Markus Mader della CRS: “Non va fatta alcuna differenza tra persone che fuggono dalla medesima guerra”
L’attuale situazione di crisi in Ucraina ci mette difronte ad una nuova urgenza che riguarda l’ondata di rifugiati che si stanno disperatamente riversando in Europa. Secondo gli ultimi dati diffusi dalle Nazioni Unite, sono due milioni e mezzo le persone fuggite dall’Ucraina da quando la Russia ha invaso il Paese il 24 febbraio scorso. Il dato è stato annunciato Paul Dillon, portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite su Twitter, dove ha scritto che “Due milioni e mezzo di persone sono fuggite dall’Ucraina, inclusi 116.000 cittadini di paesi terzi”. In questo momento gli stati dell’Unione Europea si trovano dunque a dover organizzare in tempi minimi piani di accoglienza per questa moltitudine di nuovi fuggitivi. Anche la Svizzera è attiva sul piano accoglienza degli ucraini e segue con molta attenzione l’evoluzione della situazione sul fronte.
In questo momento, secondo lo statuto speciale di protezione S, le persone provenienti dall’Ucraina possono entrare in Svizzera senza richiesta di un visto e possono rimanere sul territorio fino a 90 giorni durante i quali non sussiste un obbligo di assicurazione.
Già la scorsa settimana circa 847 rifugiati dall’Ucraina sono stati registrati in uno dei centri federali d’asilo (CFA), soprattutto donne e bambini. Grazie allo statuto S, i rifugiati ucraini rimangono nei centri federali il tempo necessario per la registrazione grazie alla quale beneficeranno della copertura dell’assicurazione malattia. Successivamente i rifugiati ucraini in Svizzera saranno rindirizzati verso gli alloggi disponibili, o sistemazioni in strutture cantonali o presso privati disposti ad accogliere dei profughi. Chi vuole ospitare i rifugiati ucraini può prendere contatto con le organizzazioni non governative che se ne occupano, come Campax e l’OSAR (l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati). Si possono accogliere anche privatamente i rifugiati presso il proprio domicilio a titolo volontario e senza richiesta d’indennità al Cantone, e pertanto a titolo gratuito. In questo modo il sostentamento, compresa l’assistenza medica della persona accolta, sono a carico del privato. Sono già state avviate le raccolte di beni di prima necessità in diversi enti cantonali e federali riuscendo a raccogliere: medicine, scorte alimentari, indumenti e prodotti di igiene personale. La Confederazione provvederà a coordinare in modo più strutturato le future forniture di materiale con i Cantoni, i Comuni e le organizzazioni attive sul territorio.
La Croce Rossa Svizzera (CRS) accoglie con favore la rapida reazione del Consiglio federale alla situazione in Ucraina e la decisione di attivare lo statuto di protezione S per garantire un’accoglienza agevolata ai profughi. In una recente nota, la CRS richiede che, oltre ai cittadini ucraini, siano considerate come bisognose di protezione anche le persone che vivono in Ucraina, a prescindere da cittadinanza e status di soggiorno. “Non va fatta alcuna differenza tra persone che fuggono dalla medesima guerra”, ha sottolineato Markus Mader, direttore della Croce Rossa Svizzera. È difficile prevedere come si evolverà questo conflitto che perdura già dal 2014 e la cui fine non è prevedibile – prosegue la nota della CRS -, per questo è importante offrire prospettive di integrazione e soggiorno che permetteranno tra l’altro di evitare futuri costi aggiuntivi. Le prestazioni devono dunque essere configurate in maniera analoga a quelle rivolte ai rifugiati riconosciuti e non limitarsi, per esempio, a permettere un rapido accesso al mercato del lavoro e all’assistenza sanitaria, ma essere anche mirate a semplificare la fruizione di servizi di sostegno psicosociale e terapie da parte dei profughi provenienti dall’Ucraina.
Redazione La Pagina