La Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) lo scorso martedì ha opposto il proprio veto contro l’espulsione di una famiglia afghana dalla Svizzera in Italia. L’Ufficio federale di giustizia (UFG), che ha rappresentato la Confederazione a Strasburgo, “ha preso atto con interesse” della decisione dei giudici europei. In un comunicato l’UFG assicura che le autorità elvetiche analizzeranno la sentenza e che esamineranno le misure da adottare in caso di trasferimento di famiglie in virtù del Regolamento Dublino, al fine di garantire un rinvio conforme alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Concretamente spetterà all’Ufficio federale della migrazione (UFM) chiedere ora all’Italia le pertinenti garanzie. L’uomo avrebbe dovuto essere trasferito insieme alla moglie e i loro sei bambini minorenni in Italia, il paese della prima richiesta d’asilo, come previsto dal regolamento Dublino. L’uomo si è opposto al trasferimento in Italia dicendo che l’Italia è un Paese che non offre sufficienti garanzie ai richiedenti asilo.
Per questo motivo la Svizzera non può rinviare la famiglia di rifugiati nella Penisola nell’ambito dell’accordo di Dublino, a meno di non aver ottenuto dalle autorità italiane indicazioni su come si prenderanno cura delle persone in questione. La sentenza ha suscitato vari commenti e ha fatto discutere ancora sugli accordi che riguardano i richiedenti d’asilo. “L’accordo di Dublino è diventato definitamente cartastraccia”, si legge in una nota dell’UDC. A decidere della politica svizzera d’asilo e degli stranieri – lamenta il partito di Toni Brunner – sono sempre più spesso “giudici stranieri che vivono fuori dal mondo”. “L’UDC si vede confermata nei timori espressi da anni. Se questa sentenza dovesse rendere più difficile o addirittura impossibile rinviare richiedenti l’asilo in Italia la Svizzera dovrà immediatamente reintrodurre i controlli di frontiera con la Penisola e ordinare i rimpatri direttamente verso i paesi di provenienza dei rifugiati”.
L’onda lunga dei dibattimenti a Strasburgo si è sentita anche in Italia, come riferisce l’agenzia stampa ats. Il Consiglio italiano rifugiati (CIR), associazione di difesa degli asilanti, mette in luce quella che ritiene essere una contraddizione. “Sorprende che la sentenza (…) da un lato affermi che non ci siano deficienze sistematiche delle condizioni d’accoglienza e, tuttavia, ritiene che nel caso specifico la Svizzera, rinviando la famiglia in Italia, avrebbe violato i diritti umani”, dichiara il direttore Christopher Hein in una nota.
“Sappiamo che il sistema d’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo in Italia, nonostante i grandi passi avanti fatti proprio negli ultimi mesi, presenta ancora lacune molto gravi”, continua Hein. Più netto è giudizio di Soumahoro Aboubakar, dell’esecutivo nazionale italiano Unione sindacale di base (Usb) e portavoce della Coalizione Internazionale Sans-papiers. Ai suoi occhi la sentenza è “una clamorosa conferma del fallimento delle politiche della Unione Europea e dei suoi stati membri, tra cui l’Italia, in materia di protezione e di accoglienza dei rifugiati”. “La Commissione Europea” – continua Aboubakar in un comunicato – “non può limitarsi a una mera constatazione e a continuare a tenere in piedi la gabbia del regolamento Dublino”.
Tra le reazioni ci sono anche varie possibilità di soluzioni, concretamente sono tre punti i più discussi, tra cui il rafforzamento del sistema, un sistema completamente nuovo con una chiave di distribuzione nella completa zona Schengen. Il terzo parere è che l’intero sistema non serve a niente e come spiega l’UDC: “Ora ci si deve chiedere cosa sia più efficiente: il trasferimento via Dublin nel paese in cui è stato chiesto asilo, oppure direttamente l’espulsione nella patria”.
A due giorni dalla sentenza però la Consigliera federale Sommaruga ha commentato che certi Paesi non seguono il regolamento di Dublino “e collaborare si rivela difficile”. Il sistema non è messo in discussione, ma “l’accordo ha sempre avuto delle lacune e le avrà sempre”. Nessuna alternativa è però valida: “l’Europa e la Commissione europea devono continuare a migliorare l’intesa”, ha aggiunto ancora la Sommaruga. L’UDC ha dichiarato ancora di non essere avversario dell’accordo Schengen-Dublino, ma la realizzazione sarebbe un problema, quindi sarebbe meglio proseguire senza l’accordo, la conseguenza sarebbe l’uscita dall’accordo e il ritorno ai vecchi controlli doganali, proprio come una volta.