questi dati alla luce dei verdetti della giuria dei critici.
Oppenheimer, presente nelle sale dei circuiti cinematografici mondiali nella altissima risoluzione di IMAX, ha vinto 7 delle 13 statuette per cui era candidato: miglior film; i migliori attori protagonista, Cillian Murphy e non protagonista, Robert Downey Jr.; colonna sonora; montaggio e fotografia, miglior regista, il britannico Christopher Nolan.
Poor Things, altro favorito, è stato invece premiato, ad esempio, per la miglior attrice protagonista, Emma Stone, alla sua seconda statuetta dopo La-La-Land del 2017; i migliori costumi, trucco e scenografia.
Appena un Oscar, uno solo, per la miglior canzone, è stato invece assegnato al film Barbie. A confermare che i professionisti del settore privilegiano i contenuti ai risultati del box office. E pensare che i risultati al botteghino per Barbie erano e restano strabilianti: è il 14° film con il maggiore incasso nella storia del cinema e, per la stagione 2023-2024, campione di incassi con un miliardo e mezzo di dollari, contro gli appena 960 milioni di Oppenheimer.
Avvertiamo che questi sono dati parziali, perché non comprendono gli introiti che deriveranno dallo sfruttamento di queste pellicole nelle visioni ulteriori sulle piattaforme multimedia e tv, dove alla loro proiezione verranno inseriti intervalli pubblicitari adeguatamente prezzati, con un ritorno economico per i produttori indiretto mas altrettanto interessante.
Nessuna statuetta per Killers of the flower moon, malgrado un cast stellare che allineava Martin Scorsese alla regia ed attori come Leonardo di Caprio, Robert de Niro e Lily Gladstone.
Concludiamo questa breve rassegna con la vittoria morale della unica produzione italiana in concorso, sconfitta da Zone of Interest del britannico Jonathan Glazer.
Stiamo parlando di Io capitano, diretto da Matteo Garrone, commovente narrazione della odissea di un gruppo di disperati migranti africani, che è arrivato agli Oscar 2024 dopo una prestigiosa nomination come miglior film in lingua straniera ai Golden Globes dello scorso gennaio.
Io capitano rappresenta una delle maggiori co-produzioni europee, ed è il risultato del contributo economico di giganti del settore come la italiana Rai Cinema, la francese Pathé, la RTBF, il servizio pubblico radiotelevisivo belga, il Film & Audiovisual Centre della Federazione Wallonia-Brussels, oltre a Canal+ e Ciné+ e Canal+ del colosso multimediale transalpino Vivendi.
Oltre undici i milioni spesi per la sua produzione, durata due mesi, e ben 13 i minuti di standing ovation ricevuti al suo debutto al Festival di Venezia dello scorso settembre, dove ha conquistato il Leone d’Argento.
Ma probabilmente il riconoscimento più’ prestigioso è stato la visione privata chiesta da Papa Francesco.
Il primo della infinita lista di spettatori cui ora il film è destinato nelle sale e sulle piattaforme dell’universo cinematografico globale.
di Andreas Grandi e Nicoletta Tomei