Era il 1994, quando il medico chirurgo Gino Strada diede vita a Emergency, una delle Ong umanitarie internazionali più importanti che in questi caldi giorni di agosto ha perso il suo fondatore
È morto in Normandia, la mattina del 13 agosto all’età di 73 anni Gino Strada, lasciando grande amarezza in tutti quanti lo hanno conosciuto, grazie soprattutto alla sua grande sensibilità e umanità che lo aveva portato a diventare uno dei più grandi difensori dei diritti umani. Dopo la specializzazione in Chirurgia d’urgenza e dopo aver conosciuto le realtà difficili di luoghi come Afghanistan, Pakistan, Gibuti, Etiopia, Bosnia ed Erzegovina, Perù e Somalia attraverso il suo impegno con il Comitato internazionale della Croce Rossa, Gino Strada aveva fondato Emergency, l’Ong che divenne presto una delle più importanti associazioni umanitarie internazionali con cui avrebbe curato e salvato circa 11 milioni di persone in tutto il mondo.
Tra i primi a pronunciarsi sul triste evento, la figlia Cecilia, impegnata nelle stesse ore della morte del padre in operazioni umanitarie: “Amici, come avrete visto il mio papà non c’è più – ha scritto in un post su Facebook – Non posso rispondere ai vostri tanti messaggi che vedo arrivare, perché sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio. Non ero con lui, ma di tutti i posti dove avrei potuto essere… beh, ero qui con la ResQ – People saving people a salvare vite. È quello che mi hanno insegnato mio padre e mia madre. Vi abbraccio tutti, forte, vi sono vicina, e ci sentiamo quando possiamo”. Ma i messaggi di dolore per la perdita di Gino Strada si sono succeduti in queste ore senza tregua, a cominciare dallo staff di Emergency che, nel ricordare il suo fondatore ha scritto: “Il nostro amato Gino è morto questa mattina. È stato fondatore, chirurgo, direttore esecutivo, l’anima di Emergency. ‘I pazienti vengono sempre prima di tutto’, il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione: erano queste le cose che si notavano subito in Gino. E a conoscerlo meglio si vedeva che sapeva sognare, divertirsi, inventare mille cose. Non riusciamo a pensare di stare senza di lui, la sua sola presenza bastava a farci sentire tutti più forti e meno soli, anche se era lontano. Tra i suoi ultimi pensieri, c’è stato l’Afghanistan. È morto felice. Ti vogliamo bene Gino”.
Da Palazzo Chigi giungono i messaggi di cordoglio e di dolore: “Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha appreso con tristezza della morte di Gino Strada. Ha trascorso la sua vita sempre dalla parte degli ultimi, operando con professionalità, coraggio e umanità nelle zone più difficili del mondo. L’associazione ‘Emergency’, fondata insieme alla moglie Teresa, rappresenta il suo lascito morale e professionale. Alla figlia Cecilia, a tutti i suoi cari e ai colleghi di Emergency, le più sentite condoglianze del governo”. Molto forti e significative, le parole dedicate a suo ricordo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che lo descrive come colui che “ha recato le ragioni della vita dove la guerra voleva imporre violenza e morte. Ha invocato le ragioni dell’umanità dove lo scontro cancellava ogni rispetto per le persone. La sua testimonianza, resa sino alla fine della sua vita, ha contribuito ad arricchire il patrimonio comune di valori quali la solidarietà e l’altruismo, espressi, in maniera talvolta ruvida ma sempre generosa, nel servizio alla salvaguardia delle persone più deboli esposte alle conseguenze dei conflitti che insanguinano il mondo”.
Sergio Mattarella ha ricordato che in coerenza con la Costituzione Italiana, che ripudia la guerra, “Gino Strada ha fatto di questa indicazione l’ispirazione delle azioni umanitarie sviluppate in Italia e all’estero, esprimendo, con coraggio, una linea alternativa allo scontro tra i popoli e al loro interno. Nell’esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia e a quanti gli sono stati vicini – ha concluso – rendo onore alla sua figura”. Oltre a politici e le personalità note, tutti volontari nel mondo, gli utenti social e quanti lo hanno conosciuto, anche attraverso la sua intensa attività umanitaria, hanno espresso dolore e vicinanza alla famiglia per la perdita del chirurgo milanese che era contro tutte le guerre, che aveva fatta sua la frase di Albert Einstein “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”.
Adesso si attende il rimpatrio della salma, previsto per la prossima settimana, per dare l’ultimo saluto al più coraggioso chirurgo di guerra.
Redazione La Pagina