Diminuiti il rendimento patrimoniale ponderato e i gradi di copertura. Sale la pressione sulla riforma del sistema di previdenza per la vecchiaia
L’invecchiamento della popolazione, le persone che versano i contributi nelle casse pensioni sono in minoranza rispetto a quelle che ne usufruiscono, l’investimento dei capitali investiti hanno fruttato poco e i capitali risparmio soffrono gli interessi bassi e negativi. Dopo anni relativamente tranquilli per le casse pensioni i risultati del 2015 hanno lanciato segnali di allarme, secondo i dati pubblicati dalla Commissione di alta vigilanza della previdenza professionale (CAV PP) sulla situazione finanziaria degli istituti di previdenza. Dati che possono essere un antipasto ad anni difficili e la riforma “Provvidenza 2020” del ministro della sanità Alain Berset, che è al vaglio delle camere federali, acquista maggior peso. Pierre Triponez, presidente della CAV PP rassicura gli assicurati: “Le pensioni sono sicure, lo sono sempre state”, l’unico neo è “sapere più che altro di quanto potrebbero essere accorciate”. L’importante per il capitale è “che sia investito bene, cosa che oggi è un po’ difficile”.
LA CAV PP ha presentato il rilevamento a livello nazionale, al quale hanno partecipato il 93% degli istituti di previdenza svizzeri con una somma di bilancio complessiva di 864 miliardi, dunque un sondaggio completo e rappresentativo. Gli avvertimenti sono chiari: il rendimento patrimoniale netto ponderato è stato in media dello 0.8% (2014: 6.4 %), il grado di copertura medio degli istituti di previdenza senza garanzia dello Stato è sceso di 3.4 punti percentuali a 105.1%, mentre quello degli istituti con garanzia dello Stato è diminuito dell’1.7% a 76.1%. Il grado di copertura del 100% alla fine del 2015 era assicurato dall’87% (-2%) degli istituti senza garanzia dello Stato, mentre quelli con garanzia erano solo il 14% (-13%).
Molti istituti hanno adottato misure e si trovano in una situazione ancora sostenibile, ma sarà improbabile che si possa mantenere il livello di rendimento nei prossimi anni. Gli istituti senza adeguate misure per ridurre i rischi si vedono confrontati con alcune sfide per adeguare la pianificazione. Il rischio maggiore è la promessa di alti interessi delle aliquote di conversione, l’indice che calcola la pensione annua da versare in proporzione al capitale risparmiato. Il tasso di interesse è in media del 3.25% (-0.18%). Gli altri investimenti poco rischiosi, le obbligazioni della Confederazione, non frutteranno alcun rendimento e anche gli investimenti degli immobili offrono rendimenti ridotti.
I numeri mostrano quanto importante diventi la riforma della previdenza vecchiaia. Per ridurre i costi la riforma Berset prevede l’età di riferimento unica a 65 anni per le donne (+1 anno) e per gli uomini, un abbassamento dell’aliquota di conversione da 6.8% al 6%, che comporterebbe una diminuzione del 10% delle rendite. La compensazione del calo delle rendite avverrà attraverso l’aumento del salario assicurato. Il Consiglio degli Stati ha approvato la riforma con alcune modifiche e sarà presumibilmente trasmesso al Consiglio nazionale nell’autunno 2016.
Gaetano Scopelliti
foto: Ansa